Gian Antonio Stella alla “Prima” del Torcolato
L’appuntamento è quello con la prima spremitura dell’uva vendemmiata nel 2007, Vespaiola soprattutto, oggi appassita: torchiata per bene, darà un mosto dolcissimo in onore del quale si svolge l’intera festa. Alla voracità delle vespe, attratte dal profumo particolare di quest’uva a bacca bianca, autoctona della zona DOC alle pendici delle Prealpi Vicentine, si deve il nome della varietà che è il vanto e l’orgoglio dei vignaiuoli locali: «La varietà più usata nel Torcolato deriva il suo nome dal fatto che è molto appetita dalle vespe», scrive l’enologo e viticoltore Fausto Maculan, presidente dell’Associazione “Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze”. «In certe annate, queste possono accanirsi selvaggiamente sulle viti, tanto da rendere la vendemmia se non problematica, almeno difficile. Sembra che sia il particolare profumo a richiamarle, ma anche la notevole dolcezza del succo gioca un ruolo determinante in quest’attrazione», spiega Maculan.
La resa è molto bassa, da 100 chilogrammi d’uva si ricavano da 25 a 30 litri di liquido. Dopo un travaso per l’eliminazione delle parti solide, il mosto è messo a fermentare. La trasformazione degli zuccheri in alcole è molto lenta: può durare anche due o tre mesi e non è mai completa. Essa si arresta naturalmente quando il vino è ancora dolce. Si procede allora ad un secondo travaso ed il vino è posto a maturare per almeno un anno,
ma, secondo alcuni produttori, 24 mesi sono il periodo ottimale. Il vino acquisisce un colore giallo oro, spogliandosi di tutte le impurità, presentandosi limpido per l’imbottigliamento. Questi i dati calcolati su più annate: l’alcole varia da 11 a 13,5%, gli zuccheri residui dal 80 al 150 grammi per litro, l’acidità dal 7 al 9 per mille.
Odorando un bicchiere di questo vino, si avvertono aromi intensi di miele, frutta matura o passa, quali uvetta, fico o addirittura albicocca secca. Una piacevole sorpresa è il suo gusto “dolce-non-dolce”. Da una prima impressione di gradevole dolcezza, il vino lascia la bocca asciutta e piacevolmente sazia. Si risentono gradevoli note fruttate, con ricordi anche d’agrumi canditi e, non di rado, note di vaniglia e sentori di piacevoli legni nella maturazione fanno capolino nel lungo finale aromatico. E’ l’equilibrio di questo vino a renderlo “quasi magico”: la spiccata acidità modera la sensazione dolce e viceversa, mentre l’alcole si fonde bene con i tannini estratti dal legno.
Molto interessante è anche il potenziale d’invecchiamento del Torcolato: una serie di degustazioni professionali ha dimostrato che compiere vent’anni non è assolutamente un problema. Perfino tempi più lunghi possono essere affrontati da bottiglie provenienti da annate eccellenti.
Ulteriori informazioni:
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