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A Caorle la più grande area naturalistica dell'Adriatico

06/12/2007
Il comprensorio di Valle Vecchia di Caorle, 900 ettari bonificati tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, diventerà la più grande area rinaturalizzata di tutto l’Adriatico e probabilmente d’Europa, recuperando gran parte delle caratteristiche originarie di zona umida. Uno specifico protocollo d’intesa è stato sottoscritto a Caorle dal presidente del Veneto Giancarlo Galan (La regione è proprietaria dell’area), dal sindaco Marco Sarto, dall’amministratore unico di Veneto Agricoltura Corrado Callegari (l’Azienda ha in gestione Valle Vecchia, dove esistono tra l’altro un’azienda agricola sperimentale e un centro di informazione naturalistica) e da Gianluigi Martin presidente del Consorzio di Bonifica Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento (che gestisce la regimazione della acque).

“E’ la più importante iniziativa verso la realizzazione del Terzo Veneto – ha sottolineato Galan – che sarà un Veneto più bello del quale Vallevecchia diventerà un’autentica perla”. “E’ una giornata storica, un sogno che si realizza – ha affermato dal canto suo il sindaco Moro, discendente di una famiglia di pescatori – sostenuto da tutta la comunità di Caorle”. “Questo non è “un” progetto naturalistico – ha ribadito Galan – ma “il” progetto naturalistico della Regione del Veneto, perché non è vero che si è difensori dell’ambiente se non si fa nulla e si abbandona tutto a se stesso: si crea ambiente e lo si rivitalizza intervenendo per valorizzarlo e renderlo fruibile. Qui c’è qualcosa di unico, che rappresenta una vera ricchezza per tutti, e chi dice che rinaturalizziamo Valle Vecchia per fare darsene, alloggi e alberghi è un imbecille. La natura lasciata a se stessa diventa incuria: senza l’uomo c’è solo morte”.

Valle Vecchia, già interessata tra gli anni 1994 e 2004 da interventi di naturalizzazione di parte dei terreni, finanziati dalla Regione, e riconosciuta dalla Comunità Europea, come Zona di Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria, verrà dunque completamente rinaturalizzata, ricreando l’ambiente lagunare originario e tutti gli habitat che lo compongono, con oggettivi benefici ambientali ma anche con valenze di carattere economico – turistico, rispetto alle due spiagge venete che le stanno a fianco (Caorle e Bibione) che superano annualmente i 10 milioni di presenze. Sarà infatti un motivo assolutamente unico di ulteriore di attrattiva, dove però saranno gli uomini “in gabbia” per vedere la natura come sa esprimersi, mentre saranno gli animali ad essere liberi.

Nei prossimi sei mesi sarà redatto lo studio di fattibilità dal quale passare alla progettazione, con la valutazione di un Comitato Tecnico Scientifico Consultivo. Il tutto si concreterà nei prossimi anni con il “riallagamento” controllato, in due fasi, della zona Est e della zona Ovest, ciascuna delle quali del costo previsto di 15 milioni di euro. I primi lavori potrebbero prendere il via nel 2009. Il protocollo fissa gli impegni reciproci degli enti sottoscrittori per raggiungere questo obiettivo”. Si tratterà ora di reperire le risorse finanziarie necessarie, ma – ha fatto presente Galan – i soldi non sono un problema: lo sono le idee e la volontà di fare, e qui tali elementi ci sono e sono concordi. Per quanto mi riguarda cercherò di fare in modo che vengano da fondi europei”.

A chi gli chiedeva con quali regole sarebbe stato disciplinata l’area rinaturalizzata Galan ha ribattuto che a tutelare la natura è la volontà di difenderla non le regole e i vincoli, che pure non mancheranno per evitare eccessi nella visitazione della zona. “In alcuni casi sarebbe anzi meglio che ci fosse qualche regola in meno e si salverebbe di più – ha aggiunto – come sulla questione dei Casoni, che certe norme vorrebbero ancora con il pavimento in terra battuta, mentre sopravvivono e sono elemento di richiamo se la gente ci vive e li utilizza. Altrimenti non difendiamo l’ambiente ma creiamo un museo etnografico, che è altra cosa”.

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