Meeting Internazionale sulla Fitodepurazione a Legnaro (Pd)
Il “sistema wetland” infatti, vale a dire appunto quello delle zone umide, offre al territorio molteplici opportunità di utilizzo: dalla depurazione naturale dell’acqua, alla produzione di energie rinnovabili fino a fungere da bacini di accumulo per l’acqua in eccesso, a seguito di abbondanti precipitazioni. Sulla funzione infatti, di riduzione del rischio idraulico si è soffermata anche Laura Nola, intervenuta alla conferenza internazionale in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni.
“Se in passato l’attività di bonifica è nata per drenare le aree umide in eccesso, oggi, alla luce dei cambiamenti climatici, i 200.000 ettari di wetland esistenti in Italia rappresentano un patrimonio per il territorio sia da un punto di vista ambientale che di sicurezza idraulica. I consorzi di bonifica, nel cui comprensorio di competenza ricade la maggior parte delle zone umide italiane, stanno da tempo portando avanti, accanto alla più tradizionale attività di irrigazione e di allontanamento delle acque in eccesso, progetti per riqualificare il territorio attraverso la creazione di aree di fitodepurazione, come ad esempio l’Oasi di Ca’ di Mezzo a Codevigo o quella realizzata in Campania dal consorzio Destra Sele”, ha spiegato Laura Nola, ricordando che nel 2007 l’ANBI ha firmato due importanti protocolli d’intesa con le associazioni ambientaliste ed animaliste WWF e LIPU, per una gestione sostenibile delle acque e per migliorare gli interventi nelle aree ad alto valore naturalistico. Anche a livello europeo, il mondo della bonifica è particolarmente attento alla multifunzionalità delle zone umide tanto che in EUWMA, l’organismo cui fanno capo le associazioni nazionali di otto Paesi (Italia, Spagna, Germania, Olanda, Gran Bretagna, Belgio, Francia ed Ungheria) si uniscono le singole esperienze fatte fin d’ora in materia di gestione delle acque e di fitodepurazione.
Le aree umide pertanto, come ha sottolineato Paul Cooper, ingegnere chimico da oltre vent’anni impegnato nello studio e nella realizzazione di “sistemi wetland” in Gran Bretagna, intervenuto al convegno, sono sicuramente un’opportunità per il territorio ma necessitano, nella fase di progettazione, un’equipe tecnica interdisciplinare in grado di valutare i singoli aspetti dal suolo, alle acque, alla vegetazione.
Francesca Delle Vedove