Convegno Carive-Ciset sull’industria alberghiera
Presenti fra gli altri l’europarlamentare Paolo Costa, presidente della commissione europea per il turismo e i trasporti, Dino Rizzi, presidente Ciset, Massimo Mazzega, direttore generale Carive, Marco Michielli, presidente Federalberghi Veneto, e Giorgio Finco, presidente Sezione Turismo di Unidustria Venezia.
Venezia con i suoi 30,2 milioni di presenze annue resta fra le prime province a livello nazionale per numero di turisti, con 7.400 imprese del settore, di cui oltre 1.300 di tipo alberghiero.
Al contrario però degli altri paesi occidentali con grande tradizione turistica (Spagna, Francia e USA), dove una larga percentuale di strutture ricettive appartiene a catene alberghiere (negli USA ben il 70%), in Italia la stragrande maggioranza è costituita da imprese di media/piccola dimensione, con gestione prevalentemente a carattere familiare, mentre solo il 4% dell’offerta turistica è inserito in grandi catene.
Anche a Venezia l’85% delle imprese è costituito da società di persone e ditte individuali, mentre le strutture a 4/5 stelle non superano il 14% del totale, pur avendo il 25% in termini di posti letto.
Dai numerosi interventi è emersa pertanto la necessità di un consolidamento dimensionale, organizzativo e di mercato dell’industria turistica del veneziano, puntando su forti investimenti volti a riqualificare e rinnovare costantemente l’offerta degli operatori.
“Per sviluppare una logica di partnership con gli operatori del settore, Carive, braccio operativo di Sanpaolo Imi nella provincia di Venezia, ha elaborato il Progetto Turismo, - ha dichiarato Massimo Mazzega, direttore generale della Cassa di Risparmio di Venezia – un’articolata proposta di servizi per le imprese del settore, sviluppati in accordo con le associazioni di categoria. Carive già oggi eroga oltre il 50% degli affidamenti del settore e con i suoi 140 sportelli distribuiti capillarmente su tutto il territorio e la profonda conoscenza dell’economia turistica è un partner di riferimento fondamentale per il settore”.
In ogni caso il turismo può fare da traino all’economia provinciale in tutte le sue componenti: “L’industria turistica ha il vantaggio di non essere esposta ai rischi della delocalizzazione: il Canal Grande e le nostre belle spiagge non possono essere trasportate o riprodotte altrove – continua Mazzega - Ma questo è valido ad una condizione: che il prodotto non sia la “camera d’albergo” ma un pacchetto ben più ampio creato in sinergia tra i vari comparti, con le sue bellezze naturali, i suoi beni artistici, le sue tradizioni culturali e le sue produzioni tipiche: dall’enogastronomia, ai vetri artistici o alle calzature della Riviera”.
Tanto più che, delocalizzazione o meno, la compezione turistica è comunque elevata. “Il settore turistico è influenzato anche da politiche non turistiche come la legislazione auspicabile in ambito di sicurezza dei voli low-cost o la tutela del viaggiatore dai disagi imputabili al fornitore del servizio – ha detto l’on. Paolo Costa – In Italia e in Veneto esiste al momento una frattura nel settore: da un lato vi sono le città d’arte che appunto sono meglio protette data la loro specificità, dall’altra però mare, montagna, colli e terme soffrono la competizione di altre località e Paesi”.
A questo proposito, la ricetta – come emerso dall’intervento di Marco Michielli - appare sempre più quella di servizi migliori: dalle prenotazioni rapide su internet ai trasporti efficienti in loco.
A questo proposito il Ciset ha presentato uno studio su “Multicanalità distributiva e strategie di business”. Mara Manente, direttore del Ciset, e Valeria Minghetti, ricercatore senior per le tematiche relative all’economia del turismo e alle nuove tecnologie, hanno sottolineato il ruolo crescente dell’aspetto distributivo (introduzione di canali innovativi di comunicazione e commercializzazione) e delle componenti “esterne” all’azienda (stato di conservazione ambiente e beni culturali, livello servizi, sicurezza…).
La sfida del futuro si gioca sullo sviluppo di un sistema integrato di distribuzione con una maggiore valorizzazione dei canali diretti, soprattutto online, rispetto a quelli indiretti/intermediati. Secondo alcune stime condotte a livello internazionale, ad esempio, la prenotazione diretta sul sito dell’hotel consente all’albergatore un risparmio dall’80 al 90% rispetto ai tradizionali canali di distribuzione, e ciò dovrebbe tradursi in un prezzo più conveniente per il potenziale cliente, ma non è sempre così.
Da un’analisi sviluppata nell’ambito del Master Ciset per KPMG Advisory, su un campione di strutture alberghiere in cinque città italiane (Venezia, Milano, Roma, Rimini e Cagliari) emerge infatti come:
- la possibilità di trovare il più prezzo più basso sul canale web sia, in media, del 21% (Cagliari 9%, Rimini 28%), contro il 34% per la telefonata diretta al front office e il 24% per gli intermediari online, nonostante questi ultimi canali costino mediamente di più del primo;
- confrontando canali diretti e indiretti/intermediati, la coerenza tariffaria media (ossia la presenza di una differenza di prezzo tra i diversi canali inferiore a 50 Euro) sia pari al 77% sui primi e al 64% considerando tutti i canali (max. Rimini 92%, min. Venezia 40%).