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Rifiuti: l’assimilazione costa cara e più ”indifferenziato”

27/06/2007
Ridurre l’ammontare dei rifiuti urbani è possibile. E’ questa la denuncia di FISE Assoambiente e FISE Unire (Associazioni che in Confindustria rappresentano le aziende attive nella gestione e recupero dei rifiuti). “In alcune realtà territoriali il 15% dei rifiuti urbani (con punte che toccano il 30%)”, sostengono le Associazioni, “è oggi costituito da rifiuti speciali (da attività industriali) assimilati ai rifiuti urbani a causa di una normativa che limita la libera concorrenza nel mercato e provoca a volte un aumento indiscriminato della raccolta indifferenziata e, di conseguenza, una crescita del ricorso alla discarica”.

Alla luce delle modiche al Testo Unico ambientale (Dlgs 152/06) contenute nell’ultima Finanziaria, che hanno portato ad una soppressione di riferimenti oggettivi per l’assimilazione, e sulla base degli orientamenti emersi in Commissione ambiente del Senato (parere in corso sullo schema di decreto correttivo del T.U.), il produttore dei rifiuti speciali assimilati deve provvedere al loro trattamento, non attraverso la scelta dell’azienda che offre il miglior servizio e a costi competitivi, ma con esclusivo conferimento al gestore dei servizi pubblici.

Tale prassi porta il produttore di rifiuti già oggi, in molti casi, al pagamento di elevate quote della tassa/tariffa, considerata peraltro la diffusa prassi da parte dei Comuni, dovuta alla necessità di “fare cassa”, di caricare i costi del servizio sulla parte fissa della tariffa, che deve essere obbligatoriamente corrisposta anche nel caso in cui il produttore dei rifiuti speciali assimilati non conferisca gli stessi al servizio pubblico (in quanto, ad esempio, non attivato).

Inoltre, i processi di assimilazione comportano, in molti casi, una crescita della raccolta indifferenziata, e quindi favoriscono lo smaltimento dei rifiuti tal quali nelle discariche o nei termovalorizzatori, se disponibili. Laddove invece i rifiuti speciali siano conferiti in raccolte differenziate di rifiuti urbani, ciò comporta la distorsione di risorse (derivanti dai contributi per il recupero, quali quello degli imballaggi) che dovrebbero essere dedicate ai rifiuti domestici, verso rifiuti da attività produttive, finanziando così ciò che in precedenza veniva gestito, senza alcun onere per la collettività, nel libero mercato.

Assoambiente e UNIRE ritengono necessaria una chiara regolamentazione dell’assimilazione dei rifiuti speciali con l’inserimento nella normativa in discussione di principi generali, basati su orientamenti comunitari in materia di responsabilità del produttore dei rifiuti, di trasparenza e di libera concorrenza sul mercato, ai quali tutte le disposizioni attuative, comprese quelle locali, si dovrebbero attenere.

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