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“I costi del non federalismo”

06/06/2007
Tre i dati eclatanti che sono emersi dalla ricerca “I costi del non federalismo” presentata da Unioncamere Veneto: il Veneto è la ragione d’Italia con la minore evasione fiscale, è quarta nella classifica delle regioni per la maggiore pressione fiscale e registra da sempre un residuo fiscale positivo (lo Stato centrale preleva ad ogni veneto molto più di quanto effettivamente restituisca in termini di spesa pubblica).

“Se a questi risultati coniughiamo l’importanza contributiva che rivestono le quasi 150mila imprese artigiane per l’economia della nostra regione, emerge chiaro che possiamo tranquillamente rimandare al mittente l’accusa di non “voler pagare le tasse”. Di tasse i veneti ne pagano già abbastanza. –Questa la dichiarazione del Presidente regionale di Confartigianato Vendemiano Sartor a lato del convegno di presentazione della ricerca di Unioncamere Veneto- che prosegue “l’insurrezione del mondo artigiano di questi giorni è dovuta non alla tassazione in quanto tale, ma all’aumento, retroattivo, non concordato e assolutamente ingiustificato delle richieste da parte della amministrazione finanziaria”.

“Con il protocollo di intese del dicembre scorso, -spiega Sartor- il Governo si era impegnato a non aumentare la già gravosa pressione fiscale sulle imprese. Un impegno del tutto disatteso dalla recentissima revisione degli studi di settore che dalle nostre prime simulazioni portano ad aumenti del reddito presunto anche di oltre il 35 per cento. Si tratta di oltre mezzo miliardo di euro in più solo dalle imprese artigiane venete che andrebbero da sole a coprire un quinto dei 2,5milardi di euro che il Governo ha previsto di recuperare attraverso la lotta all’evasione fiscale a livello nazionale”. “Si tratta di una azione del tutto errata perché più si colpisce chi le tasse già le paga, meno si scoprono i furbi che le evadono. Anzi il rischio concreto è che venga indotto un ricorso massiccio al sommerso”.

“Occorre cambiare rotta, contro l’evasione e contro i pregiudizi –conclude Sartor. E’ fondamentale che il Governo accetti: primo, che questi indici di normalità economica non vengano applicati retroattivamente per il 2006, ma utilizzati solamente quale mera anticipazione degli studi di settore di nuova generazione che verranno costruiti, a partire dal 2007, con l’ausilio delle Associazioni di categoria interessate; secondo, individuare criteri oggettivi che consentono di identificare le aziende marginali; terzo consentire il pagamento dei tributi entro il prossimo 16 luglio 2007, senza la maggiorazione dello 0,40%, per tutti i soggetti del mondo degli studi di settore. E’ un modo per dare più tempo alle organizzazioni ed alle associazioni territoriali di valutare l’impatto dei nuovi indici di normalità economica”.





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