64a Mostra di Venezia: Stefania Sandrelli alla premiazione
Nell’arco della serata, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e i Premi ufficiali dell’edizione 2007, verrà consegnato inoltre il Leone d’Oro del 75° a Bernardo Bertolucci, con cui la Sandrelli ha lavorato in Partner (1968), Il conformista (1970), Novecento (1976) e Io ballo da sola (1996). Alla premiazione seguirà la proiezione di Blood Brothers (Tiantang kou) di Alexi Tan, Fuori Concorso.
Note biografiche:
Stefania Sandrelli, attraverso oltre 45 anni di carriera (debuttò nel 1961 nel film di Mario Sequi Gioventù di notte) fra le più prestigiose del cinema italiano e internazionale, ha saputo farsi musa dei più grandi registi, incarnando un’ideale femminile tradizionale e moderno insieme. La sua indimenticabile galleria di personaggi l’ha confermata, di stagione in stagione, tra le più versatili, istintive e complete attrici del cinema italiano. Giovanissima vincitrice di un concorso di bellezza a Viareggio, sua città natale, dopo l’esordio con una piccola parte ne Il federale (1961) di Luciano Salce, viene lanciata nello stesso anno da Pietro Germi, che le affida la parte dell’acerba e maliziosa Angela in Divorzio all’italiana. Il ruolo ne mette in luce la felice istintività e la serena e imperturbabile eleganza, appena adombrata da un’inquieta sensibilità. Per Germi, suo pigmalione, reciterà anche nel ruolo di Agnese in Sedotta e abbandonata (1964), dove i retaggi arcaici dell’Italia del boom sono di nuovo oggetto di una caustica satira di costume. Ma è soprattutto con il crepuscolare Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli, in cui veste i panni di Adriana, ragazza infatuata dall’idea del successo facile, che rivela innate qualità introspettive ed espressive. Nel 1969 vince come miglior attrice al Festival di San Sebastián con L’amante di Gramigna di Carlo Lizzani, dove interpreta il ruolo di Gemma. I lineamenti al tempo stesso classici e inediti e la fisicità languida e pigra si ritrovano nelle donne che incarna per Bernardo Bertolucci: Clara in Partner (1968), presentato a Venezia in concorso, Giulia ne Il conformista (1970), Anita in Novecento (1976), al Lido nella sezione Proposte di Nuovi Film e Noemi in Io ballo da sola (1995). Sono gli anni delle sue interpretazioni più impegnative, che la confermano diva di autori come Ettore Scola, che la vuole protagonista dell’amaro e malinconico C’eravamo tanto amati, in cui è Luciana, la donna che fa perdere la testa agli ex-partigiani Antonio (Nino Manfredi), Nicola (Satta Flores) e Gianni (Vittorio Gassman). Ancora per Scola, veste i panni dell’amante di un burocrate comunista nel corale La terrazza (1980), ruolo che le vale il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista. Nel corso degli anni Ottanta interpreta ruoli diametralmente opposti tra loro, a partire da La chiave (1983) di Tinto Brass, film che le dona nuova e sensuale vitalità: la vivace Lolli di Speriamo che sia femmina (1986) di Mario Monicelli lascia il posto alla premurosa Beatrice de La famiglia (1987) di Ettore Scola, poi alla madre dolce e comprensiva di Mignon è partita (1988) di Francesca Archibugi, con il quale ottiene un David di Donatello per la migliore interpretazione femminile. Nel 1990 è nuovamente alla kermesse veneziana, in concorso, con Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte. Spregiudicata in Prosciutto prosciutto (Jamon Jamon, 1992) di Bigas Luna, torna a lavorare con Ettore Scola per La cena (1998). Nel 2000 è alla Mostra in Cinema del Presente con Esperando al Mesias di Daniel Burman, così come nel 2001, con L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci, col quale aveva già lavorato in Segreti, segreti (1984). Grazie a L’ultimo bacio (2001) di Gabriele Muccino, in cui interpreta una sessantenne insoddisfatta, inaugura una nuova stagione della sua carriera, fatta di ruoli inquieti e sottili come la moglie dell’aguzzino argentino in Figli - Hijos (2001) di Marco Bechis o l’ex modella Francesca in Un film parlato (Um filme falado, 2003) di Manoel de Oliveira, presentati entrambi a Venezia. La sua più recente interpretazione cinematografica la vede nei panni di una cantante in crisi in Te lo leggo negli occhi (2004), esordio al lungometraggio della giovane Valia Santella, presentato al Lido nella sezione Orizzonti. Nel 2005 proprio la Mostra del Cinema di Venezia la premia con un Leone d’Oro alla Carriera, consegnatole dalla figlia Amanda, poiché, come ha dichiarato il Direttore Marco Müller, “attrice moderna e mai modernista, Stefania è il cinema italiano contemporaneo al meglio di quello che ha saputo offrire”. Nel 2006 ha inoltre ricevuto il Nastro d'Onore e il Globo d’Oro alla Carriera dalla Stampa Estera in Italia, mentre nel 2007 il Premio Internazionale Flaiano alla Carriera.
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