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Incendi: conseguenze pesanti anche per l’agricoltura

26/07/2007
Boschi e pascoli distrutti, ma anche coltivazioni e allevamenti gravemente danneggiati. Gli incendi degli ultimi giorni hanno avuto conseguenze pesanti per l’agricoltura, a causa della siccità degli ultimi mesi, che ha reso facile il propagarsi delle fiamme. Confagricoltura ricorda che la maggioranza dei boschi italiani appartiene a privati (il 65%), in controtendenza di quanto avviene a livello mondiale, dove l’84% del bosco è pubblico. E in Italia la superficie boschiva aumenta (100 mila ettari l’anno secondo le stime delle Fao), soprattutto tramite la riconversione naturale e i programmi di imboschimento. Sono dunque anche aziende agroforestali, con zone di macchia e pascoli vicine ai boschi, a pagare i danni degli incendi. Ma in molte aree della penisola sono stati raggiunti dalle fiamme anche terreni agricoli. Colpiti soprattutto coltivazioni arboree, oliveti, noccioleti, agrumeti, vigneti; ma anche pascoli e allevamenti.

Inoltre, poiché gli incendi hanno interessato zone di grande valore paesaggistico e turistico, sarà inevitabile un calo delle presenze, che interesserà anche l’agriturismo. E questo proprio all’inizio del periodo del grande esodo estivo.

E’ presto per quantificare i danni, perché la situazione è ancora in evoluzione e perché sono in corso gli accertamenti tecnici.

Confagricoltura, in raccordo con la propria struttura territoriale, sta monitorando le zone colpite e traccia una prima mappa delle conseguenze sul settore agricolo.

ABRUZZO

Gli incendi hanno riguardato una parte non irrilevante del patrimonio boschivo della regione. Nella provincia de L’Aquila molti boschi dei parchi naturali stanno bruciando e ci sono episodi sparsi di fienili in fiamme. La situazione non si è ancora stabilizzata e permane vivo l’allarme. Molte stoppie bruciano creando potenziali danni per il mancato rispetto delle norme di condizionalità. Da più parti è stato chiesto che venga approvato lo stato di calamità. In alcuni casi le fiamme hanno lambito le abitazioni dei piccoli centri montani. Ed hanno distrutto case, agriturismi e casolari.

CALABRIA

A Cosenza brucia la Sila, con gravi danni che riguardano le aree boscate.

A Reggio Calabria si evidenziano danni agli oliveti della Piana di Gioia Tauro e nella zona Jonica della provincia (Locri, Gerace, ecc) si segnalano ingenti danni ad agrumeti e vigneti.

CAMPANIA

Situazione di difficoltà ed emergenza nelle province di Napoli, Caserta e Benevento.

Preoccupano gli incendi nella piana di Sorrento che mettono a rischio strutture agricole, turistiche e aree arborate (aranceti, limoneti ed oliveti). Il fuoco ha devastato anche i boschi di Piedimonte Matese (in Terra di Lavoro) e del Monte Tiburno (nel Sannio).

PUGLIA

Nella zona del Gargano sono ancora in atto focolai da Vieste-Peschici fino a Mattinata. A ridosso dei boschi incendiati si collocano oliveti e agrumeti tipici che purtroppo sono stati tragicamente coinvolti. Tra l’altro sono stati devastati anche i preziosi limoneti dove si produce il tipico “Femminello del Gargano”. Si sta cercando di limitare i danni, ma non sono possibili stime perché non tutti i focolai sono stati domati.

SICILIA

Nel circondario di Messina è tutto bruciato, ma i maggiori danni si sono verificati nella zona dei Nebrodi, dove vaste aree agricole a noccioleti e oliveti sono bruciati, provocando ingenti danni non ancora quantificabili.

SARDEGNA

Situazione drammatica anche in Sardegna, soprattutto nella provincia di Nuoro. Gli incendi sviluppatisi dall’altro ieri hanno provocato danni inimmaginabili. La Confagricoltura di Nuoro stima che in due giorni 30 mila ettari siano stati devastati dalle fiamme. Gli incendi hanno riguardato macchia e pascoli, ma anche strutture e terreni coltivati Moltissime le aziende agricole danneggiate. Gli incendi hanno investito vigneti, piante da frutto. Sono morti animali allevati. La Confagricoltura di Nuoro sta monitorando attivamente la situazione. Anche in loco l’Ispettorato agrario è in allerta e sta compiendo una disamina dei danni subiti. L’allarme è ancora vivo ed il rischio è che la situazione possa ulteriormente aggravarsi.

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