Mercato costruzioni nel Veneto: 7° rapporto congiunturale
Tutto questo emerge con molta chiarezza dal Settimo rapporto congiunturale 2007 sulle costruzioni elaborato dal Cresme, per conto della Cassa Edile Artigiana Veneta.
Al di là delle considerazioni più generali sull’andamento del settore (che sta vivendo una “pausa di riflessione” dopo alcuni anni di grande corsa) i dati emergenti indicano alcune tendenze particolarmente importanti, che avranno conseguenze altrettanto significative sugli assetti del nostro habitat.
Un primo elemento: il Veneto dei capannoni è in rapido declino (almeno dal punto di vista delle opere). Nel senso che recentemente l’edilizia residenziale sta avendo il netto sopravvento su quella industriale.
Tanto per citare qualche dato, tra il 1993 e il 2006 il comparto abitativo è passato da 11,4 a 16,7 milioni di mc di nuove opere; mentre nello stesso periodo il settore non residenziale è sceso dal 26,6 a 11,3 milioni di mc. Le previsioni, tra l’altro, indicano per l’anno in corso, il 2007, un assestamento della “case” a 16,6 milioni di mc, con un ulteriore arretramento degli stabili destinati a realtà produttive, che dovrebbe toccare il minimo di 9,4 milioni di mc.
Il Veneto dei capannoni, insomma, torma ad essere quello delle abitazioni. Un dato confermato da altre cifre. Dal 1993, ad esempio, si è transitati dalle 24.400 case costruite al tempo, alle 21.400 del 1999 (il punto più basso dell’intero periodo considerato), per risalire a 31.000 nel 2002 e toccare il massimo lo scorsa anno, con 42.200 abitazioni. Per il 2007 ne sono previste 41.750.
Sono valori molto significativi. Che testimoniano una domanda in continua crescita, determinata innanzitutto da una positiva dinamica della popolazione; mentre per quanto riguarda le aziende è indubbiamente in atto un mutamento delle caratteristiche stesse delle imprese, tendenti ad ottimizzare meglio gli spazzi e a concentrare le attività produttive.
Ma sta cambiando anche la tipologia delle abitazioni. Non quindi soltanto un boom quantitativo, ma anche una diversità di tipo qualitativo.
La distribuzione dei fabbricati e dei volumi, sempre secondo il rapporto del Cresme, testimonia infatti un’ulteriore e costante diminuzione dei volumi delle case, che sono passate da una media di 467 mc nel 1993 all’attuale 394, con un decremento del 15%.
Insomma si può tranquillamente affermare che la nostra regione è sempre meno la terra delle villette e sempre più quella delle palazzine, con una netta prevalenza delle residenze aggregate.
Meno capannoni e più condomini: questo in rapida sintesi il quadro che emerge dal rapporto sulle costruzioni nel Veneto. Una sintesi che non restringe il proprio campo soltanto al “mattone”, ma che dà chiari segnali sui mutamenti in atto non soltanto sul piano territoriale, ma più in generale sociale e sugli stili di vita.
I risultati principali
Il mercato dell’edilizia nel Veneto da sempre è un settore trainante dell’economia, e lo è stato anche in questi anni difficili. Il settore fino al 2003, e per nove lunghi anni, è cresciuto e ha sostenuto il PIL regionale, sul quale ha inciso invece negativamente l’andamento di molti altri settori industriali. “Ma nell’ultimo triennio –illustra Sergio Benetello Presidente CEAV-, come evidenzia l’indagine che ogni anno presentiamo sul settore, l’edilizia si è presa una “pausa di riflessione”, anche se come evidenziano i dati, possiamo affermare che non è una vera e propria crisi. Noi pensiamo infatti che il settore sia entrato in una fase di profonda trasformazione. Infatti i segnali che ci giungono dal mercato sono quelli di una riorganizzazione in atto. Lo testimonia la forte crescita del sistema delle imprese, mai così tante (oltre 70mila quelle attive nel settore), e dell’occupazione, che nel 2006 ha raggiunto il record storico di 180.000 addetti. Il nostro è un settore che ogni anno è capace di attivare 6 nuove imprese e 14 posti di lavoro ogni giorno, anche in questi ultimi anni. Dal 2003 infatti, nonostante la contrazione del mercato, le imprese hanno continuato ad aumentare, e così anche l’occupazione”.
