Ue: l'arrivo del pollo “al cloro” va fermato
I Paesi membri dell’ Unione, l’Europarlamento e lo stesso collegio dei Commissari, che esaminerà il dossier, devono impegnarsi - sottolinea la Coldiretti - per evitare che questa preoccupante novità arrivi sul mercato comunitario senza che imprese e consumatori ne sentono il bisogno.
L’Italia, che è autosufficiente nella produzione di polli, - sottolinea la Coldiretti - non ha alcun interesse a promuovere sistemi di lavorazione che riducono le garanzie in un settore che ha già pesantemente sperimentato gli effetti delle emergenze sanitarie, con la crisi dell’influenza aviaria.
La proposta della Commissione prevede sia la possibilità di importare dagli Usa che di produrre in Europa polli trattati con bagni di antimicrobici (prodotti a base di ipoclorito di sodio - comunemente chiamata varechina) che sollevano molte perplessità sia per quanto riguarda possibili reazioni chimiche, variazioni del gusto, effetti tossici in caso di ingestione dei residui di queste sostanze, così come il rischio di insorgenza di ceppi di batteri resistenti.
La Commissione Europea si è impegnata a rimuovere divieto imposto dal 1997 con gli Stati Membri ed il parlamento Europeo prima del prossimo incontro del Consiglio Economico Transatlantico (Tec) previsto nell’autunno 2008.
Un proposito che va fermato poiché gli interessi della diplomazia - conclude la Coldiretti - non possono sopraffare le ragioni dei consumatori europei che chiedono all’Unione di garantire la trasparenza e la sicurezza soprattutto in un settore come quello alimentare determinante per la salute dei cittadini.