“Zogo de l’Oca in Piazza”
IL ZOGO
C’è un vecchio, venetissimo proverbio che spiega alla perfezione le origini del Zogo: “Chi no magna l’oca a San Martin no fa el beco de un quatrin”. La traduzione (“Chi non mangia l’oca a San Martino non fa il becco di un quattrino”) è abbastanza agevole e richiama un’antica tradizione, quella di mangiare l’oca in segno di buon auspicio proprio a San Martino, giorno che segnava la chiusura dell’anno agrario. Un altro detto, “Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino”, fa capire ancor meglio il senso di una ricorrenza che, fino al secolo scorso, era un vero e proprio “Capodanno contadino”, da festeggiare cantando, ballando e soprattutto mangiando in abbondanza. La data dell’11 novembre non era stata scelta a caso e comunque non solo per devozione al Santo, ma anche perché a novembre le oche (il maiale dei poveri) erano ormai grasse a sufficienza per essere mangiate. Alla fine degli anni ’70 la tradizione venne riscoperta dall’imprenditore miranese Sandro Zara, che nell’occasione ideò con il disegnatore Carlo Preti il Zogo de l’Oca de Miran, una versione riveduta e corretta del tradizionale gioco dell’oca dedicata, casella dopo casella, a luoghi, monumenti, ville, personaggi, aneddoti e avvenimenti storici del paese. Nel 1998 la Pro Loco pensò di riportare le 63 caselle su altrettante tavole da 2 metri per 2, rialzate da terra di 80 centimetri, e di disporle attorno all’ovale della piazza a formare una passerella colorata lunga appunto 130 metri. Sei squadre, in rappresentanza di Mirano e delle sue cinque frazioni, si ritrovarono così a giocare a colpi di lanci di dadi, spinte dal tifo incessante del pubblico, assiepato sulle tribune disposte tutte attorno all’ovale, in una sorta di anfiteatro a pochi metri dal campo di gara. Obiettivo delle sei compagini (formate da un capitano, un alfiere per spostare la pedina e otto giocatori per superare le prove richieste dalle varie caselle) l’agognata casella 63, da raggiungere superando non solo gli avversari, ma anche i trabocchetti della sorte, rappresentati dagli “accidenti” disseminati lungo il percorso. Era nato il Zogo de l’Oca in Piazza, appuntamento che da allora si rinnova puntualmente ogni anno.
Curiosi? Fate un salto a Mirano domenica 11 novembre alle 15.30. Anzi no, già che ci siete, arrivate un po’ in anticipo: c’è un mondo a forma d’oca che vi aspetta…
LA FIERA DELL’OCA
Spiegato in questo modo l’ideazione e l’organizzazione del Zogo sembra fin troppo semplice. Ma la fantasia senza fine della Pro Loco e del suo vulcanico presidente Roberto Gallorini ha creato, anno dopo anno, una cornice a dir poco straordinaria, di cui il Zogo è solo il culmine. Per tutto il fine settimana, infatti, il cuore di Mirano torna indietro di cent’anni: le vie attorno a Piazza Martiri vengono invasi dalla Fiera dell’Oca, piccolo mondo dalle mille attrazioni, che permette al visitatore di immergersi nella festa prima dell’inizio del Zogo e di prolungarne la magia dopo la sua conclusione, dal sabato alle 15.30 fino alla sera di domenica. Uno sfondo perfetto per gli eventi paralleli, come ad esempio, alla domenica mattina, l’elezione di Miss Oca, che sarà scelta quest’anno tra più di venti, splendide razze.
Oltrepassare il portale di via XX Settembre è come prendere la macchina del tempo: si entra infatti in un allegro paesotto dei primi del ‘900 immerso nella sua fiera, ricostruito alla perfezione nei minimi particolari, dai banchi di legno con i grandi teli bianchi alle insegne pubblicitarie, dalle luminarie alla giostra dei cavalli. Giorni di festa in cui cadeva la regola non scritta“contadini so’ dai ponti” (contadini giù dai ponti). Per tutto il resto dell’anno, infatti, c’era un confine tacito e invalicabile tra la piazza dei signori, a cui si poteva accedere solo attraversando dei ponti, e la campagna, “regno” dei contadini. Ma nei giorni di festa il confine cadeva e anche i più poveri, con l’abito buono recuperato in qualche modo, potevano girare liberamente.