“E’ evidente –prosegue Benetello- che un aumento del numero delle imprese e degli addetti a fronte di una diminuzione del volume d’affari si traduce in una minore redditività per le imprese. Tuttavia i margini operativi nel nostro settore consentono alle imprese di riorganizzarsi con estrema flessibilità e di adattarsi alle condizioni di un mercato che è cambiato. Ma crediamo sia importante evidenziare che le crescite maggiori, per numero di imprese e per numero di addetti, in questi anni si sono avute nel settore artigiano, un settore che rappresenta l’83% delle imprese e il 65% degli addetti. Si tratta di 58.000 imprese e 120.000 addetti. La CEAV in Veneto rappresenta oltre 5.300 imprese e quasi 14.000 addetti, e non solo è una realtà importante, ma è anche un osservatorio privilegiato attraverso il quale studiare cosa sta accadendo al sistema delle imprese e indicare quali strategie le imprese più competitive stanno mettendo in atto per seguire e anticipare il mercato. E’ in questo ambito che si inseriscono i risultati delle indagini annuali che la CEAV ha realizzato fin dal 2001 assieme al CRESME. In particolare per alcune considerazioni e indicazioni sui grandi cambiamenti che stanno attraversando il sistema delle imprese e che investiranno a breve il mercato, in particolare per quanto riguarda le nuove normative sul risparmio energetico e sulla certificazione energetica degli edifici. Alcuni dati ci aiutano a capire il perché: negli ultimi due anni le imprese artigiane sono cresciute in numero il triplo di quelle del settore industriale e le società di capitali dell’artigianato sono cresciute del 66% in due anni, contro una media del 15% del settore. Nel mercato delle costruzioni del Veneto, oggi, il 20% delle società di capitali sono imprese artigiane. E’ un segnale importante di un settore che cresce in professionalità e competenza. Ed è anche un segnale che conferma come l’artigianato sia un vero e proprio motore – forse spesso un po’ troppo “silenzioso” – del mercato”.
“Il settore artigiano oggi –commenta Loris Dottor, VicePresidente CEAV- ha di fronte una grande opportunità: partire da questa situazione di consolidamento del sistema strutturale dell’offerta per cogliere le opportunità che il mercato lancia alle imprese, dal risparmio e dalla certificazione energetica degli edifici alle nuove richieste del mercato. Certamente ci sono molti nodi che vanno ancora superati, alcuni dei quali tuttavia non dipendono dalle imprese. Uno per tutti: i limiti dimensionali delle imprese artigiane, che solo in Italia costringono i nostri associati ad un “nanismo” che in Europa non ha paragoni. Il Veneto è sempre stata una regione dove si è sperimentata l’innovazione. Ma nel nostro settore i segnali delle crescite dimensionali e della strutturazione delle imprese sono contrastati dalla impossibilità di superare soglie dimensionali di addetti che, in ambito europeo, sono molto più ampie e danno la possibilità di crescere nel mercato mantenendo la tipologia artigiana come fattore strutturale del proprio operato. Il settore artigiano deve iniziare a chiedere una revisione al rialzo di questi parametri, per favorire sempre più l’innovazione di impresa che, come confermano i risultati del rapporto, abita proprio qui da noi, qui nelle nostre imprese artigiane”.
Un cambiamento di rotta
Il mercato delle costruzioni nel Veneto nel 2006 ha fatto segnare, per il quarto anno consecutivo, un rallentamento nella dinamica del settore. Dopo la lunga crescita iniziata a metà degli anni novanta, e che ha visto incrementare il mercato del 54,3% tra il 1993 e il 2002 (in valori costanti, ovvero al netto dell’inflazione), a partire dal 2003 il ciclo si è invertito e ha iniziato a manifestare segnali di profondo cambiamento.
Andamento degli investimenti in costruzioni nel Veneto, 1981-2006
Miliardi di euro in valori costanti 1995 e variazioni percentuali su valori costanti 1995
I due driver che hanno innescato la frenata, superiore nei valori a consuntivo delle previsioni elaborate lo scorso anno, riguardano le opere pubbliche e la nuova costruzione non residenziale. Quest’ultima in particolare, dopo anni di crescita vertiginosa e ininterrotta, mette segno alcune perfomance particolarmente negative che fanno intravedere un vero e proprio cambiamento di rotta: il Veneto dei capannoni è tornato in questi anni ad essere il Veneto delle abitazioni.
