Lo spettrometro di massa per l’identificazione di molecole
Nata a Padova nel 1996, la Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata ha cominciato a operare, agli inizi del 2000, con lo scopo di promuovere e realizzare con sistematicità e continuità progetti e attività di ricerca scientifica nel contesto universitario e sanitario del Nord-Est. Impegno che ha contribuito ampiamente a fare di Padova, in questi ultimi anni, uno dei poli d’eccellenza dell’attività di ricerca a livello nazionale e internazionale. Un accreditamento scientifico per il quale la disponibilità di questa strumentazione rappresenta un’ulteriore, importante tappa: Padova è infatti l’unica città in Italia, oltre Milano, a possederne la versione più moderna.
«L’acquisizione dello spettrometro - ha affermato questa mattina il presidente della Fondazione, il professor Mario Bonsembiante, presentando il progetto presso la sede - è un vero patrimonio per la comunità scientifica padovana ma anche per tutto il territorio veneto, e non solo. Ci auguriamo che possa rappresentare un elemento di forza per la futura area di ricerca biomedica avanzata di via Orus, un progetto in fase conclusiva ancora una volta frutto della fondamentale sinergia tra la Fondazione e l’Università di Padova, l’Azienda Ospedaliera e altre istituzioni».
«Siamo molto contenti, ha sottolineato il Presidente di Veneto Banca Flavio Trinca, di aver collaborato all’acquisizione di questo prezioso strumento; Veneto Banca, è una realtà non nuova al sostegno di progetti medico-scientifici, soprattutto nell’ambito della ricerca e del progresso tecnologico. »
Il nome completo della strumentazione è: Spettrometro di massa ‘4800 Plus MALDI TOF/TOF™’ basato sulla nuova tecnologia MALDI TOF/TOF (Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionization Time-Of-Flight). Lo strumento è inoltre completato da un sistema robotizzato di ultima generazione per la preparazione dei campioni: ‘Tempo™ LC MALDI Spotting Systems; basato su una tecnologia a nano-flussi. A produrre entrambi è la Applied Biosystems, azienda leader nel settore.
La proteomica consiste nello studio del proteoma (cioè l’insieme delle proteine presenti in una cellula o in un tessuto) e delle sue alterazioni in diversi quadri patologici, tumorali in particolare. Tramite lo studio di un proteoma il ricercatore identifica le proteine, coinvolte nel quadro patologico che sta studiando, attraverso le loro “impronte digitali”, ovvero dimensione e composizione amminoacidica. Grazie alla proteomica si può distinguere una cellula malata da una sana in tutti i casi di malattie multifattoriali (non derivanti da alterazioni genetiche) come i tumori e le malattie metaboliche. Le differenze tra le proteine di una cellula permettono di individuare un criterio diagnostico, ovvero di stabilire se si avrà o meno una data patologia, inoltre consentono di sviluppare mirate ed efficaci azioni terapeutiche. Le proteine possono quindi essere causa o effetto delle patologie.
«Abbiamo voluto fortemente questa strumentazione - afferma il professor Francesco Pagano, presidente del VIMM - sono numerose e importanti le sue applicazioni: nel caso specifico del tumore alla prostrata, ad esempio, studiandone il profilo proteomico, siamo in grado di dire ad un giovane di 30 anni se nel suo proteoma ci sono le caratteristiche che porteranno a questa patologia. In pochi anni potremmo addirittura eliminare indagini invasive come la biopsia.»
Per garantire l’applicazione immediata della strumentazione, la Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata ha già avviato un corso di formazione specifico per operatori e ricercatori, provenienti non solo dall’Istituto di Medicina Molecolare ma anche da altri dipartimenti universitari.
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