Iva: forte lo squilibrio Nord-Sud del Paese
Molto meglio va alle Regioni del Sud. Alla Puglia viene trasferito il 73,35%, alla Campania il 77,28%, alla Calabria l’83,42%, al Molise l’87,22% e alla Basilicata, addirittura, il 91,93%”.
E’ questa la lettura dei risultati data da Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre, in riferimento alla recente analisi elaborata dal suo Ufficio Studi. Ma l’analisi degli artigiani mette in evidenza anche i valori assoluti procapite. Ebbene, il parametro più significativo è la perequazione. Ovvero, la differenza tra la quota di compartecipazione Iva assegnata a ciascuna Regione alla fine del processo perequativo e la quota di Iva prodotta nel territorio. I più “penalizzati” sono i lombardi.
A fronte di 904 euro pro capite prodotti ne vengono “ritornati” 552. La differenza fa registrare un saldo negativo di 352 € procapite. Nel Lazio il saldo è negativo per 288 euro, mentre in Emilia Romagna il dato pro capite è di –217 € e nel Veneto si attesta sul –183 € pro capite. Di segno opposto la situazione nel Mezzogiorno. Tutte le Regioni del Sud presentano saldi positivi con punte di 428 euro pro capite in Puglia, 466 euro pro capite in Campania, 579 € in Calabria, 643 euro in Basilicata e 650 in Molise.
“Per questo - conclude Bortolussi – è necessario rivedere il meccanismo di compartecipazione all’Iva delle singole Regioni che non può più basarsi sulla capacità dei consumi delle famiglie. Anche perché la forte presenza nel Mezzogiorno dell’economia sommersa falsa la realtà. Pertanto, solo attraverso una vera riforma federale del nostro sistema fiscale può attenuare lo squilibrio esistente tra Nord e Sud del Paese con l’obbiettivo di responsabilizzare sempre di più gli amministratori locali”.
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