Il Western all’italiana alla 64a Mostra di Venezia
L’evento Western all’italiana - Storia segreta del cinema italiano 4 sarà curato da Marco Giusti e Manlio Gomarasca, con L’Officina Filmclub (Paolo Luciani e Cristina Torelli), e in collaborazione con i principali studiosi italiani e stranieri del cinema di genere, e prevede la proiezione alla 64. Mostra di 40 lungometraggi, selezionati in base al rapporto tra grande importanza e alta invisibilità: film invisibili da almeno un decennio, restaurati e ricostruiti nella loro versione integrale.
“Padrino” di questa iniziativa sarà – come fu per la prima edizione della Storia segreta del cinema italiano del 2004 – il grande cineasta statunitense Quentin Tarantino, profondo conoscitore ed estimatore del nostro cinema.
Saranno presenti a Venezia, accanto a Tarantino, registi, produttori, attori, sceneggiatori, direttori della fotografia e cascatori.
Il fascino degli “spaghetti western”, il nostro “western all’italiana”, a oltre quarant’anni dall’uscita di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, non sembra diminuire, considerando gli omaggi che registi diversi come Tarantino, ma anche Martin Scorsese, Johnnie To, John Woo gli hanno recentemente dedicato nei loro film. Gli “spaghetti western” sono i film che più hanno influenzato l’immaginario del cinema popolare mondiale negli ultimi decenni, e hanno costituito una delle più importanti correnti di “Nuovo Cinema” (e di cinema politico) che l’Italia abbia conosciuto.
L’omaggio della 64. Mostra al Western all’italiana non si esaurisce con la retrospettiva della Storia Segreta del Cinema Italiano 4: come accaduto nel 2006 con Exiled di Johnnie To e Summer Love di Piotr Uklanski, molti saranno gli echi contemporanei e inediti degli “spaghetti western”, presenti anche quest’anno, in prima mondiale, nelle diverse sezioni della Mostra. Le sorprese, in questo senso, non mancheranno e testimonieranno l’influenza ancora viva del “western all’italiana”, genere infinito e senza tempo, su molti cineasti di diversi continenti.
E’ noto che tra i registi preferiti da Quentin Tarantino figurano molti italiani. Il regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense è un fervente ammiratore del cinema di Sergio Leone, a tal punto da inserire nei titoli di coda dei suoi recenti successi Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2, una dedica speciale al maestro italiano - come ha fatto anche Clint Eastwood ne Gli spietati (Unforgiven, 1992) - ma è anche un profondo conoscitore e appassionato “fan” dei film di Giorgio Stegani, Franco Rossetti, Ferdinando Baldi, Enzo G. Castellari, Nando Cicero, Sergio Corbucci, Giuseppe Rosati, Giancarlo Santi, Duccio Tessari, Giulio Petroni, Sergio Sollima, Giorgio Ferroni. Il suo cinema è ricco di omaggi e riferimenti più o meno velati ai western all’italiana. Ha più volte dichiarato che il suo film preferito è Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone, e ha suggerito all'amico Robert Rodriguez il nome dell'episodio finale della trilogia di El Mariachi, C'era una volta in Messico (Once Upon a Time in Mexico,2003), ennesimo omaggio a Leone. Ma, in generale, tutti i film della trilogia pulp che Tarantino ha sceneggiato (Una vita al massimo - True Romance, 1993; Le Iene - Reservoir Dogs, 1992; Pulp Fiction, 1994) hanno un finale con un “triello”, un classico che Tarantino sperava di usare da quando vide per la prima volta Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.
