Inquinamento atmosferico nel padovano e nel Veneto
18/04/2006
Dopo la fine dei provvedimenti antismog, decretati dalla Amministrazione provinciale, dalla Giunta padovana e dai Comuni contermini che hanno aderito alla campagna per la riduzione dell’inquinamento, è possibile fare un bilancio dei risultati, nella speranza di fare meglio nella prossima stagione. Considerate le difficoltà incontrate per riduzione degli inquinanti e premesso che la pianura padana e in particolare il Veneto formano una depressione geologica che non aiuta a diluire nel tempo e nello spazio lo smog che noi produciamo, occorre rivedere le azioni che sono state messe in atto per migliorare la qualità l’aria. Per prima cosa esaminiamo le poveri sottili pm10 e pm2,5, che pur essendo inquinanti molto conosciuti, non sono, a detta di alcuni uomini di scienza, tutte ugualmente pericolose come paventiamo. Studi dell’Arpav tuttora in corso stanno tentando di identificare con precisione le percentuali di polveri che sono derivate dall’attività umana e quelle che provengono dal pulviscolo generato del nostro pianeta. I primi dati confermano che non tutto ciò che noi respiriamo è parimenti dannoso per il nostro organismo. Ridurre drasticamente le ”polveri” e gli altri inquinanti – biossido d’azoto, ozono, benzo(a)pirene e anidride carbonica - è quasi impossibile, a meno di non vietare a tutti l’uso degli automezzi e l’utilizzo di meccanismi azionati da motori a scoppio. Insomma dobbiamo convenire che l’attività umana, sin da quando i nostri antichissimi progenitori conobbero le proprietà benefiche del fuoco, ha generato in misura sempre più crescente l’inquinamento che tutti conosciamo. D’altra parte i provvedimenti decisi con coraggio nei mesi scorsi dall’Assessore all’Ambiente provinciale Roberto Marcato e dai suoi colleghi veneti, ai quali si sono uniti molti assessorati dei singoli comuni padovani hanno concorso alla riduzione dell’inquinamento da polveri di circa il 15-20 %. Il risultato è buono ma è mancata la medesima determinazione nella lotta alle altre fonti inquinanti : i motorini a due tempi, le caldaie, i condizionatori, le emissioni industriali e artigianali e soprattutto è mancata la riconversione in massa degli automezzi pesanti da trasporto a gasolio nel settore privato e pubblico. Siamo consapevoli che le scarse disponibilità finanziarie non permettono un’azione forte che agisca da volano per una massiccia riconversione di tutte le fonti inquinanti, ma forse qualcosa in più si poteva fare. Occorre programmare gli investimenti per l’ambiente, soprattutto da parte dello Stato, ma anche le Istituzioni locali e i privati devono fare la loro parte. E qui rivolgiamo un appello a Governo centrale che uscirà dalle elezioni appena concluse. Non esiste altra alternativa. La lotta all’inquinamento in tutto il Paese è di primaria importanza. Lasciamo da parte alcune opere di regime e dirottiamo le risorse finanziarie disponibili alla lotta all’inquinamento, che indirettamente contribuiranno anche alla riduzione della spesa sanitaria regionale e nazionale. Anche le grandi opere di comunicazione viaria e ferroviaria già iniziate dal Governo e dalle Istituzioni pubbliche regionali e provinciali sono determinanti per la riduzione dell’inquinamento. Rendere più spediti e meno pericolosi i collegamenti stradali e ferroviari porterebbe ad un netto miglioramento della qualità della vita e dell’aria che respiriamo. D’altra parte il mezzo di locomozione con motore a scoppio per ora è insostituibile. Per l’arrivo di quelli ad idrogeno o a elettricità ci vorranno almeno altri 10-15 anni, se bastano, e le migliorie che le industrie stanno apportando agli attuali motori sono interessanti, ma incidono ancora poco sulla riduzione dello smog. La chiusura delle nostre città al traffico automobilistico sono impopolari, utopiche, difficilmente realizzabili e per ora non determinanti. Le strade delle nostre antiche città venete e i mezzi economici disponibili rendono difficile la costruzione di metropolitane di superficie che potrebbero risolvere in parte alcuni problemi ambientali e viabilistici. Si potrebbe limitare la circolazione delle auto in città solo se superassimo i tabù dei parcheggi sotterranei o multipiani di superficie. La diffusione dei parcheggi scambiatori attorno alle città e la realizzazione di servizi pubblici efficienti e non inquinanti potrebbero risolvere qualche problema. Anche il mantenimento e l’incentivazione del residuo verde che possediamo è importante per la qualità dell’aria. Dobbiamo favorire la crescita delle piante, scegliendole tra quelle che “mangiano” inquinanti – l’ontano, il frassino e l’acero-. Insomma sono molte le cose che si possono fare, ma i tempi sono lunghi, almeno 10 anni, e richiedono ingenti investimenti che solo la collegialità e la condivisione potranno garantire.
Gianni Genghini – Ass. Ambiente e Società, Circolo Embera Katio
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