Ci sono anche loro, dunque, alla Fiera dell’Oca, che si snoda fino a via Barche e Piazza delle Erbe, giù giù verso quel bacino sul fiume Muson. Per le strade passeggiano infatti decine di attori e comparse: strilloni con l’ultima edizione del Gazzettino, carabinieri in gran divisa, servette, signorotti con nobildonna al braccio, venditori ambulanti, musici e giocolieri. Tutti rigorosamente in abito d’epoca, perfettamente calati nella parte, incuranti della curiosità che destano ad ogni passo tra visitatori nostrani e foresti. Perdere la testa alla Fiera dell’Oca è un “rischio” molto concreto: impossibile non farsi travolgere dal tourbillon di colori, profumi, suoni, tra le ciacole (chiacchere) degli amici che si ritrovano e il suono allegro della banda o di qualche saltimbanco.
All’Ocaria, il mercato vero e proprio, si trova davvero di tutto e di più, dagli oggetti utili per la vita domestica di tutti i giorni alle merci più strane e curiose. Tutto, ovviamente, nel segno dell’oca. Fare un elenco completo di quanto si può acquistare è praticamente impossibile. Ci saranno come sempre i banchi gastronomici, alcuni provenienti da patrie dell’oca come Mortara e Palmanova, dove i palati dei più golosi saranno deliziati da leccornie di ogni tipo a base d’oca: spek, prosciutto, salsicce, foie gras, salame, ciccioli, patè. E poi i banchi per i collezionisti, con gli oggetti più svariati, tutti rigorosamente creati in esclusiva per la manifestazione. Si va dalle oche di tutte le dimensioni e materiali agli oggetti di uso quotidiano, perfetti per dare un tocco di originalità alla propria casa: grembiuloni da cucina, canovacci, tovaglie, tovagliette. piatti, tazze, tazzine. E ancora lavagne, cornici, scatole, stampe. Per non dimenticare l’Osteria dell’Oca, luogo perfetto per incontrarsi e per assaggiare qualche prelibatezza a base d’oca, preparata magari da un mago della cucina come il celebre chef Germano Pontoni.
SOGNI DI SETA
Se i contadini, come si diceva, per una volta attraversano i ponti e prendono possesso del cuore del paese, per una curiosa legge del contrappasso a restare “so’ dai ponti” toccherà quest’anno ai signori. Un destino accettato comunque con estrema eleganza, noblesse oblige. Poco fuori dal Ponte Felice, un tempo principale via d’accesso alla piazza, sorge infatti la splendida Barchessa di Villa Giustinian Morosini, immersa nel verde dell’omonimo parco, che ospiterà dal 3 all’11 novembre la Mostra d’abiti antichi “Sogni di Seta”. L’esposizione, curata dalla collezionista Camilla Colombo, è un meraviglioso viaggio tra pezzi originali del primo ‘900, da fare tutto a bocca aperta: difficile porsi diversamente dinnanzi a veri e propri gioielli di sartoria perfettamente conservati, che più di tante parole spiegano l’atmosfera di ottimismo e spensieratezza che caratterizzò l’alba del secolo scorso.
I veloci passi avanti della scienza e dell’industria, celebrati dalla grande Esposizione Universale di Parigi del 1900, avevano diffuso una grande fiducia nel futuro, che trovava espressione nell’arte (a partire dal neonato cinema) e in un desiderio sfrenato, per chi poteva permetterseli, di divertimenti, feste, ricevimenti lussuosi: era la Belle Epoque, che proprio nella moda trovò una delle sue massime espressioni.
A tutto ciò riporta “Sogni di seta”, che presenterà oltre trenta abiti, pezzi unici davvero d’altri tempi. A far la parte da leone, ovviamente, i vestiti da donna: abiti da giorno, da salotto, da sera (per una signora altolocata era disdicevole farsi trovare con lo stesso abito in momenti diversi della giornata…). E ancora tailleur, soprabiti, lingerie, vestiti da sposa. Persino le vestaglie da camera erano veri e propri pezzi d’alta moda, curati nei minimi particolari tra cascate di pizzi e nastri di raso. Una sezione, data la concomitanza con il Zogo, sarà dedicato agli abiti per le attività ginniche e sportive, tra calzoni al ginocchio per lui e ampie gonne lunghe fino ai piedi per lei: un abisso rispetto alle divise ipertecnologiche e ridotte al minimo degli sportivi dei giorni nostri... Ampio spazio sarà infine riservato a decine di accessori tra guanti, scarpe, cappelli, porta ventagli, un mondo a parte tra cui scoprire mille curiosità: lo sapevate, ad esempio, che fino ai primi decenni del ‘900 un paio di scarpe non aveva un destro e un sinistro, ma era composto da pezzi identici che solo l’uso adattava in qualche modo al piede?
