Master Energia in Gioco
La classe del liceo veronese, guidata dal docente di chimica Giuliano Lazzarin, era riuscita ad aggiudicarsi il Master offerto da Enel ottenendo uno dei dieci migliori risultati nel questionario online che valutava le competenze scientifiche degli studenti. Il corso si è tenuto tra aprile e maggio nelle aule dello stesso Istituto superiore veronese: circa quaranta ore di lezione tenute da Silvia Lampis, ricercatrice in Microbiologia presso il Dipartimento Scientifico e Tecnologico, diretto dal professor Giovanni Vallini.
Partendo dal tema più ampio del “Suolo” gli studenti hanno sviluppato, anche in via sperimentale, un “modello” di Macrobial Fuel Cell ovvero una batteria in grado di convertire in energia elettrica, l’energia chimica contenuta in rifiuti organici biodegradabili. Ciò grazie all’impiego di batteri in grado di trasferire direttamente all’anodo della pila in questione gli elettroni derivanti dalla degradazione della materia organica utilizzata. «In condizioni naturali i batteri, per respirare, trasferiscono gli elettroni all’ossigeno producendo acqua e anidride carbonica – spiega il professor Giovanni Vallini, ordinario di Microbiologia -. La Macrobial Fuel Cell, suddivisa in due comparti da una membrana permeabile, consente ai batteri di degradare la materia organica in assenza di ossigeno. Gli elettroni generati, attraverso un circuito esterno, fluiscono dall’anodo al catodo, dove in presenza di ossigeno reagiscono con l’idrogeno, passato attraverso la membrana, formando acqua. Il perdurare di questa reazione genera una corrente elettrica pulita e rinnovabile».
«L’interesse e l’entusiasmo dimostrato dagli alunni è stato sorprendente – rivela Silvia Lampis – e sono stati gli stessi ragazzi a insistere affinché il master comprendesse anche una parte sperimentale». Una sezione che è stata prontamente integrata nel programma, come spiega la stessa ricercatrice: «Alcuni degli studenti hanno aggiunto al master qualche ora in laboratorio, dove hanno costruito delle celle microbiche differenti per dimensioni e per materiale impiegato come combustibile». In questo modo la tesi finale è stata arricchita da dati sperimentali di prima mano, un pregio che è valso agli studenti del liceo veronese il primo premio del concorso nazionale.
«È la dimostrazione – ha commentato il professor Vallini – che anche argomenti complessi possono essere spiegati attraverso semplici esperimenti pur mantenendo il necessario rigore scientifico».
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