Fondi Pensione: “Solidarieta’ Veneto” per gli artigiani
Nato nel 1990 nell’area trevigiana, grazie alla lungimiranza del sindacato CISL regionale in sinergia con i vertici di Confindustria Veneto, quando si cominciava soltanto a parlare di pensioni complementari, il fondo “Solidarietà Veneto” ha via via trovato le adesioni sia nelle altre realtà sindacali, ad esclusione della CGIL, sia nel settore secondario con la recente adesione di Confartigianato e CNA del Veneto, tanto da registrare nei primi quattro mesi del 2007 un incremento di adesioni del 25%, confermandosi un punto di riferimento importante fra i 41 fondi contrattuali presenti in Italia.
“E’ una grande opportunità per i lavoratori dipendenti artigiani, che potranno scegliere un fondo pensionistico nato e costruito sulle esigenze dei lavoratori e del territorio, per questo sinonimo di garanzia – ha spiegato Franca Porto, segretario generale CISL Veneto in occasione della nuova sottoscrizione con il comparto artigiano – Ci auguriamo che da un lato possa esser condiviso da tutta la realtà sindacale e dall’altro ci adopereremo affinchè al fondo integrativo possano aderire anche gli imprenditori artigiani”.
E non solo, l’impegno è che si possa aprire anche al settore primario, come ha dichiarato Francesco Borga, direttore di Confindustria Veneto, tra i soggetti che fin dall’inizio, assieme ai rappresentanti sindacali della CISL, hanno creduto nella validità del progetto: “Solidarietà Veneto è la dimostrazione di un capitalismo moderno capace di coinvolgere il mondo dei lavoratori nella gestione delle aziende, con un sapore fortemente federalista, nel senso più concreto del termine” ha commentato Borga.
Sulla componente federalista e territoriale del fondo integrativo sono d’accordo anche i vertici del comparto artigiano veneto, vale a dire Vendemiano Sartor per Confartigianato ed Oreste Parisato per CNA, che sottolineano inoltre anche i minori costi di gestione del fondo a fronte di un controllo più diretto ed immediato.
Ora la sfida di “Solidarietà Veneto” è far conoscere quest’opportunità ai diretti interessati attraverso assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio, perché, come ha spiegato Franca Porto, il problema non è la molteplicità dei fondi integrativi esistenti, che anzi crea una maggior opportunità di scelta e di offerta dei servizi, ma il numero ancora troppo basso dei lavoratori che si iscrivono.
Francesca Delle Vedove