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Territorio italiano idrogeologicamente sempre più fragile

03/06/2008
Il primo pensiero non può andare che a coloro, i quali sono stati drammaticamente colpiti negli affetti familiari in Val Pellice; nell'esprimere questa solidarietà, però, avvertiamo tutta l'impotenza di chi continua a denunciare la fragilità idrogeologica del nostro Paese, accentuata dai cambiamenti climatici in atto e da un'inadeguata gestione del territorio. In questo momento di allarme per le condizioni meteorologiche in alcune zone d'Italia, dobbiamo ribadire la pressante necessità che la politica assuma la prevenzione dagli eventi estremi, come paradigma nella tutela dell'ambiente e delle sue risorse umane, economiche e sociali. Non si può continuare a spendere più risorse per riparare i danni, di quante vengono destinate a prevenirli!> A parlare così è Massimo Gargano, Presidente dell'Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) che, proprio alla fine del 2007, aveva ricordato come lo stesso Ministero dell'Ambiente classificava, ad alto rischio idrogeologico, l'11,7% (298.070 ettari) del territorio piemontese, nel quale ricade ben l'86,5% dei comuni; lo stesso Ministero aveva stimato, nel 2003, un fabbisogno complessivo per la difesa del suolo, pari a 4.800 milioni di euro. A fronte di ciò, nel periodo 1998-2003, sono stati destinati alla tutela idrogeologica nell'intero bacino del fiume Po (quindi, parzialmente, anche in Piemonte) appena 345 milioni di euro; dal 1999 al 2005, però, nel solo Piemonte sono stati spesi quasi 83 milioni di euro per riparare danni in conseguenza di eventi naturali.

La fragilità del territorio è accentuata dalla progressiva contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.), dalla insufficiente attività di manutenzione ambientale e da una disordinata crescita dell'urbanizzazione.

Nel 1990, il Censimento dell'Agricoltura registrò una Superficie Agricola Utilizzata, pari a 1.120.250 ettari, cioè il 44,11% del territorio piemontese; tredici anni dopo, nel 2003, un rilevamento ISTAT-INEA segnalava che la S.A.U. piemontese era scesa a 920.208 ettari con una contrazione di 200.042 ettari, pari al 17,8%. Una proiezione A.N.B.I. indica che, permanendo l'attuale trend di abbandono del territorio, la Superficie Agricola Utilizzata, nel 2016, sarà ridotta a 755.887 ettari con una perdita, rispetto al 1990, di 364.363 ettari, pari al 14,3% dell'intera superficie del Piemonte.


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