Caro carne: aumenta di 20 volte da stalla a tavola
Per il maiale - sostiene la Coldiretti - si è verificato un crollo del 10 per cento del compenso riconosciuto agli allevatori nelle stalle al quale non ha fatto seguito una analoga riduzione dei listini per i consumatori. Il prezzo dei salumi per i cittadini è aumentato (+ 2,7 per cento) nonostante che - sottolinea la Coldiretti - i maiali cresciuti in Italia vengano pagati agli allevatori ad un valore attorno a 1,25 euro al chilo che non riesce nemmeno a coprire i costi di produzione. Il risultato è che il prezzo del maiale dalla stalla alla tavola moltiplica per cinque se si acquista la braciola, per dieci se si compra il salame e per oltre venti volte se è il prosciutto a finire nella busta della spesa, con l'effetto che gli acquisti familiari di carne suina e salumi si sono ridotti del 2,3 per cento nel 2007.
Non cambia la situazione - continua la Coldiretti - per il prezzo del coniglio che aumenta del 430 per cento dalla stalla alla tavola a causa delle distorsioni nella distribuzione commerciale che mettono a rischio i consumi, ma anche il primato nell’allevamento dell’Italia che è il primo produttore europeo e il secondo a livello mondiale dopo la Cina. Il prezzo medio pagato dai consumatori si avvicina agli 8 euro al chilo mentre agli allevatori è riconosciuto un importo - sottolinea la Coldiretti - di circa 1,5 euro al chilo che mette a rischio la sopravvivenza dei circa 5mila allevamenti presenti in Italia.
In difficoltà anche il settore dell’allevamento bovino dove nonostante la forte dipendenza dall’estero con un grado di approvvigionamento della carne, che è attualmente sceso addirittura al di sotto del 50 per cento, il Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro è intervenuto sulla Commissione Europea per favorire l’importazione di carne brasiliana nonostante l'allarme di natura sanitaria lanciato dall’Unione Europea che per la mancanza di garanzia ha deciso forti limitazioni per evitare che nei piatti dei cittadini europei finiscano carni provenienti da zone a rischio di malattie come l'afta epizootica. Un comportamento grave che rischia di aumentare la già difficile situazione di mercato con i prezzi in calo negli allevamenti ed in aumento sul mercato con una riduzione nei consumi del 4,2 per cento nei primi dieci mesi del 2007 secondo i dati Ismea Ac Nielsen. Un discorso a parte - conclude la Coldiretti - merita il settore della carne di pollo che, dopo la forte crisi attraversata a seguito dell’emergenza aviaria che ha provocato una psicosi nei consumi, è tornata su livelli precedenti la crisi con consumi in aumento dell’11 per cento.
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