Si aggrava la crisi del coniglio
Se da una parte – prosegue Luchetta - il saldo dell’allevatore è in rosso, dall’altra il consumatore paga prezzi che sfiorano gli 8 -10 euro/Kg, subendo quindi aumenti che arrivano al 600%. Si tratta di una forbice insostenibile che dimostra l'esistenza di ampi margini da recuperare per consentire una giusta remunerazione nelle campagne e acquisti più accessibili per i cittadini di un tipo di carne con positive proprietà nutrizionali.
Ecco perché occorre anche intervenire contro le speculazioni, garantendo una maggiore trasparenza nel passaggio dagli allevamenti alle tavole dei consumatori nonché introducendo l'obbligo di indicare in etichetta l'origine al pari di quanto è già stato fatto per la carne di pollo e quella bovina”.
A Padova le aziende interessate sono circa 120, nelle quali vengono allevati in media tre milioni di conigli all’anno per un fatturato che si aggira sui 12 milioni di euro. Il Veneto da solo produce circa il 38 per cento della carne di coniglio italiana, con un giro d’affari di oltre 120 milioni di euro.
“Il consumo della carne di coniglio andrebbe maggiormente valorizzato. – afferma Stefano Bison, imprenditore padovano e presidente dell’Associazione Coniglio veneto – Queste cifre però non lasciano alcun margine di crescita per i produttori che negli ultimi anni si sono fatti carico di notevoli investimenti per restare sul mercato ed essere competitivi. Le nostre aziende soddisfano per intero al fabbisogno nazionale della carne di coniglio, un prodotto totalmente italiano e di qualità garantita, un settore del “made in Italy” da difendere con maggiore convinzione. La carne di coniglio ha importanti qualità nutrizionali con basso contenuto di colesterolo (70 mg per 100 g ), è molto digeribile ed è ricca di proteine ( 21,5 grammi su 100 di prodotto edibile) e sali minerali (calcio, ferro, fosforo, magnesio, potassio, sodio, cloro, zolfo)”.