Petrolio: arriva il primo torneo di golf a km zero
Offrire un menu’ a base di vini locali, formaggi tipici e salumi nostrani al posto di champagne, ostriche e caviale è per il mondo del golf una scelta di responsabilità sociale considerato che - sottolinea la Coldiretti - a livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola. Spesso ci vuole più energia per portare il cibo al consumatore di quanto quello che mette nel piatto provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull'atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall'emissione di gas ed effetto serra derivati dalla combustione del petrolio.
La Wine Tour Cup - sottolinea la Coldiretti - prevede 21 tappe dalla primavera all'autunno inoltrato con gare 18 buche Stableford, su campi da golf giovani, di nuova realizzazione ed aperti a tutti con l’obiettivo di rappresentare una vera e propria vetrina di promozione per i territori, grazie alla formula del tutto originale ed innovativa che associa ad ogni gara degustazioni di vini e specialità locali con il diretto coinvolgimento di aziende e produttori. Tra le città sede dei Golf club coinvolti ci sono Catania, Grado (Gorizia), Casamassima (Bari), Feudo d’ Asti (At), Is Molas (Cagliari), Gavi (Alessandria), Brescia e Panicale (Peurgia) ma l’elenco completo è disponibile sul sito www.winetourcup.it
L’obiettivo - precisa la Coldiretti - è quello di promuovere il consumo di alimenti tipici e bevande direttamente nel luogo di produzione per risparmiare energia, garantire la sostenibilità ambientale e promuovere il turismo enogastronomico che sviluppa in Italia circa 5 miliardi di euro ed è l’unico settore della vacanza Made in Italy in costante ascesa.
In Europa ci sono 25 milioni di golf-turisti che, secondo recenti dati del Censis, nella maggioranza dei Paesi europei hanno uno status e una capacità di spesa medio alta e sono, per loro natura, continuamente in viaggio alla ricerca di nuovi green: mediamente il 75 per cento dei giocatori che effettua vacanze all'estero dichiara di scegliere campi sempre diversi. Quello del golf è un turismo in grado di generare, quindi, un buon indotto economico sul territorio ospitante, in quanto:
la presenza media di un turista golfista è 7 giorni, superiore a quella dei turisti "tout court" (3,4 giorni per gli stranieri);
la spesa pro capite generata dai turisti del golf è 150/180 euro, tre volte superiore a quella dei turisti "tout court" (50/55 euro);
chi viaggia assieme al golfista, non essendo direttamente coinvolto nel gioco, spende la propria vacanza "consumando" le attrattive ambientali - culturali - gastronomiche che si trovano nell'area del polo golfistico.
Il 48 per cento dei golfisti infatti non gioca solo a golf, ma suddivide la spesa di questa vera e propria vacanza per il 29 per cento in alloggi, 21 per cento in cibo, 7 per cento in green fee (accesso al campo), 25 per cento i trasporti, 9 per cento per lo svago, 5 per cento in souvenir e l’1 per cento in lezioni.
“Unire lo sport al turismo enogastronomico rappresenta una grande opportunità per il crescente numero di persone che vuole trascorrere il tempo libero a contatto con la natura e gustando i prodotti del territorio” ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “l’agriturismo con l’offerta di prodotti locali può contare su oltre 18mila strutture diffuse su tutto il territorio nazionale in grado di offrire ospitalità anche ai tanti ospiti stranieri appassionati di golf che vengono in Italia”.
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