La Riqualificazione Fluviale in Italia.
Ma la cosa sorprendente è che, nonostante questi incredibili sforzi e costi, l’entità dei danni da inondazione e dissesto sta crescendo (anziché diminuire), in un incontrollabile circolo vizioso. La ragione sta nel fatto che le cause dei danni alluvionali non sono l’insufficienza di opere, ma l’uso imprevidente del suolo e la gestione sconsiderata dei corsi d'acqua. In particolare, l’urbanizzazione ha invaso aree perifluviali, restringendo gli alvei ed esponendo nuovi beni al rischio: mentre prima il fiume poteva inondare vaste aree provocando danni limitati, oggi i flussi sono accelerati e i picchi di piena, esacerbati, si scagliano con rinnovata energia contro ponti dalle luci troppo strette, protezioni spondali, fabbriche, edifici, città, colpendoli molto più duramente.
Molti paesi hanno riconosciuto la necessità di un cambiamento radicale; alcuni hanno cominciato a smantellare argini, briglie, vecchie dighe. Alcuni sono anche giunti a riconoscere che il “mettere in sicurezza” il territorio dal fiume è una mera utopia; più saggio è imparare a convivere con il rischio, attivando meccanismi intelligenti ed efficaci (es. sistemi di previsione delle piene e gestione degli allarmi, dispositivi per ridurre la vulnerabilità degli edifici), insieme a strumenti economici ed amministrativi che spingano verso un miglior uso del suolo, iniziando dalla delocalizzazione di insediamenti a rischio e dal restituire spazio al fiume.
L’elemento propulsore di questa nuova politica non è solo “ambientale”, ma innanzitutto economico, di bilancio costi/benefici: si è preso atto che i costi degli interventi del classico approccio ingegneristico non sono compensati dai benefici. Riqualificare i corsi d’acqua –e il relativo territorio– dunque “conviene” anche dal punto di vista economico. Costa, ma vale la pena, perché rompe il circolo vizioso “più spese, più danni” e conduce ad un equilibrio più sostenibile. Questo punto di forza sta alla base dell’idea che la riqualificazione fluviale, intesa come modifica sostanziale del rapporto tra uomo e natura, non è solo un’azione tesa all’obiettivo ambientale, ma anche un potente mezzo per ridurre i rischi e i costi.
Per riqualificare senza limitarsi alla sola “cosmesi ambientale” occorre modificare sensibilmente l’equilibrio uomo-territorio e, in particolare, l’uso del suolo; ciò implica prendere decisioni importanti e toccare interessi costituiti di grande peso. Il testo dedica perciò adeguato spazio alle strategie e tecniche per migliorare i processi decisionali e gestire i conflitti, saldando l’esigenza di elevati livelli tecnici nella gestione delle risorse con quella di elevati livelli di partecipazione democratica.
In due parole, il testo si propone questi obiettivi:
stimolare una riflessione che contribuisca a un’evoluzione nel modo di gestire i corsi d’acqua e il territorio;
fornire una sintesi del pensiero e degli strumenti più avanzati, in Italia e nel mondo, su come farlo;
fornire una guida, una sorta di “pro-memoria su cosa e come si può fare”, per chi deve agire sui corsi d'acqua e il territorio a livello di pianificazione/programmazione, progettazione, gestione o monitoraggio.
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