Gli acconciatori della Cna: sì all'Iva ridotta
Parte dagli acconciatori di CNA Benessere e Sanità una vera e propria campagna di sensibilizzazione per l'estensione anche in Italia dell'Iva ridotta al settore benessere. Il Consiglio europeo, infatti, ha da tempo sperimentato in diversi Stati e per specifici settori ad alta intensità di manodopera (ad esempio l’edilizia e la stessa acconciatura) l'Iva al 10%. Nel mese di marzo 2008 la Commissione Ue ha poi lanciato una consultazione pubblica per rendere permanente l'esperimento, attualmente in vigore sino al 2010. All'appello hanno risposto la Camera italiana dell'Acconciatura e, per l’appunto, gli artigiani della CNA.
«Oggi in Italia gli acconciatori devono applicare l'Iva al 20%» spiega Roberto Bottaro, presidente provinciale di CNA Benessere e Sanità di Venezia. «Di qui una rigidità verso l'alto dei prezzi che in tempi di scarsa crescita economica rappresenta un fatto assai negativo». In effetti, la riduzione del reddito disponibile delle famiglie e il calo dei consumi ha molto penalizzato i servizi alla persona.
Se pensiamo all'acconciatura, basti citare un dato: dal 2007 sono cresciuti del 10% gli acquisti nella grande distribuzione delle tinture “fai da te”. Come dire che si va sempre meno dal parrucchiere.
Ma non basta. Secondo la CNA la riduzione dell’Iva innescherebbe un meccanismo virtuoso che porterebbe all'aumento dell'occupazione, del numero delle imprese del settore e quindi anche del gettito fiscale, come accaduto negli Stati dove la minore aliquota è stata sperimentata (Spagna, Paesi Bassi).
Coiffure Eu, l'associazione europea che riunisce le organizzazioni dei datori di lavoro nel settore dell'acconciatura, ha fatto sapere alla Commissione che nelle aree in cui si è deciso a favore dell'Iva ridotta sui servizi ad alto coefficiente di manodopera, e in particolare gli acconciatori, gli effetti sono positivi. «Un fatto, questo» chiarisce Claudio Citran, segretario veneziano di CNA Benessere e Sanità «che andrebbe a immediato vantaggio dei consumatori».
«A nostro avviso», conclude Citran «sarebbe addirittura opportuno estendere l'Iva ridotta anche a tutti i servizi che riguardano la cura del corpo, come saloni di estetica, centri fitness o palestre. A beneficiarne sarebbe sempre e comunque la clientela».
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