Cima: per cambiamenti crolla raccolto made in Italy
26/11/2007
Con una riduzione record dei raccolti per olio (-17 per cento), vino (-12 per cento), frutta e agrumi (-5,4 per cento) i cambiamenti climatici si sono già fatti sentire sulla produzione agricola Made in Italy senza attendere le proiezioni allarmanti dell’Ipcc . E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che complessivamente le coltivazioni vegetali fanno registrare secondo le previsioni Ismea un calo di produzione medio del 4,4 per cento nel 2007 dopo che sia l'inverno che la primavera avevano fatto segnare i rispettivi primati stagionali degli ultimi 200 anni per l'elevata temperatura mentre l'estate si era classificata per il caldo nella top ten dei due secoli sulla base delle analisi preliminari dell'Istituto di Scienze dell'atmosfera del clima del Cnr (Isac-Cnr). Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una situazione che anticipa gli effetti che i cambiamenti climatici strutturali possono provocare sulla competitività del Made in Italy che fonda buona parte del suo successo sul territorio e la buona cucina. L'aumento delle temperature provoca infatti anche la migrazione dei prodotti tipici verso nord con un processo che è in realtà in Italia si sta già verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, le prime arachidi che sono state raccolte nella Pianura Padana dove si coltivano grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta. Ma i cambiamenti climatici in corso si manifestano anche - sottolinea la Coldiretti - con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive, l'aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione della riserve idriche. Si tratta di processi - continua la Coldiretti - che rappresentano una nuova sfida per l'impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un impegno che va accompagnato - conclude la Coldiretti - da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese dal protocollo di Kyoto anche con lo sviluppo di alternative energetiche che l’agricoltura italiana può offrire.
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