Ma a fronte di segnali negativi si iniziano ad intravedere elementi di consolidamento delle dinamiche di lungo periodo che negli ultimi anni hanno attraversato il settore nel Veneto, con l’edilizia residenziale privata in continua crescita, sia nella nuova costruzione che, in particolare, nel recupero. Un mercato quest’ultimo che, nei momenti difficili, torna ad esercitare una funzione di calmiere delle flessioni.
Si conferma dunque corretta l’interpretazione che da alcuni anni CEAV e CRESME propongono agli operatori del mercato, con la quale si evidenzia come a fronte di segmenti in costante e continua diminuzione (di carattere strutturale per il non residenziale, più congiunturale per le opere pubbliche) prosegua la crescita della domanda privata di abitazioni, testimoniata anche dai valori che emergono dalle analisi delle concessioni.
Se il mercato delle costruzioni in Veneto nel 2006 ha fatto segnare una pausa di riflessione, che segue il rallentamento registrato nei tre anni precedenti, per il 2007 si attende una lenta ripresa del mercato del rinnovo, anche se non sufficiente a contrastare la diminuzione ancora molto significativa del mercato della nuova costruzione, in particolare non residenziale e, per la prima volta dopo otto anni, del residenziale.
Come anticipato, le nuove stime del CRESME hanno rivisto al ribasso i valori stimati a partire dal 2003, e dunque la compressione del mercato risulta leggermente superiore a quella preventivata negli anni precedenti. Secondo le nuove stime, nel 2006 il settore delle costruzioni in Veneto ha avuto un giro d’affari di 18 miliardi di euro, dei quali 15,2 miliardi di euro per investimenti e 2,8 di manutenzioni ordinarie.
La dinamica degli investimenti, valutata in valori costanti, vede per il 2006 una diminuzione del 2,9% degli investimenti, valore che segue le diminuzioni degli anni precedenti, mentre per il 2007 è prevista una ulteriore diminuzione dell’1,7%, che evidenzia tuttavia, nel trend di lungo periodo, un rallentamento della spirale negativa.
Il Veneto delle costruzioni sta dunque lentamente uscendo dalla fase di “ripensamento” che ne ha caratterizzato le dinamiche negli ultimi quattro anni, con una nuova e diversa energia: quella della lenta e inesorabile ripresa del mercato del recupero e del rinnovo edilizio. Nel 2007 le previsioni infatti evidenziano una diminuzione della nuova costruzione del 4% a fronte di una crescita del recupero dell’1,3%.
A livello di singoli comparti, le flessioni maggiori nel 2006 si sono avute nel non residenziale privato di nuova costruzione (-19,9%) e nel genio civile (-7,5%), mentre è cresciuto ancora del 3,3% il comparto residenziale di nuova costruzione.
Per il 2007 le dinamiche attese sono le seguenti:
• flessione della nuova costruzione residenziale (-3,2%), che dunque tornerà ai livelli produttivi del 2005;
• ulteriore diminuzione degli investimenti in edilizia non residenziale di nuova costruzione (-10,8%);
• ripresa del mercato delle opere pubbliche (+1,6% il genio civile nel nuovo e +2,3% nel recupero);
• crescita del mercato del recupero sia nel residenziale (+1,4%), sia nel non residenziale privato (+0,7%) e in quello pubblico (+2.9%).
Un mercato al ribasso nella revisione delle stime del Cresme
Le nuove stime dell’andamento degli investimenti elaborate dal CRESME evidenziano un mercato al ribasso a partire dal 2003, con un “compressione” che risulta leggermente superiore a quella preventivata negli anni precedenti. La revisione dei valori è particolarmente significativa rispetto agli effetti della spesa pubblica, in particolare nel 2005 e nel 2006, e degli investimenti privati nel non residenziale di nuova costruzione.
La dinamica complessiva degli investimenti, valutata in valori costanti, vede per il 2006 una diminuzione del 2,9% degli investimenti, valore che segue le diminuzioni degli anni precedenti, mentre per il 2007 è prevista una ulteriore diminuzione dell’1,7%, un dato che segna tuttavia, nel trend di lungo periodo, un rallentamento della spirale negativa.
Va ricordato che questi dati presentano un andamento recessivo che tuttavia, nella pratica quotidiana, non è così ben percepibile dalle imprese e dagli operatori, in quanto se le costruzioni venissero valutate non in termini costanti, ma in valori correnti (ovvero al lordo dell'inflazione), si avrebbe una dinamica contraria, con una crescita debole. Tuttavia tale crescita è annullata dall'inflazione, che nel settore è pari a circa il 3,4% ed è più elevata di quella media nazionale, a causa soprattutto dell'aumento delle materie prime per le costruzioni e dei prodotti energetici e petroliferi.
