“In materia di federalismo fiscale siamo, tra i grandi Paesi dell’area dell’euro, agli ultimi posti. Su 100 euro di entrate tributarie ben 78,1 vanno ancora all’Amministrazione centrale e solo 21,9 agli Enti locali. In termini reali, a fronte di 432,1 miliardi di euro di entrate tributarie totali registrate nel 2006, 337,4 vanno all’erario e solo 94,6 miliardi alle amministrazioni locali. Ciò vuol dire che l’autonomia fiscale dei nostri territori, rispetto ai principali competitori, è ridotta al minimo”. A commentare i risultati dell’elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre è il direttore, Giuseppe Bortolussi, che ha messo a confronto le entrate statali e quelle locali di Italia, Francia, Spagna e Germania. Ebbene, se con spagnoli e tedeschi non c’è confronto, merita un chiarimento la situazione della Francia. I transalpini presentano una specificità non riscontrabile negli altri Paesi per quanto concerne il sistema pensionistico. Mentre in tutti gli altri stati presi in esame la previdenza è sostenuta attraverso il versamento contributivo fatto dagli occupati, in Francia è la fiscalità generale a finanziare il sistema. “La cosa che ci preoccupa di più – prosegue Bortolussi – è che dalla lettura di questi dati emerge una corrispondenza lineare tra il livello di centralismo e la pressione tributaria. Ovvero, la quantità di imposte, tasse e tributi che i contribuenti versano in percentuale del Pil è direttamente proporzionale al grado di centralismo fiscale. Infatti, a fronte di un centralismo fiscale che come dicevamo è pari in Italia al 78,1% subiamo una pressione tributaria del 29,2%. La più alta tra i paesi messi a confronto. La Germania, invece, che presenta un gettito fiscale nazionale del 49,2%, ha una pressione tributaria solo del 23%. Idem la Spagna. A fronte di una percentuale di entrate centrali pari al 53,9, registra una pressione tributaria del 24,5%. Solo la Francia è un po’ in controtendenza rispetto ai tre Paesi appena analizzati. Pur avendo un’autonomia impositiva degli enti locali più contenuta della nostra presenta, però, una pressione tributaria del 27,4 %. Ben più alta di quella tedesca e spagnola ma più contenuta di quasi 2 punti rispetto a quella italiana. Ciò vuol dire che pur essendo uno stato centralista la sua macchina statale funziona meglio ed è più efficiente, ad esempio, della nostra.”. Va pur ricordato – concludono nella nota dalla CGIA di Mestre – che in questo ultimo decennio l’Italia è stato uno dei paesi in Europa dove l’autonomia fiscale degli enti locali ha registrato gli incrementi maggiori. “Purtroppo – conclude Giuseppe Bortolussi – ciò non è ancora sufficiente. Io credo che solo trattenendo sempre più sul territorio le risorse erogate dai contribuenti e avvicinando i centri di spesa ai cittadini, si possa rispondere meglio alle esigenze di questi ultimi rendendo gli amministratori locali più responsabili e più virtuosi. Tutto ciò con l’obbiettivo di migliorare i nostri conti pubblici”.
Elaborazione Ufficio Studi CGIA Mestre su dati Eurostat
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