Progetto "EN.HY.G.MA"
25/01/2008
Una fotografia dettagliata del territorio e in particolare del bacino idrico, scattata dal cielo con le più moderne tecniche: questa è la novità introdotta da “EN.HY.G.MA”, un progetto comunitario che ha visto come capofila l’Unione Veneta Bonifiche, affiancata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste e dai partners di 4 Paesi europei: Ungheria, Grecia, Slovenia, Repubblica Ceka. Il know how, però, è prettamente italiano. Il progetto, il cui nome esteso è ENvironmental HYdrologic and Ground MAnagement, in soli due anni ha sviluppato un metodo, che consente di realizzare una mappatura delle aree soggette a rischio idrologico e favorisce l’intervento di riordino territoriale e ambientale; a tal fine, sono state utilizzate tecniche per l’acquisizione di dati telerilevati da piattaforme laser scanner aerotrasportate, con finalità di modellazione idrologica. Il risultato è la creazione di strumenti strategici per la definizione di attività di pianificazione territoriale, l’ideazione di software e algoritmi per il trattamento dei dati telerilevati e la costituzione di una banca dati relativa all’area test, individuata nei 20.000 ettari acquitrinosi del comprensorio Tisza Marosszogi in Ungheria. “Questo progetto si inserisce in un settore di grande attualità, quale la difesa delle aree a rischio idrologico - sottolinea il dottor Franco Coren, direttore del Dipartimento di Geofisica della Litosfera dell'Istituto Nazionale di Oceanografia - Il nostro scopo è stato principalmente quello di fare interagire le più moderne tecnologie esistenti in ambito europeo. Ne è risultato uno strumento efficiente per la modellazione del rischio idraulico: un traguardo ottenuto grazie alla possibilità di unire le competenze di cinque Paesi. Per quanto riguarda la parte metodologica, si tratta di un sistema laser a scansione, in grado, ad esempio, di fornirci una vera e propria immagine del fondo dei fiumi”. Tuttavia, l’importanza di “EN.HY.G.MA” non risiede solo nell’aver individuato una tecnologia versatile, efficace ed a basso costo, ma sta anche nel fatto di avere favorito lo scambio transnazionale di esperienze. “Per me è di grande prestigio - spiega il presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, Antonio Tomezzoli - aver contribuito alla diffusione dello spirito comunitario nell’ottica di sviluppo di un settore, come quello della Bonifica e della difesa del suolo, che risulta essere fondamento per la salvaguardia del territorio e per lo sviluppo economico”. Si è trattato dunque di un lavoro sinergico, che però non sempre è stato facile, come evidenzia il direttore dell’Unione Veneta Bonifiche, Luigi Veronese: “E’ stata una vera impresa, che però ha lasciato un segno: d’ora in poi saremo più forti e in grado di affrontare altre sfide di tipo amministrativo e tecnico. Credo che la Comunità europea non possa che essere contenta dell’esito”. Il progetto è stato parzialmente finanziato dalla U.E., attraverso il Fondo Europeo Sviluppo Regionale, nell’ambito del programma INTERREG IIIB CADSES.
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