A livello di singoli comparti, le flessioni maggiori nel 2006 si sono avute nel non residenziale privato di nuova costruzione (-19,9%) e nel genio civile (-7,5%), mentre è cresciuto ancora del 3,3% il comparto residenziale di nuova costruzione. Per il 2007 le dinamiche attese sono una flessione della nuova costruzione residenziale (-3,2%), che dunque tornerà ai livelli produttivi del 2005, una ulteriore diminuzione degli investimenti in edilizia non residenziale di nuova costruzione (-10,8%), una ripresa del mercato delle opere pubbliche (+1,6% il genio civile nel nuovo e +2,3% nel recupero) e infine una crescita del mercato del recupero sia nel residenziale (+1,4%), sia nel non residenziale privato (+0,7%) e in quello pubblico (+2.9%).
L’andamento delle costruzioni nel Veneto evidenzia dunque una forte dinamica di crescita fino al 2003, al punto da rappresentare uno dei settori di riferimento per la crescita economica, grazie anche all’introduzione di alcuni incentivi fiscali, e tale dinamica ha contribuito in modo significativo a mantenere positivo il PIL regionale (come ben evidenziato nel rapporto dello scorso anno), nonostante una congiuntura economica sfavorevole per molti settori dell’industria.
Le dinamiche recenti tuttavia confermano che il il settore è attraversato da dinamiche legate più a fattori congiunturali che strutturali, e nel 2006 e ancora nel 2007 il settore sconterà un rallentamento che va considerato comunque "fisiologico" e non un fattore di vera e propria crisi.
Le dinamiche provinciali attese per il 2007
La dinamica di rallentamento del mercato a livello regionale ha diverse ripercussioni a livello provinciale, come evidenziano i dati elaborati per ciascuna provincia, dai quali emerge come in una congiuntura negativa vi siano velocità diverse e situazioni locali specifiche che necessitano di tale lettura più approfondita.
Se a livello complessivo il Veneto, in valori costanti, presenta una dinamica negativa pari ad una diminuzione del mercato dell’1,7%, le province presentano andamenti molto diversificati, tra i quali emerge la forte crescita del mercato in provincia di Belluno (+4,1%), impegnata in una dinamica economica legata allo sviluppo locale del territorio, e la sostanziale stabilità (-0,4%) della provincia di Vicenza, che esaurisce il lungo ciclo di diminuzione del mercato dovuto anche agli effetti di una riconversione locale produttiva e alla crisi che ha attraversato alcuni settori industriali negli anni recenti.
Tutte le altre province evidenziano andamenti negativi, di minore portata nella provincia di Padova (-1,1%) e di maggiore portata a Venezia (-1,9%), a Rovigo (-2-2%), e soprattutto a Treviso (-2,9% e a Verona ( -3,5%). Dal punto di vista della distribuzione del mercato, la provincia di Venezia e quella di Padova, seguite a poca distanza da Verona, sono sempre le più importanti per dimensione degli investimenti. Mantengono pressoché inalterate le loro quote anche le altre province.
Come già accennato in altra parte del rapporto, va comunque evidenziato che queste dinamiche, valutate al netto dell’inflazione, hanno nella percezione reale valori completamente diversi e, se li leggessimo come tali, darebbero tutt’altra immagine delle dinamiche locali. Complessivamente in Veneto l’inflazione nel settore delle costruzioni è valutabile intorno al 3,4%, il che significa che la diminuzione del mercato in valori costanti(-1,7%) si traduce nella realtà in una crescita in valori correnti dell’1,7%. E questa è in fin dei conti la percezione degli operatori del settore, i quali provincia per provincia vedrebbero (calcolati in questo modo) rivalutate le proprie dinamiche. Un esempio potrebbe essere quello della provincia di Vicenza che a una dinamica stagnante (-0,4%) in valori costanti, in termini reali (valori correnti al lordo dell’inflazione) potrebe contrapporre una crescita di circa il 3% del mercato. Evidentemente la lettura del mercato integrata da questi due elementi dà alcuni spunti ulteriori per riflessioni e interpretazioni sulle effettive dinamiche e percezioni del mercato.
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