Lavoro: banane, rose e gelsomini da 132 mln bimbi schiavi
Nelle piantagioni di cacao (Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria), di cotone (India e Azerbaijan), di canna da zucchero (Brasile, El Salvador, Uganda), di tea (Sri Lanka, Zimbabwe, Tanzania), di tabacco (Repubblica Dominicana) e di caffe (Guatemala, Honduras) secondo l’OIL - riferisce la Coldiretti - sono 132 milioni di minori di 15 anni che nel mondo lavorano nei campi esposti ai pericoli che derivano dalla fatica e dall’utilizzo di macchinari pesanti, maceti, scuri e che rappresentano il 70 per cento del totale dei bambini sfruttati sul lavoro.
Nell’ambito delle numerose iniziative messe in atto per fermare una situazione intollerabile è necessario intervenire - sottolinea la Coldiretti - con l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli ed alimentari commercializzati a sostegno di un vero commercio equo e solidale che valorizza i prodotti di quei territori che si impegnano a tutelare il lavoro ma anche a rispettare l’ambiente e la sicurezza alimentare. Si tratta - precisa la Coldiretti - di una risposta democratica al bisogno di ogni popolo, che si impegna nel rispetto dei diritti e nella salvaguardia delle proprie specificità, di far riconoscere sui mercati internazionali i propri prodotti locali valorizzando il territorio.
Secondo il sondaggio effettuato dal sito www.coldiretti.it è emerso anche che ben il 20 per cento degli italiani chiede all'Unione Europea controlli alle frontiere sul rispetto delle norme socio-ambientali per evitare che i prodotti in vendita vengano ottenuti danneggiando il territorio e sfruttando il lavoro, anche minorile . Si tratta di comportamenti inaccettabili che - sottolinea la Coldiretti - coinvolgono direttamente l'Unione Europea che è il principale importatore mondiale di prodotti agroalimentari e ha il dovere di svolgere un ruolo di leadership nel garantire la sostenibilità del commercio dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale.
L'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti è un elemento di trasparenza che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli e dà opportunità economica, dignità e sviluppo ai paesi piu' poveri del mondo che si impegnano contro lo sfruttamento e l'omologazione. A distanza di 50 anni dal trattato di Roma, l'Unione Europea, che ha raggiunto grandi risultati dal punto di vista etico e sociali sul mercato interno, ha ora il dovere - continua la Coldiretti - di impegnarsi per promuovere analoghi processi di sviluppo nei paesi extracomunitari. E per questo - conclude la Coldiretti - occorre accelerare il percorso di trasparenza intrapreso a livello comunitario con l'estensione a tutti i prodotti alimentari dell'obbligo di indicare nelle etichette l'origine della componente agricola impiegata per ridurre i rischi, valorizzare il territorio e assicurare il rispetto di adeguati standard socio ambientali anche nelle produzioni.
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