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“L’emergenza Po non è finita, eppure l’abbiamo dimenticata

12/12/2007
“Siamo a dicembre e dell’emergenza Po non parla più nessuno…. fino alla prossima crisi. I problemi del più grande fiume italiano, asse idrico portante della pianura padana sono ancora tutti lì, senza nessun concreto intervento verso una prima, seppur parziale soluzione: calo di portata, bacinizzazione dell’alveo, risalita del cuneo salino; ognuno di questi aspetti comporta gravi conseguenze: siccità, aumento del rischio idrogeologico, pesanti danni all’agricoltura. In Italia si deve cambiare registro, pena gravi riflessi ambientali ed economiche ad iniziare dalla mancata valorizzazione di una risorsa unica, come il nostro territorio”: la provocazione arriva da Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, a margine della Conferenza Organizzativa delle Unioni Regionali Bonifiche di Lombardia e Piemonte, svoltasi a Milano.

“In Lombardia – aggiunge Gargano – il 9,5% della superficie regionale, interessante però il 59,1% dei comuni, è giudicata ad alto rischio idrogeologico dal Ministero dell’Ambiente, che, ancora nel 2003, indicò in 3.300 milioni di euro, il fabbisogno per la messa in sicurezza del territorio locale; la realtà è che dal 1998 al 2003 sono stati destinati al bacino del fiume Po, quindi anche alla Lombardia, solo 345 milioni di euro. Da allora praticamente nulla più; in compenso, tra il 1999 ed il 2005, sono stati spesi oltre 127 milioni di euro per riparare danni da sinistri di causa naturale.

Analoga, se non peggiore, è la situazione del Piemonte dove ad alto rischio idrogeologico è l’11,7% del territorio, interessante l’86.5% dei comuni. Il Ministero dell’Ambiente, sempre nel 2003, stimò un fabbisogno per salvaguardia idrogeologica, pari a 4.800 milioni di euro; anche qui, nel periodo 1998-2003, è stato solo speso parte dello stanziamento di 345 milioni di euro, destinati al bacino del fiume Po ma, in compenso, tra il 1999 ed il 2005 sono stati utilizzati 8,85 milioni di euro per riparare danni da calamità naturali.

Ad aggravare la precaria situazione di equilibrio idrogeologico, accentuando il rischio di alluvioni e frane, è la costante perdita di Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.), trasformata perlopiù in aree urbanizzate con aggravio di problemi idraulici; dal 1990 al 2003, la S.A.U. è calata del 14,5% in Lombardia e addirittura del 17,8% in Piemonte. Continuando questo trend e ad oggi non c’è motivo per dubitarne, nel 2016, in Lombardia, la S.A.U. persa rappresenterà il 12,5% dell’intera superficie regionale, pari ai comprensori dei 5 Consorzi di bonifica mantovani più quello dell’ente consortile Muzza Bassa Lodigiana; in Piemonte, nel 2013, la perdita di S.A.U. rappresenterà il 14,3% della superficie regionale, vale a dire i comprensori dei tre più grandi enti consortili locali: l’Associazione Irrigazione Est Sesia, l’Associazione Irrigazione Ovest Sesia ed il Consorzio di bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese.

E’ di fondamentale importanza- conclude Gargano – che si assuma la consapevolezza che la sicurezza idrogeologica deve essere assunta come priorità per il Paese, perché è condizione indispensabile per qualsiasi ipotesi di sviluppo.”

GRAZIE

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