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Destinazione del Tfr

14/06/2007
Quasi undici milioni di lavoratori dipendenti del settore privato hanno l'onere di decidere, entro la fatidica data del 30 giugno 2007, se mantenere il Tfr nell'attuale regime o se, viceversa, utilizzarlo per integrare una pensione sempre più magra. Mancano pochi giorni eppure sembra che, nonostante tanta pubblicità a favore della previdenza integrativa, le adesioni saranno pochissime. Una visione pessimistica, eppure la previdenza integrativa per coloro i quali non avranno effettuato una scelta esplicita opererà il meccanismo del silenzio-assenso, con la conseguenza che le quote future del proprio Tfr saranno irreversibilmente destinate ad alimentare una delle tante forme di previdenza complementare offerte dal sistema italiano dei fondi pensione. Sono usciti appelli, il sindacato ha lavorato in modo capillare a favore della riforma, sono usciti opuscoli, esperti che paventano future pensioni da fame. Niente da fare. Del resto i segnali sono negativi per la previdenza privata fin della prime battute a giugno. C’è insomma una certa diffidenza a spostare le quote del Tfr dall’impresa ai fondi. Secondo gli esperti, infatti, solo un terzo dei lavoratori italiani (poco più di 6miliardi di euro di Tfr) ha deciso di aderire alla previdenza complementare. Un business da 19 miliardi di euro che, quindi, in una percentuale che oscilla fra i 2/3 e i 3/4, rimarrà in azienda (ad eccezione di quelle grandi - con oltre 50addetti - che dovranno depositarlo in un fondo gestito dall'Inps). Qualcuno fa notare che in effetti la riforma non conviene molto: è vero, chi aderisce alla riforma godrà di una fiscalità più leggera e le imprese saranno perfino tenute a contribuire per una quota. Ma i rendimenti, al netto delle tanti voci che la compongono, non sarebbero così vantaggiosi e sullo sfondo c’è sempre un rischio:i fondi investono in mercati, come quello azionario. I rendimenti promessi non sono scritti nella pietra ma si basano sulle serie storiche delle borse e delle obbligazioni. Con quello che succede in giro, forse un po’ di prudenza è comprensibile.

Il Presidente

Carlo Garofolini

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