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Acqua dolce: una risorsa scarsa e minacciata

13/04/2006
“Uno dei più grandi problemi per il futuro dell'umanit è la disponibilit di un bene indispensabile alla vita, quale è l'acqua; quella dolce rappresenta solo il 3% dei 1.400 chilometri cubi d'acqua, che coprono il 71% della superficie terrestre, ma di questa piccola percentuale solo lo 0,3% si trova in superficie e può quindi essere usata per scopi umani. Negli ultimi cento anni la popolazione mondiale è triplicata ed il consumo di acqua è aumentato di sei volte; la situazione gi grave è destinata a peggiorare: 1.400 milioni di persone non hanno sufficiente acqua potabile, un miliardo di uomini e donne bevono acqua non sicura, quasi tre milioni e mezzo di individui muoiono ogni anno per malattie trasmesse dall'acqua. Negli ultimi cinquant'anni si sono registrati 507 episodi conflittuali fra Stati, collegati alla gestione delle risorse idriche, anche se solo 37 hanno comportato violenze ed in 21 casi si è ricorsi ad azioni militari; si stima che tra meno di vent'anni, nel 2025, tre miliardi di persone saranno coinvolte in conflitti per l'acqua”: sono questi alcuni dei dati, illustrati da Massimo Gargano, Presidente dell'Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, intervenendo alla Scuola Master di Economia Agro-alimentare (S.M.E.A.), che ha sede a Cremona, nel corso di un Seminario dedicato a “La gestione dell'acqua, una risorsa essenziale per lo sviluppo”.



Gargano non ha esitato nel mettere in guardia gli studenti sui problemi, che ruotano attorno al futuro dell'acqua: circa il 60% della risorsa idrica disponibile si disperde per evaporazione, infiltrazione o finisce in mare senza essere utilizzata; l'inquinamento riduce drasticamente le disponibilit idriche; manca una normativa internazionale di riferimento e l'acqua sta diventando una merce come le altre; molti Stati hanno gi privatizzato il settore idrico ed altri si apprestano, o saranno costretti, a farlo.



“A livello mondiale – ha concluso Gargano – il 70% dell'acqua è utilizzato per usi agricoli, il 20% per scopi industriali, il 10% per usi civili; in Italia, grazie all'azione di razionalizzazione degli utilizzi, in cui i Consorzi di bonifica sono protagonisti, solo il 49% è oggi destinato all'agricoltura, il 25% va all'industria, il 14% è per usi civili ed il 12% serve per produzione di energia. E' su questo ultimo punto che, come Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, stiamo insistendo. Rilanciarlo da una citt come Cremona, mi pare significativo: per il futuro energetico del nostro Paese, si può fare molto di più, utilizzando i “salti d'acqua” presenti nella rete idrica minore. Esistono gi esperienze sul territorio; i Consorzi di bonifica si candidano così ad essere protagonisti del rilancio economico del Paese.”



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