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Guido Cagnacci protagonista del Seicento

26/11/2007
Tutti lo ricordano come l’artista che meglio ha saputo trasporre sulla tela la morbida sensualità del seno femminile. Cagnacci è certo anche questo, ma dove egli diventa veramente irraggiungibile è quando, come avviene nei “quadroni di Forlì” con la “Gloria di San Mercuriale e di San Valeriano”, egli crea scenografie di cieli tersi, impossibili eppure reali, per grandi storie religiose. Guido cagnacci nasce a Santarcangelo di Romagna nel 1601 e muore a Vienna nel 1663. Le fonti lo definiscono inquieto e litigioso, capace di passioni violente e scosso da profonda spiritualità, continuamente errante: da Rimini a Bologna, a Roma, a Forlì e poi a Venezia e infine a Vienna. Volta a volta in compagnia di giovani donne che gli facevano da modelle e che per passare inosservate si vestivano da uomo. Ammirato e reietto ad un tempo in una Italia che entrava appieno nel Barocco e nella Controriforma.

A questa sua indole, a questa mescolanza di passione e spiritualità, al fatto di essere stato alla scuola di molti, senza divenire mai discepolo di alcuno si debbono capolavori che superano ogni classificazione. Tra il naturalismo drammatico di Caravaggio e la bellezza virtuosa di Guido Reni.

Del Seicento egli fu protagonista, non testimone o semplice comprimario, ma protagonista. Come un iperrealista dei nostri giorni lo affascinava l’enigma delle cose. Riuscì a rendere visibile il vero dei sentimenti, delle emozioni, a raccontare l’anima figurando il corpo.

La Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con l'Amministrazione comunale di Forlì dedicherà a Guido Cagnacci la più organica e ampia retrospettiva sino ad oggi allestita in Italia.

“Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni” fa seguito alle fortunate esposizioni forlivesi dedicate a “Marco Palmezzano, il Rinascimento nelle Romagne” e a “Silvestro Lega, i Macchiaioli e il Quattrocento” e aprirà i battenti il prossimo 20 gennaio, in San Domenico.

La mostra costituirà la più grande monografica nazionale dedicata al pittore. La mostra, con oltre 80 opere, ricostruirà gli inizi della sua attività nella sua terra natale, già toccata da fermenti naturalistici, per poi accompagnarlo a Roma, dove Cagnacci si recò a più riprese in compagnia di Guercino, venendo in contatto con le opere di Caravaggio e dei suoi seguaci. In questo modo egli maturò convinzioni che si esplicano intanto nelle bellissime opere sacre realizzate per le chiese riminesi e che non verranno meno neanche quando la fama ormai raggiunta lo portò a Bologna, dove si misurò con i risultati raggiunti da Guido Reni, promotore di una pittura fortemente idealizzata da cui Cagnacci desume una nuova monumentalità ma senza che le sue immagini perdano fisicità e spessore carnale.

Per evidenziare le peculiarità di tali esperienze, la mostra affiancherà ai capolavori giovanili di Cagnacci dipinti del Caravaggio e dei suoi seguaci, da Vouet a Van Honthorst, da Serodine ad Orazio e Artemisia Gentileschi, a Lanfranco, nonché di Guido Reni e di Guercino. In seguito Cagnacci privilegerà soggetti profani e soprattutto di nudo femminile che gli procureranno grande fama e lo porteranno a lavorare in ambienti segnati da una grande libertà, prima a Venezia e poi a Vienna. Grande rilievo sarà riservato anche a questa fase dell'attività pittorica di Cagnacci.

Curatori della mostra e del catalogo sono i professori Antonio Paolucci e Daniele Benati.

Nel Comimato scientifico figurano anche studiosi come Marco Bona Castelletti, Mina Gregori, Ezio Raimondi, Giovanni Gentili, Wolfang Prohaska, Lorenza Mochi Onori, Sir Denis Mahon.

La mostra prevede l’esposizione di più di settanta opere, provenienti da importanti musei italiani e stranieri. Curatori dell’allestimento sono gli Studi Wilmotte et Associes di Parigi e Lucchi & Biserni di Forlì.

Il percorso espositivo si articolerà all'interno delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico, recentemente restaurato, dove si sono tenute le due precedenti mostre.

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