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Tutti i dati sui rifiuti urbani: Green Book di Federambiente

14/12/2007
Non solo emergenze. Parlare di rifiuti urbani significa anche parlare di un comparto industriale in crescita e sempre più solido, nonostante le incertezze normative e le problematiche legate alla localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento. Un settore fotografato, nei suoi aspetti economici e finanziari, dal Green Book – Aspetti economici della gestione dei rifiuti in Italia di Federambiente, giunto alla seconda edizione e realizzato, come il precedente, da Utilitatis pro acqua energia ambiente, istituto di ricerca specializzato nei temi dei servizi di pubblica utilità. Lo studio, che è stato presentato a Milano, contiene un’accurata analisi di tutti i dati disponibili sul settore ed è di fatto uno strumento unico nel panorama italiano.

Il Green Book 2007 fornisce un quadro sintetico ma esauriente dell’economia dei rifiuti, evidenziando con la forza dei numeri le caratteristiche di un comparto industriale dalla sempre più forte caratterizzazione imprenditoriale, all’interno del quale le imprese pubbliche associate a Federambiente giocano un ruolo da leader: la quota dei rifiuti raccolti dalle imprese pubbliche cresce dal 61,7% del 2001 al 70,7% del 2005. Le imprese pubbliche gestiscono il servizio nel 46% dei comuni (59% della popolazione), mentre il 34% dei comuni (30% della popolazione) è affidato a operatori privati e il restante 20% (11% della popolazione) è gestito direttamente dagli enti locali (nel 1996 era il 45%). Le imprese pubbliche si caratterizzano per equilibrio nei conti, trasparenza di gestione, efficienza e qualità del servizio. La crescita della loro quota di mercato appare quindi frutto della loro affidabilità e correttezza in un settore purtroppo inquinato da infiltrazioni della criminalità organizzata, traffici illeciti, smaltimenti abusivi.

I temi esplorati spaziano dalla tradizionale analisi della dinamica dei volumi prodotti all’esame dell’evoluzione della spesa e del ricavo per il servizio d’igiene urbana; dalla verifica campionaria dei prezzi praticati all’utenza laddove è avvenuto il passaggio da tassa a tariffa all’approfondimento sulle modalità di gestione del servizio; dallo sviluppo dei profili industriali d’un campione d’operatori del settore, esteso anche ai principali player stranieri, all’analisi dei corsi azionari dei gestori quotati, fino alla validazione dei dati presentati, avvenuta anche attraverso l’impiego di strumenti statistici, come la Backward Regression, volti a far emergere le variabili in grado di spiegare l’evolversi dei fenomeni osservati nell’economia dei rifiuti.

LO SCENARIO COMUNITARIO Il settore della gestione dei rifiuti è ormai da più di trent’anni al centro della politica comunitaria: un quadro di regole ulteriormente arricchito dalle recenti novità legislative proposte nell’ambito del VI Programma d’azione dell’UE. La complessità delle disposizioni generali di carattere settoriale ha trovato un ulteriore complemento nella recente adozione della comunicazione interpretativa in materia di servizi d’interesse generale. Gli elementi che ne emergono offrono alla riflessione del lettore le prospettive di crescita del comparto nel contesto competitivo europeo e stimolano considerazioni su quale sia il disegno strategico ottimale da pianificare per l’industria dei rifiuti italiana.

LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI La sezione del volume dedicata a questo aspetto utilizza lo schema classico dello sviluppo dei quantitativi raccolti e la successiva ripartizione del flusso in funzione della destinazione finale, attingendo ai dati ufficiali dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) e dell’Osservatorio nazionale sui rifiuti (ONR).

I COSTI E I RICAVI Le grandezze dei Certificati di conto consuntivo dei Comuni relative a costi (che si attestano a 7 miliardi di euro nel 2005) e ricavi (circa 6,4 miliardi di euro) segnano entrambe una crescita, dovuta per le prime all’innalzamento della spesa corrente a fronte d’una riduzione di quella in conto capitale; le seconde sono conseguenza diretta dei recuperi d’efficienza che hanno creato un favorevole innalzamento della copertura dei costi, passando da un valore inferiore all’82,7% nel 1998 al 91,5% nel 2005. Il dato presenta marcate differenze territoriali, nonostante si rilevi una tendenza alla convergenza, attestandosi su valori superiori al 96% nel Nord e inferiori all’85% al Sud e nelle isole.

LE IMPRESE E LA BORSA Il focus sugli operatori del settore considera le imprese quotate e un campione delle aziende rappresentative dei principali capoluoghi. L’analisi, che rimanda all’appendice del volume l’approfondimento descrittivo del profilo industriale per singolo soggetto gestore, evidenzia il legame positivo esistente tra il margine operativo lordo e l’incidenza degli investimenti, a indicare che al migliorare delle performance dell’EBITDA le marginalità sono indirizzate verso l’attività d’investimento.

GLI ASPETTI FINANZIARI A conclusione della ricerca è stata condotta un’analisi finanziaria confrontando gli andamenti degli indicatori sintetici di public utilities internazionali (il DJ 1800 Stoxx Utility), europee (il DJ Euro Stoxx Utility) e italiane (il Datastream Utility Italia) con un indicatore riferito alle imprese operanti nel comparto ambientale. I risultati mostrano che gli scostamenti di quest’ultimo indicatore dal trend medio del periodo esaminato sono simili a quelli evidenziati dagli altri tre. Questo risultato sembrerebbe indicare che le performance delle quotazioni degli operatori italiani non hanno una significativa relazione rispetto alle politiche regolatorie che si sono avvicendate negli ultimi tempi.

I contenuti del Green Book sono stati illustrati dal direttore di Utilitatis, Lorenzo Bardelli. Alla presentazione hanno partecipato, oltre all’assessore all’Arredo urbano del Comune di Milano, Maurizio Cadeo, il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Roberto Barbieri; il presidente di Confservizi Lombardia, Giovanni Bordoni; il presidente della commissione tecnica Spesa pubblica del ministero del Tesoro, Gilberto Muraro; il rappresentante della Banca centrale degli investimenti Lars Anwandter; I presidenti di AMSA Milano, Hera Ravenna e di ASIA Napoli, Sergio galimbertiFilippo Brandolini e Pasquale Losa; il direttore generale di ENIA Reggio Emilia, Nino Simonazzi. I lavori sono stati conclusi dal presidente di Federambiente, Daniele Fortini.

“La dimensione economica e finanziaria del comparto – a detto fra l’altro Fortini –, le caratteristiche industriali delle imprese e la cultura imprenditoriale che in esse risiede costituiscono un patrimonio di primaria importanza per il nostro paese. Il perseguimento degli obiettivi fissati in sede d’Unione Europea per garantire la sicurezza delle popolazioni e dell’ambiente assicurando la corretta gestione dei rifiuti urbani, d’altra parte, trova esecuzione nell’impegno delle imprese e rappresenta in ogni caso la via maestra per il conseguimento degli obiettivi di minimizzazione della pericolosità dei rifiuti. Questo Green Book – ha concluso il presidente di Federambiente – mette in evidenza proprio la coerenza delle imprese nello sforzo di realizzare gli obiettivi comunitari e nazionali, pur non sottraendosi al compito d’evidenziare le criticità ancora presenti. È per tutto questo che una banale privatizzazione del comparto non è davvero ciò che serve al nostro paese”.

Ufficio stampa Federambiente Pietro Stramba-Badiale

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