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I costi dei mangimi zootecnici verso altri rincari

05/03/2008
«Il mercato delle materie prime è in fibrillazione e non si prevedono inversioni di rotta per il 2008. Prevediamo quindi alcune difficoltà per il comparto mangimistico, che se da un lato ha aumentato lo scorso anno le proprie produzioni, dall’altro comincia a scontrarsi con fattori che progressivamente stanno mettendo a rischio la liquidità delle aziende e che vede in serio pericolo alcune realtà italiane, forse ancora di più rispetto ai colleghi europei».

Sono toni preoccupati quelli di Assalzoo, che con circa 110 aziende associate e una produzione di 14 milioni di tonnellate per un fatturato 2007 stimato in oltre 5 miliardi di euro, è la categoria di riferimento delle imprese per la produzione di mangimi e rappresenta circa il 70-75 per cento della produzione nazionale.

Il 2007, in base alle stime dell’associazione comunicate a Veronafiere-Fieragricola, ha messo in risalto luci ed ombre di un settore forse troppo polverizzato in Italia, ma caratterizzato da un utilizzo elevato di materie prime di elevata qualità.

«Il dato produttivo dello scorso anno, che sarà ufficializzato alla fine di maggio – dichiara Giulio Gavino Usai, responsabile del settore economico di Assalzoo – registra un incremento del 3-5 per cento rispetto al 2006, con una forte impennata per il comparto dell’alimentazione dei suini e degli avicoli, mentre sostanzialmente stabile si è rivelato quello dei bovini, sia da carne che da latte».

Il fattore principale di questa dilatazione nella produzione mangimistica per il settore dei suini e degli avicoli trae origine da cause diverse. «La popolazione avicola – spiega Usai – è in aumento e si sta progressivamente stabilizzando su livelli simili a quelli precedenti al procurato allarme dell’influenza aviaria, forte anche di un mercato che ha visto minori crescite di prezzi al consumo per la carne di polli e tacchino. La suinicoltura, invece, sta scontando una forte crisi (anche a livello europeo) e questo spinge gli allevatori ad abbandonare le pratiche di autoproduzione della razione alimentare a favore di mangimi confezionati dall’industria, che offrono valori nutrizionali in linea con le esigenze produttive, ma a costi inferiori».

Il 2007, comunque, nonostante l’aumento dei volumi prodotti dai mangimifici, ha mostrato qualche crepa. Innanzitutto, i ritocchi al rialzo dei listini: addirittura nove in poco più di 15 mesi. «Fra agosto 2006 e dicembre 2007 – sottolinea Lea Pallaroni, direttore di Assalzoo – i rincari delle materie prime sono stati costanti ed estremamente forti. I prezzi di acquisto sono aumentati del 78 per cento per il grano, del 55 per cento per il mais, dell’80 per cento per l’orzo, addirittura del 143 per cento per le crusche, senza contare poi che queste tensioni hanno provocato dei rialzi assolutamente ingiustificati, trascinando nel vortice rialzista anche i minerali utilizzati dalle nostre aziende».

Persino nuovi dazi e aumenti dei costi di trasporto hanno infiacchito le casse dei mangimifici. «La crescita dei consumi alimentari di India e Cina, ad esempio, ha modificato le tradizionali rotte mercantili, spostando il principale flusso di scambio verso l’Asia piuttosto che verso l’Europa», rileva Usai.

Inevitabile, dunque, adeguare i prezzi di vendita dei mangimi. Con due accorgimenti, però, a vantaggio del mondo allevatoriale. «Da un lato abbiamo operato ritoccando progressivamente i listini – osserva Pallaroni – cercando comunque di mitigare il rialzo dei prezzi di vendita agli allevatori di circa il 30 per cento rispetto alle effettive ripercussioni del mercato delle materie prime sulle aziende mangimistiche; contemporaneamente i nostri associati hanno concesso dilazioni di pagamento via via crescenti, per non strangolare i produttori alla stalla. Siamo così passati dai 60 giorni tradizionalmente previsti per il saldo, ai 120, poi ai 150 giorni, arrivando per il solo anello della suinicoltura, fino ai 200-200 giorni di proroga. Ma questa agevolazione, assolutamente necessaria, sta creando non poche difficoltà ai mangimisti».

Le aspettative per il 2008. Assalzoo prevede per l’anno in corso di attestare la produzione di mangimi sui livelli del 2007. Con qualche distinzione di mercato e con qualche apprensione sul futuro.

«La crisi del comparto suinicolo in Italia e in Europa dovrebbe portare ad una riduzione dei capi allevati nella seconda metà del 2008 – prevede Usai – con una conseguente contrazione dei volumi di mangimi prodotti per la suinicoltura. La situazione è altamente preoccupante per tutta la filiera e investe in modo particolare quelle industrie mangimistiche “mono-prodotto”, presenti esclusivamente in Italia, che cioè lavorano solamente per la produzione di mangimi destinati ai suini. L’allungamento dei tempi di incasso dei crediti ha già messo in difficoltà alcune realtà, che da alcuni mesi hanno azzerato gli ordini, rifiutando di procedere con le forniture».

Diversa la situazione europea, dove non sono presenti aziende mangimistiche che producono esclusivamente per una linea zootecnica e le dimensioni industriali sono maggiori, favorendo dunque una maggiore economia di scala.

Le difficoltà investono anche il comparto dei bovini da carne, che registrano da alcuni mesi ristalli a ritmi rallentati e prezzi di mercato non proprio entusiasmanti. Tanto che Assalzoo prevede una diminuzione delle produzioni di mangimi.

Al contrario, dovrebbe essere positivo il bilancio produttivo per i prossimi 10 mesi nel comparto avicolo. «Alcuni analisti prevedono addirittura un boom dell’avicoltura dell’ordine del 15-20 per cento – rivela Usai – mentre per noi è più verosimile una crescita dell’ordine del 5 per cento».

Positive anche le previsioni per la zootecnia da latte, che grazie all’aumento delle quote già a partire dal prossimo 1° aprile, dovrebbe favorire l’impiego crescente di mangimi.

Resta aperto, invece, il nodo degli ogm. «In Italia e in Europa il divieto di utilizzo di mangimi contenenti materie prime geneticamente modificate sta creando ulteriori problemi di approvvigionamento – commenta Usai -. Già adesso la soia è per l’80-90 per cento della produzione mondiale geneticamente modificata e l’obiettivo è quello di aumentare ulteriormente. L’Italia importa quasi il 90 per cento delle farine di soia e questo ostracismo comunitario nei confronti degli ogm è destinato a penalizzare il comparto agricolo nazionale in misura sempre maggiore».

La situazione futura della mangimistica, dunque, desta ben più di una preoccupazione. «In un medio-lungo periodo – conclude il responsabile del settore economico di Assalzoo – non vediamo un assestamento del comparto su prezzi più contenuti né per la produzione né per la vendita di mangimi ad uso zootecnico. E se questa fibrillazione dei mercati resterà tale per i prossimi mesi, le ripercussioni si faranno sentire su tutta la filiera agrozootecnica da carne, dagli allevatori fino ai consumatori finali».

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