Cerchi la gallina padovana in Polonia e scopri Zamosc
A distanza di dieci anni dalla visita in Vaticano, nell’ottobre 2006 decisi di verificare la presenza o meno della gallina padovana-polacca in Polonia. Sapevo che la razza sicuramente proveniva da regioni molto fredde e che nel corso dei millenni per questioni ambientali aveva subito delle mutazioni morfologiche. La cresta e i bargigli si erano atrofizzati sostituiti da un ciuffo di penne sul capo, da due favoriti sotto gli orecchioni e da una barba sotto il becco. Scelsi di recarmi a Lublin, città molto importante per la sua sede universitaria, situata a ridosso del confine con l’Ucraina. Cominciai a frequentare i mercati rionali della città dove convergono molte contadine dalle campagne limitrofe. Queste, oltre a vendere verdure di propria produzione, offrono ai cittadini anche uova e galline. Le “pollastrare” locali guardando le fotografie del pennuto riconobbero subito la razza padovana-polacca e mi consigliarono di recarmi a Zamosc dove avrei potuto avere maggiori informazioni. La cittadina a sud di Lublin, distante 120 chilometri, si trova a non più di 30 chilometri dall’attuale confine ucraino.
Appena giunto nella località, avvertii subito di trovarmi in un ambiente a dir poco familiare. Zamosc è cinta da mura cinquecentesche con bastioni molto simili a quelli delle mura di Padova, con due porte di accesso sulle strade che provengono da Leopoli e da Lublin. La Piazza del Mercato con il Municipio è tutta circondata da palazzi con portici. Un’insegna pubblicitaria indica che il sottostante ristorante porta il nome di Padova. Il fatto aveva dell’inverosimile. Una visita all’ufficio turistico mi consentì di apprendere di trovarmi nella cittadina che da quelle parti tutti dicono essere la “Padova del Nord”. Venni successivamente indirizzato verso un paesino distante una trentina di chilometri da Zamosc dove, in vicinanza di un santuario, un sacerdote possiede un allevamento con varie razze di pennuti fra le quali anche la “padovana”. Il problema della ricerca, scopo del viaggio, era così risolto. Restava da capire perché così tanti fossero i richiami alla città di Padova a più di 1600 chilometri di distanza. Dopo alcuni mesi di studio trascorsi in varie biblioteche e archivi padovani, aiutato nella ricerca dallo storico Andrea Calore, venni finalmente a conoscenza del perché Zamosc è chiamata la “Padova del Nord”.
La città sorse dal nulla nel 1580 per volontà del potente Jan Zamoyski (1542 – 1605), che le diede il nome, come capitale dei suoi immensi possedimenti sparsi tra la Polonia e l’Ucraina. A quel tempo il confine polacco distava appena 75 chilometri da Mosca. Dopo aver compiuto gli studi giuridici a Parigi e a Strasburgo, il Gran Cancelliere volle venire a Padova per perfezionarsi nella nostra Università, divenendone anche rettore. Uno stemma lo ricorda sul soffitto nell’Aula Magna accanto a quello di Copernico. Ottenuto il dottorato, ritornò in Polonia dove lo colse una struggente nostalgia per la città che lo aveva ospitato nei suoi anni giovanili. Ebbe così l’idea di farsi costruire una città fortificata che gli ricordasse Padova. Scelse un luogo dove si incrociavano varie strade commerciali e militari. Si recò poi a Varsavia dove stava lavorando dal 1570 un architetto padovano: Bernardo Morando. Non era il solo padovano a lavorare in Polonia. Lo aveva preceduto Giovan Maria Mosca detto il Padovano che aveva classicizzato Cracovia, modificando le facciate degli edifici, e un certo Pietro di Borbona. A Leopoli, il 1 luglio 1578, Morando firmò con lo Zamoyski il contratto del progetto per la costruzione di Zamosc. Dopo due anni di studi, nel 1580 iniziarono i lavori veri e propri che proseguirono fino al 1600, anno della morte di Bernardo Morando.
Del periodo padovano dell’architetto non c’è traccia in Polonia. Molti studiosi, come il professor Jerzy Kowalczyk, auspicano che prima o poi gli archivi padovani possano far conoscere le origini del Morando, il luogo e la data di nascita. Allora imperava la Repubblica di Venezia che stabiliva anche i regolamenti dell’Università di Padova, dove erano in auge solo due facoltà: Diritto e Scienze. Queste comprendevano Astronomia, Matematica e Medicina. Quando si parla di “architetto padovano” si è alquanto imprecisi poichè la facoltà non era stata ancora istituita. Per maggiori approfondimenti, nel maggio del 2007, mi recai nuovamente a Zamosc per cercare altre notizie su Bernardo Morando. Grazie alla collaborazione della direttrice del museo, signora Maria Rzezniak, ho potuto consultare gli archivi di Zamosc e da varie fonti ho potuto sapere che Bernardo Morando ad un certo punto sposò una signora di nome Katarzyna e da essa ebbe sei figli, 4 maschi e 2 femmine. Diventò sindaco di Zamosc dal 1591 al 1593. La figlia Lidia andò sposa a Stanislaw Abrahamowicz, un orefice armeno, mentre il figlio Gabriel diventò dottore in Diritto a Padova il 10.7.1615. Una volta tornato in Polonia, diventò anche lui sindaco di Zamosc e successivamente vestì l’abito talare. Mutò il proprio cognome in Moranda. Morì nel 1644.
Durante la seconda visita a Zamosc ho potuto consegnare al sindaco Marcin Zamoyski, due lettere credenziali del sindaco Zanonato di Padova e del presidente della Provincia Casarin. In esse i rappresentanti padovani auspicavano l’avvio di un protocollo in cui vengano rinsaldati i vincoli di amicizia tra le due città.
L’amore dello Zamoyski e del Morando per la vecchia Padova ha vinto il tempo. Il palazzo del municipio, le piazze, i portici, le case borghesi hanno tutte un’anima padovana. Le due porte e le mura di cinta con i bastioni si richiamano ai moduli del Maroni. Città disegnata a forma pentagonale, l’insieme delle costruzioni realizzava il concetto umano di città ideale. La residenza dello Zamoyski costituiva la testa, la via centrale alludeva alla colonna vertebrale, l’Accademia e la Cattedrale erano il cuore e il polmone della città. L’arteria principale con le tre piazze rappresentava il ventre, mentre i baluardi difensivi le mani e le gambe. In passato la città ospitò anche ebrei, greci ed armeni. Oggi Zamosc è una vivace cittadina di circa 70 mila abitanti che vive di turismo dal momento che dal 1992 è stata inclusa dall’Unesco nell’elenco delle opere appartenenti al patrimonio mondiale. Quando le guide turistiche iniziano le visite sotto il municipio, la prima cosa che fanno è quella di parlare ai gruppi della città di Padova. Circondata da parchi e da giardini conserva alcuni edifici universitari e pregevoli costruzioni adibiti a museo in un contesto molto apprezzato dai visitatori di tutto il mondo. FRANCO HOLZER
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