Federalismo fiscale a costo zero per lo Stato
Pertanto, per la tesoreria dello Stato ciascuna di queste due operazioni sarebbe neutra. “Certo – commenta Giuseppe Bortolussi della CGIA – tali operazioni sarebbero vantaggiose per i Sindaci del Nord e svantaggiose per quelli del Sud. Alcuni esempi ? Se tutti i Sindaci d’Italia potessero trattenersi l’8,3% dell’Ire dei propri concittadini, i Sindaci lombardi avrebbero a disposizione 92 € pro capite in più rispetto ad adesso. Quelli emiliano-romagnoli 84 €, quelli veneti 53 € e quelli piemontesi 42 € pro capite. Diametralmente opposta la situazione che si verrebbe a creare al Sud. I Sindaci campani perderebbero mediamente 163 € pro capite, quelli lucani 155 € e i calabresi 153 € pro capite. Meno marcati – prosegue Bortolussi – sarebbero gli squilibri economici a livello territoriale se si ipotizzasse di sopprimere i trasferimenti sostituendoli con la compartecipazione dell’Iva al 9,8%. Ebbene, in Emilia Romagna i Sindaci avrebbero a disposizione 74 € pro capite in più rispetto adesso. In Veneto 56 € pro capite e in Lombardia 46 €. Al Sud, invece, le risorse economiche a disposizione dei primi cittadini diminuirebbero di 128 € pro capite in Campania, di 125 € pro capite in Basilicata e di 101 euro pro capite in Calabria”.
Dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre fanno notare che l’ipotesi Ire sarebbe tecnicamente applicabile anche domani mattina (in quanto si conoscono i versamenti dell’imposta di tutti i contribuenti suddivisi per gli oltre 8.100 Comuni d’Italia. L’ipotesi IVA, invece, è puramente scolastica, nel senso che attualmente il gettito di questa imposta è misurabile solo a livello regionale.
“Tuttavia – conclude Bortolussi – appare evidente che l’eventuale applicazione di una delle due ipotesi da noi avanzate dovrebbe assolutamente prevedere un meccanismo di perequazione che per almeno nei primi 8-10 anni di applicazione della riforma le Regioni più ricche mitighino i disagi economici iniziali che subiranno le realtà territoriali più svantaggiate”.