Non c’è solo Sergio Leone nella lista degli “spaghetti western” più amati da Quentin Tarantino. Lo sapevamo da tempo. E Venezia rispetterà le sue preferenze, visto che sono le preferenze anche di chi è cresciuto con gli “spaghetti western” al tempo, vedendoli in sala giorno per giorno. Così Venezia presenterà i suoi autori western di culto, a cominciare da quelli più noti, come Sergio Corbucci, con il formidabile Navajo Joe con Burt Reynolds (Tarantino gli mette tre asterischi) e I crudeli con Joseph Cotten, Sergio Sollima, con La resa dei conti con Tomas Milian e Lee Van Cleef, ed Enzo Castellari con Keoma. Ma anche quelli già “riscoperti” e omaggiati in Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2, cioè il Giulio Petroni di Da uomo a uomo, con John Philip Law e Lee Van Cleef (tre asterischi per Tarantino), e il Giancarlo Santi di Il grande duello, un film invisibile da anni in Italia, con Lee Van Cleef e Alberto Dentice (giornalista dell’Espresso nel suo unico ruolo da protagonista col nome di “Peter O’Brien”), e con la grande musica di Luis Bacalov e dell’appena scomparso Sergio Bardotti. Ma troviamo anche autori e titoli meno noti, ma di grande interesse, tra gli spaghetti western preferiti da Tarantino. A cominciare da El desperado di Franco Rossetti, già sceneggiatore con Piero Vivarelli di Django di Sergio Corbucci, qui nel suo unico western da regista, che Tarantino segnala con ben tre asterischi, The Bounty Killer di Eugenio Martin, il primo western con Tomas Milian protagonista in un ruolo di cattivo tormentato (anche qui tre asterischi, segnalato da tutti come un film da riscoprire, ma già allora era molto considerato in Spagna), Prega il morto e ammazza il vivo di Giuseppe Vari con Klaus Kinski, Quel caldo maledetto giorno della resa dei conti di Paolo Bianchini con Robert Woods, Preparati la bara di Ferdinando Baldi con Terence Hill (già riscoperto musicalmente l’anno scorso dal successo Crazy degli Gnarz Barkley), Professionisti per un massacro di Nando Cicero con George Hilton, i superclassici con Giuliano Gemma, Una pistola per Ringo di Duccio Tessari e Un dollaro bucato di Giorgio Ferroni. Dedicata a Tarantino anche la riscoperta del più violento western mai fatto, Condenados a vivir di Josè Romero Marchent con l’italianissimo Robert Hundar (Claudio Undari).
Western all’Italiana - Storia Segreta del Cinema Italiano 4:
I film (in ordine cronologico)
Le pistole non discutono (1964) di Mario Caiano
Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone
100.000 dollari per Ringo (1965) di Alberto De Martino
The Bounty Killer (1966) di Eugenio Martin
Un dollaro bucato (1965) di Giorgio Ferroni
Una pistola per Ringo (Ringo: The Killer, 1965) di Duccio Tessari
Django (1966) di Sergio Corbucci
La resa dei conti (1966) di Sergio Sollima
Navajo Joe (1966) di Sergio Corbucci
Ringo del Nebraska (1966) di Mario Bava e Antonio Román
Sugar Colt (1966) di Franco Giraldi
Tre pistole contro Cesare (1966) di Enzo Peri
Un fiume di dollari (1966) di Carlo Lizzani
10 000 dollari per un massacro (1967) di Romolo Guerrieri
Da uomo a uomo (1967) di Giulio Petroni
Dove si spara di più (1967) di Gianni Puccini
El Desperado (1967) di Franco Rossetti
I crudeli (1967) di Sergio Corbucci
I giorni dell'ira (1967) di Tonino Valerii
La morte non conta i dollari (1967) di Riccardo Freda
Professionisti per un massacro (1967) di Nando Cicero
Se sei vivo spara (1967) di Giulio Questi
Black Jack (1968) di Gianfranco Baldanello
Ognuno per sé (1968) di Giorgio Capitani
Preparati la bara (1968) di Ferdinando Baldi
Quel caldo maledetto giorno di fuoco (1968) di Paolo Bianchini
La taglia è tua l’uomo l’ammazzo io (1969) di Edoardo Mulargia
Una lunga fila di croci (1969) di Sergio Garrone
¡Mátalo! (1970) di Cesare Canevari
E dio disse a Caino (1970) di Antonio Margheriti
Lo chiamavano Trinità (1970) - versione integrale ricostruita - di Enzo Barboni
Vamos a matar companeros (1970) di Sergio Corbucci
La vendetta è un piatto che si serve freddo (1971) di Pasquale Squitieri
Prega il morto e ammazza il vivo (1971) di Giuseppe Vari
Condenados a vivir (1972) di Joaquin Luis Romero Marchent
Il grande duello (1972) di Giancarlo Santi
Il mio nome è nessuno (1973) di Tonino Valerii
I quattro dell’apocalisse (1975) di Lucio Fulci
Keoma (1976) di Enzo G. Castellari
Amore, piombo e furore (1978) di Monte Hellman