Restituzioni
Ancora una volta la scelta delle opere, regolata da criteri di urgenza, è stata assolutamente "trasversale": l'arco cronologico d'insieme sfiora i due millenni, i manufatti rivelano la complessa articolazione del nostro patrimonio culturale coinvolgendo ogni tipo di espressione artistica, la pittura e la scultura ma anche l'archeologia e le arti applicate, in particolare le oreficerie sacre.
Intesa Sanpaolo ora dà conto al pubblico del lavoro svolto e degli importanti risultati ottenuti attraverso la rassegna organizzata nelle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, sede museale dell'Istituto a Vicenza.
Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale al piano terra e al piano nobile raggruppando le opere in tre sezioni, quasi in tre mostre. La prima è costituita da una vasta area di reperti archeologici, statuette in marmo pario della fine del IV secolo a.C., vetri, avori, antiche oreficerie, corredi funebri longobardi, frammenti di arredi liturgici paleocristiani. La Lastra di arredo liturgico dell'VIII secolo, giunta al restauro in pessime condizioni, aveva uno dei suoi nemici nella sua stessa natura, nella vulnerabilità del materiale adoperato per crearla. I depositi di malta, altamente corrosivi, agendo all'interno del calcare, la stavano come sbriciolando nella parte posteriore. Per il bassorilievo, e per le sue deliziose pavoncelle scolpite, la salvezza è arrivata in extremis.
La seconda mostra presenta una straordinaria selezione da tre "tesori", la più antica forma di collezionismo dopo la fine del mondo antico: quello veneziano di San Marco, quello romano dei Musei Vaticani, quello della cappella di San Gennaro nella Cattedrale di Napoli. Di eccezionale fattura e bellezza la Stauroteca "detta di San Leonzio", una croce-reliquiario in oro e argento, arricchita da gemme, con smalti che disegnano i vivaci volti degli Evangelisti in forme e modi bizantini.
La terza, infine, allinea una serie di capolavori pittorici, dal XIV al XVII secolo; opere non solo di grande bellezza di Bernardo Daddi, Alvise Vivarini, Vittore Carpaccio, Giampietrino, Gaudenzio Ferrari, Romanino, Moretto, Lorenzo Lotto (il solo Trittico di San Domenico di Carlo Crivelli, del 1482, giustifica ampiamente la visita), ma anche di delicata fragilità: tempere e olî su tavola, supporti complicatissimi che hanno richiesto interventi di pulizia e di restauro di comprensibile difficoltà. Come l'aver riportato alla sua ripartizione originaria in tre tavole l'opera I santi Giacomo Maggiore, Antonio Abate, Andrea Apostolo, Domenico di Guzman, Lorenzo Martire e Nicola di Bari, costretta prima del salvataggio ad una forzata e innaturale convivenza che ne aveva acuito tutta la fragilità e fortemente compromesso il risultato artistico.
Accanto ad alcune opere, affascinanti riprese video mostreranno i tratti salienti dei delicati recuperi, indubbio omaggio all'intervento intelligente e partecipe dei restauratori.
Tre mostre, tre tesori, ma anche due evidenti coerenze: prima di tutto, come detto, ogni opera esposta è stata oggetto, negli ultimi due anni, di un non rinviabile intervento di restauro. Ben ventitré laboratori di mezza Italia hanno lavorato, in accordo con le Soprintendenze competenti, al fine di salvaguardare le oltre ottanta opere d'arte scelte. In secondo luogo questi segni delineano un percorso unitario di indicibile suggestione: il visitatore potrà osservare raffigurazioni di gesti che travalicano i secoli e che riemergono a distanza di un millennio, panneggi che dal nitore del marmo riaffiorano nella nitidezza cromatica della tavola e della tela, e scoprire, in un'esperienza privilegiata, la comune fragilità della bellezza.
Il catalogo Restituzioni 2008 presenta contributi critici di Carlo Bertelli, di Giorgio Bonsanti e di Antonio Paolucci e documenta in ogni loro fase gli interventi di restauro. Registra altresì, in ampie schede storico-critiche redatte da un gruppo di studiosi coordinato da Fatima Terzo, responsabile dei Beni culturali Intesa Sanpaolo e anima del progetto Restituzioni fin dall'origine, le acquisizioni scientifiche che il restauro ha consentito, chiarendo attribuzioni controverse, significati iconografici, provenienze. In catalogo compaiono anche, senza poter tuttavia essere in mostra, il Busto reliquiario di San Gennaro, che per comprensibili esigenze di culto non può uscire dalla Cappella del Tesoro della Cattedrale di Napoli, e la Cena in casa di Simone Fariseo, una tela che il restauro ha definitivamente assegnato a Camillo Rama ma che, date le dimensioni (sei metri di lunghezza), non ha lasciato la propria sede, il Duomo vecchio di Brescia.
Le opere "riscoperte" attraverso il restauro provengono, per l'ampia sezione archeologica, dai Musei Archeologici Nazionali di Venezia, Altino, Portogruaro, Este, dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto (scavi di Padova e Verona), dalla Galleria Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia, dai Sotterranei della Cattedrale di Vicenza. I dipinti spettano invece al Palazzo Arcivescovile di Napoli, alle Gallerie dell'Accademia a Venezia, ai musei milanesi Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi e Pinacoteca di Brera, all'Accademia Carrara di Bergamo, alla chiesa di Sant'Andrea di Maggianico di Lecco, alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia, al Duomo di Salò e alla chiesa bresciana di San Giovanni Evangelista. I "Tesori" di oreficeria provengono dai Musei Vaticani, dalla Cattedrale di Napoli e dalla Basilica di San Marco, oltre che dai musei Bernareggi di Bergamo, dal Poldi Pezzoli di Milano e dalle veneziane Gallerie dell'Accademia.
L'appuntamento per i visitatori è dunque per il 29 marzo a Palazzo Leoni Montanari a Vicenza per la quattordicesima edizione di Restituzioni. La mostra resterà aperta al pubblico sino al 29 giugno.
Inaugurazione al pubblico: venerdì 28 marzo, ore 18.00
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