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Vitigno come Sansone: attenzione alle cimature drastiche

07/12/2007
Una chioma fluente non seduce solo all’occhio, ma garantisce un maggior irradiamento ed è dal sole che la foglia trae forza, vigore e zuccheri. Meglio conservare intatta la chioma, dunque, evitando cimature drastiche che avrebbero gli stessi effetti delle forbici di Dalila sui capelli di Sansone. Attenzione al taglio e alle modalità di allevamento scelte per il vigneto che dovranno favorire la maggior esposizione possibile delle foglie al sole e varieranno dunque, da località a località. Bando alle mode, occhio a sole e vento per coniugare qualità e quantità nella produzione dei vini e acquisire così un importante vantaggio competitivo dal punto di vista commerciale. Questo, in estrema sintesi, il messaggio emerso dal convegno tecnico “gestione della chioma: aspetti di base ed applicazioni tecniche” promosso giovedì 6 dicembre nella sala consiliare di Sona dal Consorzio Tutela Vino Bianco di Custoza nell’ambito del 7° concorso dei passiti di Custoza, organizzato dal Comune e dalla Pro Loco di Sona, con il consorzio e con l’Associazione Strada del Vino Bianco di Custoza.

Cesare Intrieri, docente di viticoltura all’università di Bologna, è partito dal presupposto che, per ottenere una perfetta maturazione dei grappoli, occorre prestare la massima attenzione a ogni parte funzionale della pianta: “I risultati delle ricerche oggi disponibili, sviluppate a partire dai fattori fisiologici e ambientali che influenzano l’assimilazione della luce da parte delle singole foglie e dell’intera chioma della vitis vinifera, ci permettono di impiegare le strutture portanti più utili e le pratiche colturali che possono migliorare l’efficienza produttiva e la qualità dei vigneti moderni” ha spiegato l’esperto. Per quanto riguarda le foglie della vite, ad esempio, esiste una stretta correlazione tra la quantità di energia luminosa che ricevono e l’attività di fotosintesi clorofilliana che possono sviluppare e che si rivela strategica per aumentare la concentrazione di zuccheri, che poi si spostano verso i grappoli.

Per riuscire a stimolare un processo virtuoso nel vigneto, un ruolo fondamentale lo giocano le forme di allevamento scelte; pratiche agronomiche come le potature, le cimature e le defogliazioni vanno valutate accuratamente. Nulla, insomma, va lasciato al caso né alla facile imitazione di casi felici in paesi analoghi a prescindere dal clima e dalle peculiarità territoriali specifiche. Intrieri ha inoltre sottolineato come, utilizzando strumenti di rilevazione molto sofisticati, sia possibile valutare e, quindi, modificare le chiome del vigneto in modo da incrementare i processi di sintesi clorofilliana.

Soddisfazione per il Consorzio di Tutela Vino Bianco di Custoza, interessato a valorizzare la qualità dei suoi vini e, nel contempo ad aumentarne la visibilità presso i consumatori.

7° concorso dei passiti di Custoza: le altre iniziative.

Il convegno tecnico si inserisce nel nutrito carnet di iniziative ideate dal Consorzio di Tutela Vino Bianco di Custoza in occasione del 7° concorso dei passiti di Custoza. In programma, sabato 15 dicembre, nella sala consiliare di Sona, alle 10.30, la tavola rotonda “Le uve del Custoza per il passito: tecniche di appassimento delle uve”, che prevederà interventi del prof. Roberto Ferrarini, docente di enologia al dipartimento di scienze tecnologie e mercati della vite e del vino, di Cesare Pillon, giornalista e scrittore, di Nicola Frasson, di Slow Food, e del giornalista Morello Pecchioli.

Dalla teoria alla degustazione grazie al 7° Concorso dei passiti di Custoza, che sarà avviato oggi alle 10.30 nella sala consiliare di Sona. In gara una ventina di aziende della Doc: tra i campioni un solo passito dell’annata 2006 e, in stragrande maggioranza, del 2003 e 2004. Domenica 16 dicembre i vini saranno proposti al pubblico dalle 15 alle 20, in abbinamento a dolci della tradizione. Alle 17 è prevista la premiazione delle aziende vincitrici.

Il Custoza Doc è prodotto in nove comuni nella zona tra Lazise e Peschiera su un terreno morenico attorno all’antica cittadina di Custoza, il cui nome deriva da “stazione di guardia e custodia”, risalente al XIII. I vigneti del Custoza Doc sono dislocati su terreni derivati dal grande sistema glaciale atesino e si estendono su 1200 ettari.

Il Bianco di Custoza o Custoza Doc è un vino ottenuto da Garganega (20-40%), Trebbiano Toscano (20-45%) e Tocai Friulano localmente detto trebianello (5-30%). Il rimanente 20-30% può prevedere, da soli o congiuntamente, Cortese, Malvasia, Riesling Italico, Pinot Bianco, Manzoni bianco (sinonimo Incrocio Manzoni 6-0-13), e Chardonnay. La Doc prevede quattro tipologie: il Custoza, il Custoza Superiore, il Custoza Spumante e il Custoza Passito.

Il Custoza Doc è un vino secco dal profumo intenso, fruttato e leggermente aromatico. Al palato rivela freschezza, morbidezza e una gradevole sapidità che lo rendono ideale in abbinamento ad antipasti di pesce e a primi piatti della tradizione gastronomica locale.

Un vino ricco di storia, che ha goduto apprezzamenti da parte di papi, generali e letterati fin dal Cinquecento.

Le aziende aderenti al consorzio sono 611: 494 viticoltori, 66 vinificatori e 51 imbottigliatori. La produzione potenziale è di 180.000 q di uva. In media ogni anno vengono prodotti 115.000 hl di vino: il 70% è Bianco di Custoza Doc, il 25% riguarda la tipologia Superiore, il 4% la tipologia spumante e l’1% il passito. Si tratta di 10-12 milioni di bottiglie all’anno, per un giro d’affari pari a circa 36 milioni di euro all’anno. Il 75% delle vendite viene totalizzato in Italia, il rimanente 25% all’estero e, in particolare, in Germania, Austria e Inghilterra.

Consorzio Tutela Vino Bianco di Custoza D.o.c, P.zza Matteotti, 8 - 37011 Bardolino (Vr)

Tel. 045.6212.567 – Fax 045.7210.820

Sito internet: www.vinocustoza.it mail: info@vinocustoza.it

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