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“Tessere cavalleresche”

23/06/2006
Il prestigiosissimo Museo Bottacin non è l’unica istituzione padovana a custodire le più importanti collezioni numismatiche cittadine. Una rarissima raccolta di tredici “tessere cavalleresche” di proprietà del Consiglio Araldico Italiano, verrà infatti presto messa a disposizione di quanti la vorranno visitare. Il Consiglio Araldico Italiano ha sede a Padova in Piazzale della Stazione n. 6 (tel. 049 65 77 17). A livello nazionale la collezione padovana è superata soltanto dall’analoga collezione di 37 tessere custodita presso il Museo Nazionale di Firenze, a Palazzo del Bargello. A livello internazionale non ci è nota nessun altra collezione.



Le tessere cavalleresche erano dei distintivi, con funzione anche di sigillo, che venivano portati non al collo ma appesi al cingolo del soldato a scopo di riconoscimento.



La caratteristica più evidente, che permette di distinguere le tessere cavalleresche dagli usuali sigilli e pendagli, riguarda la presenza sul retro e sulla sommità, di inusuali sistemi di aggancio approntati per consentire di portare le tessere alla cintola.



L’estrema rarità non è dunque l’unica caratteristica di questi reperti che, per dimensioni e raffigurazioni, si possono assimilare alla numismatica.



Riguardo la loro datazione si deve sottolineare che la denominazione ormai consolidata di “tessere cavalleresche” non è del tutto corretta, in quanto si tratta di oggetti talmente antichi che quasi precedettero la nascita degli Ordini cavallereschi. Quando le tessere entrarono in uso, si conoscevano pochissimi Ordini equestri i quali, per altro si fregiavano di distintivi diversi e non fecero uso di tali oggetti. La collezione padovana, comunque, si colloca temporalmente dal 1000 al 1300.



Come detto il Consiglio Araldico Italiano è in animo di restituire alla vista del pubblico e degli studiosi questa sua importante e rara collezione di tessere cavalleresche. A questo scopo sta quindi ricostruendo la storia della collezione, sta approntando un idoneo espositore, e auspica di poter reperire le risorse per un adeguato restauro.



Francesco Maria Mariano



duca d’Otranto



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