Da Venezia alle Dolomiti: diario di un viaggio a cavallo
Prima a tavolino, seguendo per alcuni tratti la Via romana Claudia Augusta Altinate e per altri il corso del Piave, grazie a cartine topografiche ( in primis la meravigliosa ristampa della Kriegskarte del 1805 che risulta essere uno strumento eccezionale per ritrovare strade e passaggi fatti apposta per cavalli e carri trainati ). In un secondo tempo sfruttando tutte le vecchie esperienze di viaggi e a cavallo e gare di fondo equestre fatti nelle province di Venezia, Treviso e Belluno ma soprattutto parlando con i residenti dei singoli luoghi ove c’ era un problema di passaggi da risolvere un po’ alla volta ha preso corpo questo meraviglioso ed unico itinerario.
La storia si è lentamente unita alla cultura, la pianura ai monti che si facevano sempre più vicini, le colline alle Prealpi.
La laguna con i suoi casoni da caccia, le barche e le marine lascia il posto al Piave Vecchio, ai ponti di barche, antiche concessioni monarchiche che ci fanno lasciare la destra Piave, alle oasi naturalistiche e ai percorsi ecologici. Si entra in provincia di Treviso. Dopo i grandi ponti sul Piave ecco anche i ponti romani e la chiesetta di Sant’ Anna presso Falze’ di Piave che fanno da sipario ai luoghi, poco più in là, della grande guerra e della battaglia finale. Poi, lasciando volutamente per un po’ il nostro caro, vecchio Piave lungo il quale si potrebbe per altro proseguire, mi inoltro tra le colline di Valdobbiadene, i vigneti e i profumi dell’ amato prosecco. Colle San Martino, San Giovanni, San Pietro di Barbozza, Bigolino con i loro paesaggi aperti e ameni ti accarezzano gli occhi ma all’ improvviso svaniscono e ti conducono nella strettoia di Segusino che ti riporta diritta, di nuovo, nel Piave. Finalmente Vas, l’ antica locanda e di nuovo il Piave con i suoi momenti di calma dove si può guadare e, vicino, le acque più forti, mosse, a volte impetuose. Arrivo a Caorera e il suo nuovo museo della Grande Guerra. Finora, quasi sempre la sinistra Piave ma adesso si cambia paesaggio e si passa sulla destra Piave. Case coloniche pedemontane e piccole osterie sperdute sono solo alcune delle sorprese che ci aspettano. Stiamo entrando nel Feltrino e nelle sue aperte campagne e zone umide. In breve Cellarda, poi Cesana e di nuovo la sinistra Piave. Inizia la Val Belluna. Ancora storia romana vicinissima a Mel, Trichiana e, un po’ più lontana, a Cesiomaggiore. La vallata e il Piave ti porterebbero avanti ma tra poco è ora di puntare diritti verso i monti quindi, ora, il basso Cordevole aspetta e con lui alcuni dei punti e passaggi più difficili da risolvere. Dove le valli si fanno più strette anche la natura diventa più diffidente. Finalmente Valle Imperina, poco prima di Agordo. Da qui diventa un gioco. Siamo a casa e ci colleghiamo ai percorsi del Dolomiti Horse’ s Game che ci portano ovunque, nel cuore delle Dolomiti. Nella Valle di San Lucano, del Biois e nell’ Alta Val Cordevole, nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi oppure nel Parco Naturale delle Dolomiti d’ Ampezzo.
Per percorrere tutta la via, o meglio ippovia, servono cinque/sei giorni e per ora il maggior problema è come sistemare i cavalli. Punti di sosta e ristoro per i cavalieri ce ne sono a sufficienza. Unire le due cose è difficile.
Ciò che più mi ha strabiliato, e al tempo stesso dato soddisfazione dopo il lungo lavoro di ricerca fatto, è stato che ho trovato il modo di percorrere questi lunghi 170 chilometri, fino a Vallada Agordina, evitando quasi totalmente l’ asfalto. Con ciò intendo dire che in tutto si ridurranno al massimo a cinque i chilometri di strade trafficate ed asfaltate. Un vero patrimonio da difendere gli sterrati, le alziere, le capezzagne, i tratturi, le strade interpoderali, i sentieri, le strade silvo pastorali.
Tutto ciò ora è fedelmente registrato, metro per metro con varianti e deviazioni, grazie al GPS e ai programmi che mi ha messo a disposizione una lungimirante azienda di ingegneria che ha creduto nel mio progetto e alla necessità di monitorare tutti i passaggi del percorso.
Sicuramente ricordarli e censirli con i metodi tradizionali sarebbe stato difficile se non impossibile. Devo dire però che anche ritrovarli senza la memoria storica di quanti mi hanno aiutato in loco e all’ ausilio delle vecchie carte topografiche sarebbe stato un’ impresa ancor più ardua.
Sicuramente un bell’ esempio di sinergia tra metodi classici e tecnologici.
Che dire ancora. Di certo che attraversare, all’ alba del terzo millennio, tutto il Veneto da sud a nord, ma si può anche in senso contrario, e poterlo fare a cavallo senza incontrare i nostri normali ed ultra tecnologici mezzi di locomozione è un’ avventura meravigliosa. Se poi questo percorso attraversa alcune delle località più famose della nostra Regione e ci permette di assaporare tradizioni, storia, cultura, gastronomia oltre che vivere immersi nella natura credo proprio sia un’ esperienza unica.
Devo ancora fare il conto esatto dei Comuni attraversati ma ciò che mi sento di dire è che ovunque ho chiesto aiuto e consigli, a Pro Loco, Associazioni, Comuni stessi e privati ho trovato grande collaborazione e disponibilità oltre che, sempre e ovunque, un buon bicchiere di prosecco.
Fabio Scarpa
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