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Gian Antonio Stella alla “Prima” del Torcolato

17/01/2008
Sarà uno dei giornalisti italiani più amati, Gian Antonio Stella, coautore del best seller “La Casta”, l’ospite d’onore della tredicesima edizione della “Prima” del Torcolato, che si svolgerà a Breganze domenica 20 gennaio, alle 15, in piazza Mazzini. In occasione della “Prima” del Torcolato, piazza Mazzini ospiterà un mercatino dei prodotti tipici di quel serbatoio di prelibatezze che è la Pedemontana vicentina. Da tredici anni la “Prima del Torcolato” attira a Breganze un pubblico sempre più vasto, dagli appassionati di enogastronomia e prodotti tipici alle famiglie, che quest’anno potranno assistere anche all’investitura del giornalista-scrittore del titolo di Ambasciatore del Torcolato nel Mondo. Una “cerimonia” particolare, formale e al tempo stesso giocosa, che prima d’ora non è mai avvenuta in pubblico. Il grado di Ambasciatore del Torcolato è vitalizio ed è riservato a pochissime persone che abbiano dato lustro alla loro terra d’origine (o di “adozione”), il Vicentino: prima di Stella si annoverano l’allora AD Enel Paolo Scaroni, Vittorio Mincato già AD Eni, il calciatore Paolo Rossi, il presidente di Valentino Matteo Marzotto e l’industriale dell’abbigliamento sportivo Lino Dainese. Anche a Stella sarà consegnata una cassetta di vino speciale, cosiddetta “dell’ambasciatore”, poiché contiene una bottiglia di Torcolato per ciascun produttore, il “Roccolo” ditirambo dell’Acanti (in cui si trova una della prime e più antiche “tracce” letterarie del gustoso vino di Breganze) ed altri materiali sul Torcolato. Quella di Ambasciatore del Torcolato nel Mondo è una carica che dà diritto ad ottenere ogni anno una nuova cassetta con cui esercitare la propria funzione diplomatica, stappando e mescendo il Torcolato in favore di famigliari e amici più cari e comporta l’impegno solenne a riconoscere e preferire la maggiore bontà di quel di Breganze sopra ogni altro vino dolce. Nato ad Asolo (Treviso) nel ’53, Stella è originario di Asiago ed ha vissuto a lungo a Vicenza, dove ha frequentato il Liceo Classico “Pigafetta”.

L’appuntamento è quello con la prima spremitura dell’uva vendemmiata nel 2007, Vespaiola soprattutto, oggi appassita: torchiata per bene, darà un mosto dolcissimo in onore del quale si svolge l’intera festa. Alla voracità delle vespe, attratte dal profumo particolare di quest’uva a bacca bianca, autoctona della zona DOC alle pendici delle Prealpi Vicentine, si deve il nome della varietà che è il vanto e l’orgoglio dei vignaiuoli locali: «La varietà più usata nel Torcolato deriva il suo nome dal fatto che è molto appetita dalle vespe», scrive l’enologo e viticoltore Fausto Maculan, presidente dell’Associazione “Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze”. «In certe annate, queste possono accanirsi selvaggiamente sulle viti, tanto da rendere la vendemmia se non problematica, almeno difficile. Sembra che sia il particolare profumo a richiamarle, ma anche la notevole dolcezza del succo gioca un ruolo determinante in quest’attrazione», spiega Maculan.

La resa è molto bassa, da 100 chilogrammi d’uva si ricavano da 25 a 30 litri di liquido. Dopo un travaso per l’eliminazione delle parti solide, il mosto è messo a fermentare. La trasformazione degli zuccheri in alcole è molto lenta: può durare anche due o tre mesi e non è mai completa. Essa si arresta naturalmente quando il vino è ancora dolce. Si procede allora ad un secondo travaso ed il vino è posto a maturare per almeno un anno,

ma, secondo alcuni produttori, 24 mesi sono il periodo ottimale. Il vino acquisisce un colore giallo oro, spogliandosi di tutte le impurità, presentandosi limpido per l’imbottigliamento. Questi i dati calcolati su più annate: l’alcole varia da 11 a 13,5%, gli zuccheri residui dal 80 al 150 grammi per litro, l’acidità dal 7 al 9 per mille.

Odorando un bicchiere di questo vino, si avvertono aromi intensi di miele, frutta matura o passa, quali uvetta, fico o addirittura albicocca secca. Una piacevole sorpresa è il suo gusto “dolce-non-dolce”. Da una prima impressione di gradevole dolcezza, il vino lascia la bocca asciutta e piacevolmente sazia. Si risentono gradevoli note fruttate, con ricordi anche d’agrumi canditi e, non di rado, note di vaniglia e sentori di piacevoli legni nella maturazione fanno capolino nel lungo finale aromatico. E’ l’equilibrio di questo vino a renderlo “quasi magico”: la spiccata acidità modera la sensazione dolce e viceversa, mentre l’alcole si fonde bene con i tannini estratti dal legno.

Molto interessante è anche il potenziale d’invecchiamento del Torcolato: una serie di degustazioni professionali ha dimostrato che compiere vent’anni non è assolutamente un problema. Perfino tempi più lunghi possono essere affrontati da bottiglie provenienti da annate eccellenti.

Ulteriori informazioni:

www.stradadeltorcolato.it

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