Vino: scoperto falso Chianti e svelati inganni in etichetta
Lo slogan "Se bevi non guidare" è stato apposto dall'Azienda agricola abruzzese di Domenico Pasetti in seguito all'accordo con il Servizio pubblico per le dipendenze (Sert) sulle bottiglie di Montepulciano, Cerasuolo e Pecorino e, entro la fine dell'anno, interesserà 450mila bottiglie. Una iniziativa volontaria che secondo il produttore nasce “da una precisa scelta aziendale orientata alla qualità e alla tutela del consumatore”, destinata a far discutere anche per effetto della ipotesi avanzate a livello ministeriale sull’obbligo di introdurre informazioni sulla sicurezza in tutte le bottiglie di alcolici, compreso il vino. Una novità esclusiva nel panorama vitivinicolo nazionale rispetto all’obbligo già in vigore di indicare le avvertenze per le donne in gravidanza che devono riportare tutte le bottiglie destinate alla Francia e agli Stati Uniti.
Insieme alle falsificazioni dei vini Made in Italy piu’ prestigiosi a livello internazionale è allarme - continua la Coldiretti - per le nuove norme sull’etichettatura in arrivo con la riforma dell’organizzazione comunitaria del settore vitivinicolo recentemente approvata che sancisce il via libera all’arrivo sul mercato di vini da tavola prodotti in qualsiasi parte dell’Unione Europea che possono però riportare con grande evidenza in etichetta termini come Vernaccia, Prosecco, Aglianico, Sagrantino e Montepulciano, creando confusione con le prestigiose denominazioni di origine nazionali.
L’obiettivo di dare trasparenza a scelte consapevoli di acquisto nella normativa comunitaria risulta quindi contraddetto da quanto viene previsto in materia di indicazioni consentite per i vini da tavola nei quali si riconosce al produttore la possibilità di indicare, congiuntamente alla vendemmia (e, cioè, all’annata di produzione) il nome del vitigno, senza alcun collegamento con la specifica zona geografica di origine. In questo modo - denuncia la Coldiretti - attraverso un’abile costruzione di simboli grafici e letterali, previsti nell’etichetta, e l’uso di marchi celebri, è facile che aumenti il rischio di confusione tra le zone di coltivazione delle uve e quelle della loro lavorazione, sfruttando proprio la notorietà del vitigno. Una situazione che - continua la Coldiretti - può riguardare i vitigni piu’ conosciuti, come la Vernaccia, rinomato vino che si associa ad alcuni comuni storici della Toscana, come San Gimignano; il Prosecco, vitigno diffuso nelle colline di Conegliano e Valdobbiadene; il Sagrantino, facilmente associato al cuore dell’Umbria, nelle colline di Montefalco. Ma sono ancora molti altri i vitigni che sarebbe possibile citare, come il Montepulciano d’Abruzzo e l’Aglianico.
La Coldiretti chiede che venga colta la possibilità di deroga concessa dal regolamento comunitario ai singoli Paesi stabilendo un apposito elenco, comprendente le varietà di vino escluse, in particolare le Indicazioni Geografiche Protette (IGP), e le varietà di uve che vengono tradizionalmente coltivate in piccole superfici. Si tratta di una opportunità che - conclude la Coldiretti - consente di minimizzare i danni ma che non impedisce purtroppo che questi vitigni vengano utilizzati nelle etichette di vini prodotti in altri paesi dell’Unione Europea.
COLDIRETTI