Le immondizie campane e il “grande sonno” dei politici
08/01/2008
Sono almeno quindici giorni che assistiamo sbalorditi alle immagini televisive che ci hanno mostrano le montagne di rifiuti che hanno invaso le strade di Napoli e della Campania. Ma la cattiva gestione dei rifiuti nel napoletano è datata se si pensa che il problema è stato sollevato già a partire dal 2000 quando si decise che era necessario nominare un Commissario governativo visto il fallimento delle autorità locali. Ma anche i Commissari nominati dal Governo hanno fallito ed ora molti si domandano come risolvere il problema. D’altra parte a Napoli e in Campania la raccolta differenziata e quasi nulla, dunque non si ricicla e la soluzione è la discarica, che certamente non è una soluzione ecologicamente accettabile. Si è dunque arrivati al disastro ambientale. In questi casi l’uomo della strada immagina che chi di dovere – leggi i decisori politici - prenda le opportune misure per salvaguardare il decoro della nazione e la salute dei cittadini. Invece è calma piatta in questo versante. Nel frattempo le montagne dei rifiuti venivano date alla fiamme e l’inquinamento aumentava. E la politica era sempre assente. E mentre accadeva tutto ciò i più attenti, osservando alla tv le immagini dei blocchi stradali, potevano vedere chiaramente che le manifestazioni si stavano trasformando. Tutti abbiano visto in tv i volti mascherati di molti giovani, con i pugni chiusi che stringevano pietre o bastoni, che si attestavano dietro le file di donne e bambini che a braccia alzate tentavano di fermare le forze dell’ordine. Tutti particolari che indicavano una politicizzazione della protesta e un imminente scontro fisico organizzato. Ebbene si, mentre accadeva tutto questo e la maggior parte degli italiani guardavano i fatti di Napoli in tv, dove erano il Ministro dell’Interno Giuliano Amato e il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, due ministeri interessati al problema ? In vacanza, forse. E il presidente della Regione Bassolino ? E il Sindaco di Napoli Jervolino ? E l’assessore all’Ambiente napoletano ? Invece tutti gli italiani sapevano dov’era il presidente del Consiglio: a sciare a Campolongo. Solo ieri, Romano Prodi si è ricordato di Napoli e ha chiesto l’invio del Genio militare per togliere i rifiuti davanti alle Scuole che altrimenti i Sindaci avrebbero chiuso. Ora noi ci chiediamo perché il problema dei rifiuti sia stato da tutti così sottovalutato se non addirittura ignorato. Quali sono le ragioni che hanno determinato l’incancrenirsi dell’emergenza rifiuti nel napoletano ? E’ noto, perlomeno nel padovano, che i rifiuti, se differenziati, sono una grande risorsa economica per il Paese. Tanto è vero che in alcuni Comuni della provincia di Padova si sono raggiunte cifre di differenziata che hanno raggiunto o superato il 72%. Ma evidentemente qualcuno laggiù si è accorto che portare i rifiuti i Germania per la termovalorizzazione era più conveniente che differenziarli e riciclarli in Italia. Chi ha sostenuto questa scellerata politica dei rifiuti ? La camorra, il potere politico corrotto, l’incompetenza ? E’ possibile, ma altre forze hanno concorso a ingenerare la negazione delle infrastrutture necessarie per la gestione dei rifiuti. Ad esempio quel partito del No che da sempre si oppone alla costruzione degli inceneritori o dei termovalorizzatori, come sarebbe meglio chiamarli, visto che producono valore aggiunto ala nostra economia. Un esempio di questa politica della negazione esiste anche da noi, dove un Comitato “spontaneo” si appone al potenziamento del termovalorizzatore di S. Lazzaro, nonostante la direzione di APS Ambiente abbia documentato la sua sicurezza ambientale. Purtroppo nel settore rifiuti, come in quello delle infrastrutture stradali e ferroviarie, si sta imponendo la politica del rifiuto sistematico di qualsiasi intervento che vada a modificare lo “status quo ante” del territorio, quella che il noto urbanista Giuseppe Campus Venuti chiama l’egoistica protesta del Ninmby –Non In My Back Yard , non nel cortile di casa mia. Quello che noi vogliamo dire agli eco-fondamentalisti della sinistra radicale e quant’altri è che l’ambiente non è un sito predeterminato e isolato ma un luogo aperto e infinito. E se lo vogliamo veramente proteggere dobbiamo tutti sacrificare qualcosa. Come contrastare questo desiderio comprensibile, ma non sempre accettabile, del “non nel cortile di casa mia” ? Stabilendo il principio che tutto il mondo è casa nostra. Perché l’inquinamento determinato da una scellerata politica del rifiuto costringe tutti a subirne le conseguenze negative. Dobbiamo convincerci che è necessario e possibile garantire la condivisione di trasformazioni territoriali di sicuro valore ambientale sempre che queste non incrinino il bene comune.
Gianni Genghini, associazione Ambiente e Società
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