“Sogni di seta” è dunque una proposta che idealmente completa la Fiera dell’Oca, presentando un ulteriore spaccato su un’epoca dalle mille sfaccettature come i primi anni del ‘900. Ma allo stesso tempo si impone come un evento di risonanza nazionale che, data la sua unicità e prestigio, non può che porsi come a sé stante. Perfetto, insomma, per celebrare il decennale Zogo.
MIRANO E DINTORNI
Il week-end di San Martino può essere l’occasione per conoscere più da vicino Mirano, per poi ritornarci magari in occasioni di una delle tante manifestazioni organizzate dalla Pro Loco lungo tutto l’arco dell’anno, come la Festa dei Fiori (il 25 aprile di ogni anno), o la Festa del Radicchio Rosso di Treviso (la seconda domenica di gennaio), o ancora il Mercatino di Natale (8 e 9 dicembre) .
L’EREDITA’ DEL PASSATO
Situata nel cuore della campagna veneziana, al centro del triangolo Venezia-Padova-Treviso, Mirano è oggi una vivace cittadina ricca di attività commerciali e sede di tutti i principali servizi del suo comprensorio. Ma le ampie distese di campi che la circondano, solcate dalle lunghe strade rettilinee che si incrociano ad angolo retto tipiche del graticolato romano, “tradiscono” la sua origine contadina. Fino a pochi decenni fa, infatti, Mirano era un paesotto di campagna, ricco di vestigia e segni di un passato all’ombra delle signorie padovane prima, veneziane poi.
In particolare restano ancora evidenti le tracce dei secoli passati sotto il governo della Repubblica di Venezia. Fu in quel periodo che Mirano venne dotata di un sistema di mulini per la macinazione dei cereali, consentendo floridi traffici con le città vicine grazie anche alle regolazioni fluviali del Muson, del Taglio e del Brenta. Tracce di questi traffici del passato sono ancora oggi visibili nel bacino delle Barche, dove appunto arrivano e partivano i barconi, e nella Dogana, dove le merci venivano pesate e controllate prima di entrare in paese.
I vari corsi d’acqua erano poi la porta tramite cui giungevano a Mirano i nobili veneziani, che nelle proprietà dell’entroterra erano soliti trascorrere lunghi periodi di riposo. Questo spiega l’esistenza, nel Miranese e nella vicina Riviera del Brenta, di numerosi e splendidi esempi di ville patrizie del periodo compreso tra il ‘500 e il ‘700, nella maggior parte dei casi circondati da lussureggianti parchi in cui tutt’oggi crescono piante di tutti i tipi.
UNA TERRA TUTTA DA SCOPRIRE
Data la collocazione posizione geografica, Mirano è un ottimo “campo-base” per godibilissime escursioni in tutto il territorio circostante. Per restare nelle immediate vicinanze, oltre alla già citata Riviera del Brenta con le sue meravigliose ville, ricordiamo anche Noale, tipico esempio di cittadella medievale, con le rovine dell’antica Rocca simbolo di un passato non proprio pacifico sotto il dominio dei Tempesta. Allontanandosi di qualche chilometro è poi possibile raggiungere in brevissimo tempo città d’arte quali Venezia (a 20 km), Padova (25 km) e Treviso (26 km): visti i nomi ogni presentazione ci pare superflua. In questi ultimi casi, l’alloggio a Mirano è sicuramente la soluzione più vantaggiosa, sia per la posizione, sia per il rapporto qualità-prezzo: gli alberghi non mancano, alcuni dei quali ricavati da antiche ville immerse nel verde a poche centinaia di metri dal centro. Se avete in programma una gita nei dintorni, fate un salto a Mirano, magari in occasione del “Zogo dell’oca in piazza”; oppure viceversa potete partire dal Zogo per una bella escursione tra l’arte, la cultura e le tradizioni della pianura veneta. In ogni caso visitate Mirano: non ve ne pentirete, parola… di oca!
Per qualsiasi informazione rivolgersi alla PRO LOCO di Mirano
Tel. +39 041 432433
Fax +39 041 5702138
e.mail: gallorini.roberto@tin.it
www.giocodelloca.it
La Fiera inizia alle ore 15.30 del sabato e prosegue per tutta la giornata della domenica, ingresso libero.
Il Zogo inizia alle ore 15.00 della domenica, entrata a pagamento.
Prevendita biglietti: negozio d'abbigliamento Asya, via Gramsci n. 76 - Mirano, tel. 041.5702352 oppure sabato e domenica al botteghino in piazza Martiri.
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