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Olio: Bruxelles chiude era di saldi di fine stagione

06/06/2008
“La decisione del Comitato di gestione dell’olio d’oliva di Bruxelles, di recepire la richiesta dell’Italia di rendere obbligatoria in etichetta l’indicazione dell’origine dell’olio d’oliva, aprirà i mercati alla trasparenza, consentirà una maggiore tutela dei consumatori sotto il profilo della corretta informazione”. Lo dichiara Massimo Gargano, presidente di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano.

“In un mercato sempre più globalizzato dove la competizione si fa sempre più con i prezzi stracciati – ha aggiunto Gargano - la parola d’ordine con l’olio extra vergine di oliva di qualità 100% italiano è glocalizzare il mercato, ovvero rendere le tipicità del prodotto, l’italianità, la qualità e la diversità dei sapori il perno principale delle nostre strategie nel mercato globale”.

“La decisione odierna di Bruxelles – ha poi aggiunto Gargano - conferma che avevamo ragione nel difendere il principio dell’origine obbligatoria in etichetta per l’olio extra vergine di oliva e che questa norma migliorerà complessivamente l’impianto delle norme comunitarie in materia di origine del prodotto perché chiuderà l’era dei saldi di fine stagione che per troppo tempo hanno spinto il mercato al ribasso rendendo tutti più poveri.”

“Bene l’avvio del Ministro Zaia a Bruxelles. In campo comunitario – afferma Gargano - l’Italia assume sempre più il ruolo di portavoce dell’identità e della tutela dei prodotti agricoli. Un’identità – ha poi aggiunto il presidente di Unaprol – che esalta le territorialità, le unisce e dà competitività al sistema delle imprese di eccellenza e che ridistribuisce ricchezza sul territorio. L’Europa che difende il carattere distintivo dei diversi territori – ha concluso Gargano – è un’Europa che accende i riflettori sull’origine obbligatoria dei prodotti agricoli e così facendo bandisce l’anonimato e le zone oscure del commercio internazionale”.

OLIO I DATI E LA CONSISTENZA DEL SETTORE

L’olio extra vergine di oliva è protagonista sulla tavola degli italiani ma anche motore dello sviluppo economico che trova nel legame tra origine obbligatoria e territorio il punto di equilibrio rappresentato dalla qualità. Un legame che dà valore al prodotto targato made in Italy.

L’Italia, ricorda l’Unaprol, è il crocevia del mercato dell’olio di oliva ed è il baricentro della produzione di qualità del Mediterraneo.

Oltre duecentodieci milioni le piante di olivo messe a dimora su oltre un milione e duecentomila ettari. Trecento cinquanta le varietà di olive catalogate che rendono il nostro Paese primo al mondo per ricchezza di cultivar da olio e da tavola dalle quali si ricavano oli extra vergini di oliva dai sapori unici ed irripetibili.

E’ questa ricchezza dei sapori che negli ultimi anni sta alimentando anche il fenomeno del turismo, che sviluppa un giro di affari di oltre 1,8 miliardi di Euro con circa due milioni di visitatori all’anno tra frantoi, agriturismi e aziende agricole.

Diciassette strade e vie dell’olio nel nostro Paese che tracciano il percorso del gusto di trentasette DOP e una Igp già riconosciute, alle quali si aggiungono altre undici nuove DOP che hanno ottenuto il riconoscimento transitorio. Un mercato, quello delle denominazioni di origine protetta i cui indici di consumo – in base alle proiezioni Unaprol - toccheranno nel prossimo biennio il livello di oltre otto milioni di litri pari ad un valore di centomilioni di Euro.

L’approvvigionamento degli oli extra vergini di oliva da parte dell’industria italiana avviene in funzione degli andamenti quali quantitativi della campagna in maniera variabile dai produttori italiani e dai paesi del bacino del Mediterraneo.

In media tra le cinquanta e le centomila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree della Calabria, Sicilia e Campania. Tra le trecento e le quattrocento mila tonnellate sono importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri paesi del Maghreb.

Oltre 200 mila tonnellate sono invece dirette al mercato estero, con un plus medio in valore del 50% e dove le quote di mercato del nostro Paese oscillano tra il 60 e l’80%.

La produzione media italiana di olio di oliva in generale si attesta sulle 600 mila tonnellate all’anno, mentre il consumo interno sfiora le 800 mila tonnellate. L’Italia è quindi costretta ad importare prodotto dall’estero per soddisfare la sola domanda del consumo interno.

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