Aiuti di Stato: procedimento di indagine formale
L'indagine della Commissione
In seguito ad un esame dettagliato, la Commissione ha calcolato che la differenza tra l'imposta ordinaria sulle società e l'imposta effettivamente pagata dagli istituti di credito ammontava a oltre 586 milioni di euro. Ciò potrebbe produrre un impatto negativo sulla concorrenza nel quadro dell'attuale processo di consolidamento del mercato dei servizi finanziari in Europa.
Il regime ha permesso a taluni istituti di credito italiani di eliminare il debito d'imposta derivante dalle plusvalenze latenti ad un costo fiscale di gran lunga inferiore rispetto all'imposta ordinaria sulle società. Ciò può dar luogo ad un vantaggio economico, in particolare attraverso un aumento dell'attrattività di tali istituti di credito e del loro valore economico agli occhi degli investitori e degli acquirenti aziendali.
La Commissione ritiene che tale vantaggio possa costituire un aiuto di Stato a favore di taluni istituti di credito per il riconoscimento delle loro plusvalenze latenti e che tale aiuto potrebbe essere incompatibile con il mercato unico. L'avvio del procedimento di indagine formale consentirà alla Commissione di valutare in maniera più approfondita la misura e di calcolare l'entità del vantaggio fiscale rispetto al suo contributo alla realizzazione degli obiettivi comuni dell'UE.
L'Italia non ha notificato il regime alla Commissione prima della sua attuazione. Qualora l'indagine dovesse rivelare che il regime costituisce un aiuto di Stato incompatibile, l'Italia dovrebbe recuperare gli aiuti concessi illegalmente. Con la presente indagine, la Commissione invita anche a formulare osservazioni sull'opportunità di limitare l'eventuale ordine di recupero alla differenza tra il vantaggio ottenuto e l'imposta che gli istituti di credito beneficiari avrebbero pagato se avessero applicato il sistema generale di rivalutazione fiscale previsto dalla stessa legge finanziaria del 2004.
Il regime fiscale
Nel quadro della legge 218/1990 sulla privatizzazione degli istituti di credito in Italia è stata attuata negli anni '90 una vasta riorganizzazione degli ex istituti di credito di diritto pubblico. L'articolo 2, comma 26, della legge 350/2003 (legge finanziaria dell'Italia del 2004) prevedeva la possibilità di sbloccare le plusvalenze latenti derivanti da tali privatizzazioni e rimaste congelate sotto forma di riserve di capitale previo pagamento dell'imposta sostitutiva del 9% su tali plusvalenze al posto dell'imposta ordinaria sulle società del 37,5%. La legge 350/2003 autorizzava inoltre il pagamento dell'imposta sostitutiva in tre rate (50% nel 2004, 25% nel 2005 e 25% nel 2006), senza interessi.
In base alle informazioni fornite dall'Italia, in applicazione del regime diversi gruppi bancari hanno riallineato il valore dei loro attivi sulla base delle plusvalenze realizzate in seguito alla ristrutturazione degli istituti di credito. Le plusvalenze riconosciute ammontano complessivamente a oltre 2 miliardi di euro.
Rosella Conticchio Schirò
Commissione europea
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