“Un’impresa da Dio”
27/09/2007
Di cosa c’è bisogno per cambiare il mondo? Di un’arca, esattamente della biblica Arca di Noè, oppure di un’A.R.C.A intesa come un Atto di Reale e Cortese Affetto. Gioca tutto sui buoni sentimenti e sugli equivoci di questo parallelo “Un’impresa da Dio”, ultimo lavoro – in uscita il 28 settembre nelle sale – del regista Tom Shadyac (lo stesso che fece debuttare sul grande schermo Jim Carrey con “Ace Ventura-L’acchiappanimali”). La pellicola, del genere commedia-fantasy, è il sequel di “Una settimana da Dio”, film che nel 2003 regalò l’ennesimo successo proprio a Jim Carrey: nel secondo atto però il ruolo di protagonista è affidato a Steve Carell, lo stesso che l’anno scorso aveva riscosso il pieno di consensi con il gradevole “40 anni vergine”. Stavolta Carell interpreta Evan Baxter, un annunciatore televisivo che tenta con successo di entrare in politica, riuscendo ad essere eletto addirittura nel Congresso degli Stati Uniti. Il che per la famiglia Baxter comporta dei cambiamenti radicali, come il trasferimento in blocco di armi e bagagli dalla città di Buffalo a Prestige Crest, immaginaria località a due passi dal Campidoglio di Washington divenuta l’emblema dell’abuso edilizio a seguito delle operazioni poco pulite dell’onorevole Long (John Goodman, il Fred Flinstone del film “The Flinstones”). Ed è qui che Evan cerca di “cambiare il mondo”, vale a dire di concretizzare in qualche modo lo slogan della sua vittoriosa campagna elettorale. Il problema è, evidentemente, che si tratta di un obiettivo fin troppo ambizioso per perseguirlo senza qualche aiutino “soprannaturale”. Per fortuna dell’onorevole Baxter le sue preghiere vengono ascoltate da Dio in persona (interpretato anche in questo caso da Morgan Freeman), il quale però ha in mente tutt’altro sistema per cambiare il mondo: come a Noè nel libro della Genesi anche Evan viene incaricato di costruire l’arca per salvare gli uomini e, naturalmente, le più disparate coppie di animali. In qualche modo il Noè del XXI secolo riesce a trascinare in questa impresa anche i suoi tre figli, entusiasti per il nuovo “gioco” di costruzioni che consente loro di stare, finalmente, di più accanto al loro iper impegnato papà, nonché l’esterrefatta moglie Joan (la Lauren Graham del fortunatissimo serial televisivo “Una mamma per amica”). Più problematica e comica diventa la situazione quando Baxter comincia a recarsi alle sedute del Congresso con barba e capelli lunghi, avvolto in un tunica anziché nel canonico giacca e cravatta. Il crescendo e l’incalzare dei guai strappa qualche risata (soprattutto quando i media si mobilitano per monitorare la costruzione della gigantesca arca) sebbene la storia risulti gioco forza scontata. L’unico punto interrogativo riguarda le modalità con cui giungerà il diluvio: il colpo di scena in effetti arriva, anche se un po’ “deboluccio” nonostante effetti speciali importanti. Dopo una pioggia di appena qualche minuto il diluvio avviene “grazie” al cedimento della diga del Long Lake, una delle opere costruite dal faccendiere-onorevole Long, a tal punto pieno di sé da aver dato anche il suo nome a un’opera che oltre ad aver rovinato Prestige Crest dal punto di vista paesaggistico, ha finito per mettere a rischio la vita degli stessi abitanti. Per i quali Evan con la sua Arca di Noè diventa all’istante il nuovo eroe e non più lo zimbello al quale la scalata politica aveva, così sembrava, dato alla testa.
In sostanza una favola semplice semplice, dal finale prevedibile, che di sicuro non rinverdisce l’originalità del precedente "Una settimana da Dio" con Jim Carrey.
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