Associazioni degli Agricoltori: comunicato stampa congiunto
Al Ministro, presente a Caprino per un impegno istituzionale, le tre organizzazioni, Coldiretti Verona, Cia Verona e Confagricoltura Verona hanno presentato una nota congiunta sui parametri utilizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico per determinare la rappresentatività del settore: rappresentatività cui si fa riferimento per l’assegnazione dei seggi all’interno dei consigli camerali.
Secondo i criteri dettati dal Ministero, infatti, il valore aggiunto dell’agricoltura scaligera avrebbe subito una contrazione del 16% dal 2002 al 2006.
“Una contrazione abnorme – si legge nel Documento consegnato al Ministro De Castro – non riscontrabile nella realtà. Nella metodologia di stima dei parametri non è stata conteggiata del tutto la componente “multifunzionale” del settore agricolo: dall’agriturismo, voce pesante del settore turistico veronese, alle attività di trasformazione e vendita diretta dei prodotti agricoli che sempre più aziende portano avanti”.
Un esempio eclatante riguarda il settore vitivinicolo, che continua a marcare significativi record di crescita e che rappresenta oggi la prima voce nell’export provinciale. Nella stima del valore aggiunto dell’economia enoica non è considerato “agricolo” il contributo della fase di trasformazione e vendita di vino sfuso e in bottiglia ad opera di imprese agricole: un errore colossale se si considera che sul territorio veronese sono presenti aziende agricole di trasformazione che producono e commercializzano vini di assoluto prestigio e valore. Non c’è inoltre traccia, nel conteggio del valore aggiunto dell’agricoltura, del valore realizzato dalle attività di soccida: la forma contrattuale dominante nel settore avicolo ed in buona parte di quello bovino da carne, settori la cui importanza a livello nazionale è inutile sottolineare.
“Infine – conclude la nota – risulta assolutamente sottostimato il numero di occupati in agricoltura: i dati Inps 2006 segnalano 16.804 operai, cui vanno aggiunti almeno i titolari di impresa (trascurando il fatto che spesso nell’impresa sono impiegati anche altri famigliari): il conto sale quindi a 37.840 unità, una cifra di molto superiore ai 23.342 addetti di fonte Istat 2003”.