I diritti umani contro la violenza nella scuola
13 le scuole secondarie di primo e di secondo grado coinvolte nelle diverse province del Veneto, per un totale di 62 classi e complessivamente 1500 studenti. Con loro hanno lavorato più di 80 insegnanti, per guidarne le riflessioni, partecipare ai laboratori di comunicazione sociale proposti dal progetto, ed elaborare alcuni strumenti comunicativi che raccontassero la visione dei ragazzi rispetto al tema. “Se qualcuno fa il bullo con te, digli di crescere” ha inventato una classe; “Il bullo è un ragazzo che ha dei genitori quasi sempre assenti e cerca di attirare la loro attenzione con la trasgressione” scrive Mattia; e ancora, per Lara il bullismo è un “atto di cattiveria verso i compagni di chi vive una situazione complicata. O deve stare molte ore a casa da solo. O i suoi genitori non lo educano nel modo giusto. O non è molto bravo a scuola, nello sport. Cerca quindi di farsi valere in altri modi”. Ma emerge sempre che “oltre che aiutare la vittima, occorre aiutare il bullo”: “La vera vittima è il bullo perché alla fine lui resta vittima di se stesso”.
Al centro sempre, a fare da filigrana all’intero progetto, il tema dell’educazione ai diritti e alle pari opportunità come strumento fondamentale contro il bullismo e la violenza nelle scuole. «È importante agire sul piano educativo e della prevenzione – ha detto Marialuisa Coppola, assessore regionale ai Diritti umani e alle Pari opportunità -. È un progetto in cui abbiamo creduto molto, che si inserisce nel più ampio orizzonte di impegno per la promozione dei diritti delle persone e che costituisce la tappa importante di un percorso che continua».
Il convegno è stata anche l’occasione per presentare i dati emersi da un questionario proposto a un campione di studenti. I numeri dicono che il 40% degli intervistati delle scuole secondarie di primo grado ha subito un qualche atto di prepotenza dall’inizio dell’anno; delle secondarie di secondo grado poco più del 20%. Le prepotenze più diffuse nelle scuole sono quelle verbali e relazionali; sono per lo più perpetrate in gruppo, o almeno da due o tre persone insieme. Sono presenti anche le nuove forme di bullismo, il cosiddetto cyberbullismo, che avviene soprattutto tramite sms con offese o minacce, meno via internet (diffuso invece di più nei paesi anglosassoni). Oltre il 35% dei ragazzi interpellati (degli istituti secondari sia di primo che di secondo grado) dice che i ragazzi che assistono a un episodio di bullismo “ridono o si divertono, appoggiando il bullo”; per il 35% di coloro del campione che frequentano la scuola di primo grado i compagni rimangono indifferenti, percentuale che sale al 50% per quelli di secondo grado. Le prepotenze avvengono per lo più nei bagni delle scuole, negli spogliatoi, nei corridoi, soprattutto durante l’intervallo.
Questi gli istituti partecipanti al progetto: Scuola media “S. Ricci” e Istituto Magistrale “G. Renier” (Belluno); Istituto comprensivo “L.Chinaglia” di Montagnana (Padova), Scuola media “T.Dal Monte” di Mogliano Veneto e Istituto Tecnico Statale per il Turismo “G. Mazzotti” di Treviso; Istituto comprensivo “Gramsci” di Camponogara e la Scuola polo “L. Stefanini” di Mestre (Venezia); Scuola media “M. L. King” di Verona; Scuola media “A. Giuriolo” di Arzignano e ISS “Masotto” di Noventa Vicentina (Vicenza); Istituto comprensivo di Porto Viro e ITCSG “G.Maddalena” di Adria (Rovigo).
Ufficio Stampa: Marta Giacometti