Italiano scopre nuova specie di toporagno-elefante “gigante”
“È una scoperta molto eccitante. È estremamente raro trovare nuove specie di mammiferi, e specialmente di creature così antiche. La scoperta mette in luce l’importanza delle foreste pluviali dei Monti Udzungwa, e quanto poco sappiamo ancora di questi “hot spot di biodiversità”, dice il dott. Francesco Rovero, lo scopritore della nuova specie.
Il toporagno – elefante, o “sengi”, dal nome Swahili, è considerato un fossile vivente. Appartiene infatti a un ancestrale gruppo di mammiferi noti come Afrotheria che si sono evoluti in Africa oltre 100 milioni di anni fa. Sebbene questa nuova specie pesi solo 700 grammi e misuri 60 cm di lunghezza, condivide un antenato comune con gli elefanti ed altri mammiferi meno noti quali i l’oritteropo e le iraci, e gli acquatici sirenidi, ed è chiamata così proprio per la proboscide lunga e flessibile, come quella degli elefanti.
Il toporagno - elefante è stato scoperto utilizzando fotocamere automatiche messe in foresta dal dott. Rovero durante una spedizione nel 2005 nelle più remote aree dei Monti Udzungwa. “C’è ancora molto da imparare su questi mammiferi ricchi di colore e così carismatici. Sebbene sappiamo che costruiscono nidi nella lettiera, si nutrono di insetti e sono diurni, molto rimane da sapere sulle differenze tra le diverse specie e come possiamo conservarle in un ambiente minacciato come questi ultimi lembi di foresta primaria”, afferma il dott. Galen Rathbun della California Academy od Science e responsabile del gruppo Afrotheria della IUCN.
La spedizione che nel 2006 ha portato alla cattura e descrizione di alcuni esemplari della nuova specie è stata organizzata dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento con finanziamenti concessi dall’Assessorato alla Programmazione, Ricerca e Innovazione della Provincia Autonoma di Trento, dalla National Geographic Society e da Conservation International, nell’ambito di uno studio pluriennale condotto dal dott. Rovero sulla diversità, ecologia e conservazione dei mammiferi forestali. Tale ricerca è inserita in un programma più ampio che anche grazie al contributo dei fondi di aiuto allo sviluppo dell’Assessorato all’Emigrazione, Solidarietà internazionale, Sport e Pari opportunità della Provincia Autonoma di Trento sta realizzando un progetto che mette a fattore comune la ricerca scientifica, il supporto tecnico agli enti tanzaniani preposti alla conservazione, e un programma di sostegno alle comunità locali. L’obiettivo del progetto a sostegno delle comunità è quello di alleggerire la pressione sulla foresta primaria e fermare la deforestazione causata principalmente dall’utilizzo del legno quale combustibile per la piccola economia domestica.
In tre anni di lavoro sono state realizzate numerose attività, dall’educazione ambientale, alla formazione di comitati di villaggio per l’ambiente, dalla produzione di mattoni senza l’uso del fuoco per la cottura, alla creazione di vivai per la produzione di legno da combustibile, fino ad un affascinante programma di ecoturismo in foresta e con canoe lungo il fiume Kilombero. È stato infine realizzato il Centro di Monitoraggio Ecologico ed Educazione Ambientale dei Monti Udzungwa, una struttura che attua programmi di formazione ed educazione ambientale, ospita ricercatori, e aiuta il Parco Nazionale degli Udzungwa nell’importante attività di monitoraggio della straordinaria biodiversità che racchiude.
Un approccio multidisciplinare e nuovo per le azioni di solidarietà a favore del sud del modo e un nuovo modo di condurre ricerca scientifica in ambito tropicale.
Per ulteriori approfondimenti o interviste sulla scoperta, sono disponibili lo scopritore – dott. Francesco Rovero e il responsabile del progetto Tanzania, direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali - dott. Michele Lanzinger. Contattare l’ufficio stampa del museo:
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