Si è rivelato molto interessante il primo confronto a tutto campo sul futuro del Tocai Friulano, svoltosi a Buttrio, a Villa di Toppo Florio, nell'ambito della 74.Fiera regionale dei vini che si concluderà il 7 maggio. Si trattava del convegno organizzato dall'Associazione regionale della Stampa Agricola, Agroalimentare, dell'Ambiente e Territorio del Friuli Venezia Giulia (ARFGA FVG) in collaborazione con l'ARGA del Veneto, con la Facoltà di Agraria dell'Università di Udine, con le organizzazioni agricole. Perché il primo confronto a tutto campo? Perché per la prima volta si è parlato in modo completo del problema della denominazione del vitigno autoctono friulano, con la partecipazione anche dei diretti interessati del Veneto e della Slovenia. Dopo l'introduzione del Presidente dell'ARGA FVG Carlo Morandini, il quale ha spiegato gli obiettivi delle assise (dal tema "Ma che fine farà il nostro Tocai friulano?), e del Preside della Facoltà di Agraria, Vianaello, soffermatosi sul patrimonio peculiare e irrinunciabile dei vitigni autoctoni, Fabrizio Ferrari, docente universitario, a nome dell'ARGA Veneto ha ricordato la situazione nella vicina Regione, che interessa la DOC Lison Pramaggiore, e in passato anche la produzione del Tocai rosso, ora denominato Toara, dalla località della Provincia di Vicenza dove viene tuttora coltivato e realizzato. Mentre Carlo Favero, direttore del consorzio Lison Pramaggiore, ha evidenziato la realtà veneta nella quale già dal 2000 il Tocai viene chiamato Lison. Favero ha però rivolto un appello ai produttori e al Vigneto Friuli Venezia Giulia, affinchè si persegua una soluzione unica e omogenea per affrontare l'intera questione del Tocai. Ovvero, se la nostra Regione ha scelto la denominazione Friulano, ciò, anche se tale nominativo non è ritenuto ottimale, può costituire una soluzione anche in Veneto. Significativa la situazione della Brda, il Collio Sloveno, espressa dal direttore del consorzio produttori Ales Kristancic. "Lo Stato sloveno - ha detto - non si è interessato al problema nonostante già dall'adesione della Slovenia alla Ue ai nostri produttori è stato vietato l'uso della denominazione Tocai. Così, dopo il nome suggeritoci dalla Ue, cioè Sauvignon verde, non certo così efficace dal punto di vista promozionale, i nostri viticoltori hanno stabilito di chiamarlo Toc^ai (Tociai). Che in sloveno significa 'colui che serve il vino al tavolo'. Denominazione che è stata registrata all'interno dello Stato sloveno". Questo perché, ha spiegato Kristancic: "Siamo in attesa dell'evolversi delle cause intentate dall'Italia alla Ue". Cause che secondo Marco Felluga, uno dei padri fondatori del Vigneto FVG, potrebbero andare a buon fine. E a tale proposito ha citato l'avv.Capelli, che difende gli interessi della Regione e del Tocai, secondo il quale c'è ancora spazio per una soluzione favorevole al Friuli Venezia Giulia. Dimitri Zbogar, presidente regionale della Coldiretti, ha evidenziato come sia indispensabile curare gli interessi dei produttori, e anche se la denominazione "Friulano" non è ritenuta tra le più azzeccate, non c'è più tempo per alternative, e occorre agire cogliendo subito l'occasione offerta dalla proposta dello Stato (da un incontro tra l'assessore regionale Marsilio e l'ex Ministro Alemanno) di un finanziamento di 5 milioni di euro per tre anni per la promozione della nuova denominazione. Preoccupato degli ulteriori ritardi che si sono accumulati nel contesto della vicenda il presidente nazionale di Confagricoltura per il settore vitivinicolo Piergiovanni Pistoni, il quale ha lamentato lo scarso interesse degli stessi produttori per la vicenda, affermando che una decisione sul nome alternativo doveva essere presa ancora alcuni anni orsono. Bianchi, direttore del Consorzio DOC Collio, ha a sua volta auspicato una promozione univoca ed efficace per il "Friulano", che divenga trainante per l'intera viticoltura regionale. Un accorato appello ai viticoltori affinchè siano partecipi del problema e facciano quadrato in difesa dei propri interessi, ma soprattutto dei propri diritti, è stato rivolto da Emilio Del Gobbo, già assessore regionale all'Agricoltura, già presidente dell'Ersa e ora Duca dei vini friulani. Ha ricordato le battaglie avviate da tempo alla ricerca di una soluzione al problema. E suggerito che la denominazione sia maggiormente caratterizzata con la traduzione in lingua friulana: "Blanc Furlan". Ed ecco la voce della Regione: Licio Laurino, direttore del servizio Viticoltura della direzione centrale delle Risorse Agricole, Naturali, Forestali e Montagna. E' intervenuto per conto dell'assessore regionale Marsilio, impossibilitato a partecipare. Laurino ha ricordato l'origine del problema, che è di natura politica. Risale al 1989, quando l'Ungheria si stava avvicinando all'Europa, ed è stata compensata con questo regalo. Secondo i regolamenti comunitari poi, la Ue non può intervenire nel settore agroalimentare vietando denominazioni esistenti. E invece lo ha fatto ciononostante. A dimostrazione che si tratta davvero di una scelta politica. Ecco dunque perché la Regione, in questi due anni, ha cercato una soluzione accelerando i tempi e sollecitando lo Stato a intervenire per compensare il danno a carico dei produttori. Laurino ha anche annunciato che lunedì 8 maggio sarà nel Friuli Venezia Giulia il responsabile del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per la vitivinicoltura, Ambrosio, per definire assieme all'Amministrazione regionale i dettagli legati all'utilizzo della somma messa a disposizione dallo Stato. Si sono poi susseguiti diversi interventi da parte del pubblico. Tutti orientati alla strenue difesa della denominazione Tocai. Come quello di Mirka Cameran, di Veneto Agricoltura, che ha suggerito l'anagramma della denominazione: "Iacot". Mentre Alessandro Candriella, esperto in marketing enologico, ha sostenuto una soluzione analoga a quella slovena, con la leggera modifica dell'attuale denominazione in "Toccai". In sostanza, come ha concluso il Presidente Morandini, l'obiettivo delle parti è quello di cogliere dalla situazione sfavorevole della perdita della denominazione un'occasione di sviluppo per la filiera vitivinicola. Ma anche per lo stesso Tocai. Ne andrebbe ulteriormente ottimizzata la qualità, già elevata in alcune zone come si è ricavato dal recente concorso enologico regionale di Buttrio, sfruttando il trend favorevole delle vendite di tale prodotto motivate anche dalla campagna di stampa in difesa della denominazione.
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