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Fino al 15 novembre, le primarie anti ogm

18/10/2007
Sono tuttora in corso le primarie Anti Ogm: le associazioni scaligere che aderiscono a ItaliaEuropa liberi da Ogm, infatti, procedono con la raccolta firme che terminerà il 15 di novembre. I cittadini sono chiamati ad esprimersi sull’impiego degli Ogm in agricoltura sul suolo italiano: il modello della “scheda elettorale” azzurra che le persone sono chiamate a compilare è visionabile sul sito nazionale della coalizione. La domanda a cui sono chiamati a rispondere è: “Vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinità siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da OGM?”

Le risposte potrebbero essere scontate, ma i cittadini sono chiamati a far sentire la propria voce, per questo le associazioni veronesi invitano tutti ad esprimere la propria preferenza. Si può votare anche sul sito www.liberidaogm.org.

“ItaliaEuropa – Liberi da Ogm” è stata costituita da tempo da un vasto schieramento costituito dalle maggiori organizzazioni degli agricoltori, del commercio, della moderna distribuzione, dell’artigianato, della piccola e media impresa, dei consumatori, dell’ambientalismo, della scienza, della cultura, della cooperazione internazionale, delle autonomie locali.

Il progetto della coalizione “ItaliaEuropa Liberi da OGM” parte da lontano: sono trascorsi dieci anni da quando Coldiretti ha concretizzato il proprio impegno per un’agricoltura moderna e sostenibile nel rispetto della salute e dell’ambiente iniziando il percorso anti-Ogm: un percorso volto a dare una risposta chiara alle imprese e ai cittadini riguardo alle conseguenze negative dell'utilizzo di organismi geneticamente modificati.

La prima iniziativa dello schieramento che si batte per l’ “Ogm Free”, è una consultazione nazionale, tuttora in corso e fino al 15 novembre, con l’obiettivo di coinvolgere 3 milioni di persone che potranno esprimere il proprio voto a favore di un modello di sviluppo sostenibile e innovativo fondato sulla biodiversità e libero dal transgenico.

Nel solo Veneto i comuni che hanno dichiarato il loro territorio libero da Ogm, sono stati più di 200, ma i numeri sono in continua crescita. Il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche è sintomatico del fatto che solamente esaltando i tratti della tipicita, della tracciabilità, della genuinità e del legame inscindibile territorio-storia-cultura, i nostro Paese potrebbe contribuire in modo originale ad uno sviluppo socio-economico meno uniformante.

La tecnologia OGM rappresenta uno strumento per produrre di più, ma sottende un modello i cui costi e rischi in termini imprenditoriali, economici e sociali appaiono decisamente temibili: di questo l’agricoltura, sostenibile, multifunzionale e diffusa sul territorio può e deve fare a meno.

Il vero obiettivo è valorizzare le produzioni “Made in Italy” e difenderle dalla omologazione, dalla delocalizzazione territoriale, per questo occorre impegnarci contro i tentativi di inquinamento da biotech. La condivisione di questi obiettivi è la base di un’alleanza che rappresenta un forte momento di confronto e incontro, per far valere l’interesse delle comunità locali in una logica di partecipazione e secondo il principio di sussidarietà. È bene tener presente che la questione non è solamente conomica o ambientale. Il concetto fondamentale è il diritto all’informazione e la sacrosanta libertà di scelta su un argomento così delicato come la provenienza di ciò che mangiamo.

Coldiretti, Cia, Copagri, Legambiente, Aiab, Aveprobi, Slow Food Italia, Confesercenti, Fondazione Dei Diritti Genetici, Alpa, Focsiv, Confartigianato, Greenpeace, Cna, Acli, Crocevia, Vas, Codacons, Confcommercio, Federconsumatori

Comunicato stampa congiunto

CARTA D’IDENTITA’ DEGLI OGM

La prima pianta transgenica posta in vendita fu il FlavrSavr, comparso sul mercato americano nel 1994, si tratta di un pomodoro modificato al fine di rallentarne il processo di decomposizione.

Oggi le piante transgeniche più diffuse sono soia, mais, cotone e colza (a livello mondiale occupano circa 90 milioni di ettari pari a circa 6 volte la superficie agricola italiana). Sono state modificate per ottenere la tolleranza agli erbicidi (principalmente al glyphosade o al glufosinato, cosiddetti erbicidi a ampio spettro) o la resistenza ad alcuni insetti (ad esempio la piralide o la diabrotica per il mais).

Le coltivazioni transgeniche si pongono in competizione con le varietà naturali e c’è la possibilità che invadano i campi utilizzati dalle varietà naturali inquinandole o provocandone la scomparsa. Secondo i ricercatori inglesi, le sperimentazioni su campo finora condotte hanno sottostimato la capacita del vento di trasportare i pollini e pertanto le linee guida sviluppate dalle autorità per definire la coesistenza e le distanze di separazione tra i diversi tipi di coltivazione vanno riconsiderate.

A causa dell’introduzione di geni estranei (es. di animali, batteri, virus, retrovirus) nel DNA della pianta, si verifica l’alterazione della normale sequenza genomica, con la comparsa di nuove proteine o la perdita di altre proteine di sequenza genomica. La conseguenza per l’uomo è che mangiando questi prodotti si possa modificare l’attività biochimica sul genoma umano, di qui la comparsa potenziale di nuove malattie di cui in natura non esistono meccanismi biochimici di riparazione.

Tra le conseguenze si presume si arrivi all’intossicazione cronica dei cibi a causa di sostanze tossiche insetticide contenute nelle piante per renderle resistenti ai parassiti.

Sicuramente l’adozione degli Ogm porterebbe ad una graduale ed irreversibile scomparsa delle diversità biologiche: fenomeno che si sta già evidenziando negli Stati Uniti a causa delle moderne pratiche di coltivazione che enfatizzano la monocoltura transgenica rispetto ai metodi di coltivazione differenziati.

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