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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Emergenza idrica: preoccupazione soprattutto al Centro-Sud

14/03/2008

Le piogge dei giorni scorsi hanno lenito la situazione di grave deficit idrico, che permane negli invasi, che interessano le regioni Campania, Puglia e Basilicata, dove è già stato richiesto l’avvio delle procedure concertative d’emergenza per rendere compatibili le diverse esigenze nel rispetto delle priorità previste dalle legge (innanzitutto, l’uso umano, poi quello agricolo, quindi gli altri).

Permanendo le attuali condizioni, in assenza di cospicue precipitazioni, sarà impossibile assicurare la regolarità del servizio irriguo, indispensabile risorsa per le colture di qualità: ad affermarlo è l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, cui aderiscono 183 Consorzi che, a Castelnuovo Garda, nel veronese, hanno tenuto la 3° Conferenza Organizzativa.

In tale occasione, è stato evidenziato come l’emergenza idrica si stia spostando dal Nord verso le regioni centro-meridionali; secondo Bernardo De Bernardinis, Responsabile Rischi Naturali al Dipartimento della Protezione Civile, in Umbria, Marche e Lazio si registra un abbassamento delle falde acquifere tale da compromettere, in assenza di fonti di approvvigionamento alternative, la distribuzione potabile per uso umano.

Anche la situazione idrologica nel bacino padano, pur migliore di quella registrata negli anni più recenti, non deve indurre un facile ottimismo. Le fluenze del fiume Po, nonostante siano superiori a quanto segnato negli scorsi periodi di crisi, sono comunque circa la metà della media storica. Al proposito è ormai costituito il “tavolo di concertazione” del sistema Adige-Mincio-Po-Garda, voluto dal Dipartimento della Protezione Civile per garantire portate sufficienti a contrastare la risalita del cuneo salino.

I livelli dei principali laghi (Garda e Como) evidenziano un deficit idrico, mentre le acque del lago Maggiore hanno solo da poco raggiunto l’altezza media stagionale.

Per quanto riguarda i laghi alpini, i volumi d’acqua contenuti sono inferiori alla media nei bacini del Po (in Piemonte), della Dora Baltea e del Chiese, mentre risultano confortanti le riserve d’acqua presenti nei bacini del Toce, dell’Adda, dell’Oglio e del Sarca-Mincio. Determinante sarà l’andamento climatico nelle prossime settimane: temperature miti comporterebbero, infatti, un anticipato scioglimento delle coltri nevose montane, quest’anno abbondanti, ma il cui apporto idrico scivolerebbe anzitempo verso valle, disperdendosi infine nel mare; solo una parte confluirebbe nei grandi laghi e nei bacini montani, le cui acque sono destinate a soddisfare esigenze agricole e idroelettriche.

Questa possibile evenienza ripropone la necessità del varo di un Piano Nazionale degli Invasi, così come l’ANBI sta sollecitando da tempo: accanto all’ampliamento di bacini esistenti (un primo programma indica interventi per oltre un miliardo di euro) si pensa a piccoli e medi laghetti in pianura o collina oppure a bacini di espansione a latere degli alvei fluviali; abbinando funzioni ambientali e di salvaguardia idrogeologica tratterrebbero le acque piovane o di piena per utilizzarle nei momenti di siccità.

Accanto a ciò vanno incentivate pratiche virtuose, per altro già previste dalla normativa, quali l’utilizzo dei reflui depurati e l’uso plurimo delle acque; deve, inoltre, continuare lo sforzo, già avviato dai Consorzi di bonifica e di irrigazione, per l’ottimizzazione d’uso delle risorse idriche e cui dà una concreta risposta l’attuazione del Programma Irriguo Nazionale.

In sintonia con tali richieste si è dimostrato il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo De Castro, presente alla Conferenza Organizzativa A.N.B.I. e che ha ricordato l’ulteriore finanziamento del Programma Irriguo Nazionale, previsto nella Legge Finanziaria 2008. Ha inoltre sollecitato un generale impegno affinchè, già nella riunione del prossimo 20 marzo, la Conferenza Stato-Regioni approvi i criteri per l’eventuale riordino, di competenza regionale, dei Consorzi di bonifica, ribadendone il ruolo nell’ormai affermata prospettiva dell’integrazione fra agricoltura, ambiente e territorio, in sintonia con le politiche europee.

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